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Sicurezza aziendale è sicurezza nazionale. La lezione di Rapisarda (Eni)

Ecco cos’ha detto Alfio Rapisarda, senior vice president security del Gruppo Eni, durante la sua lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri

Dare centralità alla sicurezza delle persone e del patrimonio dell’azienda significa anteporre sopra ogni altra logica un forte senso di responsabilità giuridica ed etica che possa garantire in ogni momento un ambito di lavoro sicuro e protetto per le proprie persone così come per le comunità con cui si interagisce. Questa la mission della security aziendale all’interno di una grande multinazionale raccontata da Alfio Rapisarda, Senior Vice President Security del Gruppo Eni, durante la sua lezione dal titolo “La sicurezza aziendale e l’interesse nazionale” durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Dall’anno della sua nascita nel 1953 ad oggi, l’Eni – ha ricordato Rapisarda – è stato sempre guidato da tre fondamentali principi: cooperazione, internazionalità e sostenibilità. Se oggi l’Eni è una multinazionale dal DNA italiano, con una presenza in 68 paesi ed un azionariato distribuito in Italia e all’estero, lo si deve alla lungimiranza di Enrico Mattei, storico fondatore dell’Eni che aveva con tenacia avviato sin dal secondo dopoguerra un percorso di sviluppo del settore energetico nazionale inteso da una parte a sfatare – come Mattei stesso definì – “il complesso di inferiorità italiano” rispetto ai grandi player stranieri, dall’altra a supportare il processo di industrializzazione dell’Italia che richiedeva ingenti risorse energetiche da reperire sia in Italia ma soprattutto attraverso nuove alleanze in Africa e nel vicino Oriente. “Mattei aveva intuito – ricorda il docente – che per essere accolti nei paesi stranieri occorresse non solo individuare nuove opportunità industriali ma comprenderne i bisogni locali, collaborare per sostenerli, condividerne gli utili, integrare le proprie persone nelle comunità locali”. Lavorare cioè sulla rotta della cooperazione, dell’integrazione e dello sviluppo sostenibile, nell’interesse dell’azienda ma soprattutto nell’interesse della collettività. Tutti argomenti ancora oggi di grandissima attualità e centrali nella strategia di consolidamento degli interessi nazionali in tema di energia.

“Oltre che per l’efficienza, l’Eni si distingue per essere un’azienda in continua evoluzione, che, in una logica di diversificazione e di decarbonizzazione, da anni investe in ricerca tecnologica e percorsi di digitalizzazione dei propri processi industriali, a supporto della progressiva integrazione e trasformazione di meccanismi innovativi di produzione di energia blu, bio e green, ponendo serie premesse per una reale e coerente transizione energetica.

Il docente ha poi proseguito sostenendo che lo sviluppo nel campo della transizione energetica apre non solo nuove frontiere per l’industria ma rappresenta una sfida anche per l’affermazione dell’interesse e la sicurezza nazionale in uno scenario molto competitivo e sfidante. Oggi, ricordiamoci che circa un miliardo e mezzo di persone non hanno accesso all’energia e le disuguaglianze nel mondo sono talmente ampie che diversi popoli del pianeta vivono ai margini della società, con pochissime prospettive di dignità sociale. Condizioni che diventano terreno fertile per affermare la superiorità dei Paesi evoluti che controllano le fonti di approvvigionamento, monopolizzano una parte rilevante dei mercati economici e finanziari, alimentando così sempre più nuovi equilibri geopolitici basati sul condizionamento sociale, finanziario ed industriale. Condizioni che in molti paesi poveri creano i presupposti per le grandi migrazioni, l’ampliamento dei bacini di criminalità e dei conflitti politico-sociali che generano insicurezza, il diffondersi di violenze e costanti violazioni dei diritti umani che non possono essere ignorati dalla comunità internazionale.

Rapisarda ha poi concentrato la lezione sul significato e sul ruolo della security nelle aziende, come dovere primario di protezione dei dipendenti sancito dalla Costituzione e dalle norme specifiche sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che impongono al datore di lavoro di valutare e gestire tutti i rischi, compresi quelli di security, per mettere a tutti di operare in un ambiente di lavoro sicuro e protetto. Ciò significa tre cose per la security aziendale. La prima, che occorre mettere in atto tutte quelle misure normative ed organizzative che possano disciplinare in modo strutturato, coerente e trasparente i processi di security risk management. La seconda è che occorre costantemente monitorare gli scenari geopolitici e le evoluzioni di minaccia con tecniche di analisi evolute, multidimensionali e data driven, tipiche di una componente di intelligence aziendale orientata alla prevenzione. La terza è che la security aziendale deve potersi confrontare con le istituzioni deputate in prima istanza alla sicurezza nazionale, quindi alla tutela della collettività e alla protezione degli interessi economici e strategici nazionali come richiamati anche dalla legge 124/2007 sull’ordinamento dei servizi di sicurezza nazionali. La posta in gioco è la sovranità nazionale, la competitività internazionale, la tutela del know how nazionale, in altre parole lo sviluppo economico e sociale del Paese stesso.

In questo scenario, è fondamentale consolidare la partnership tra pubblico e privato e tra le imprese stesse, in modo da superare logiche di autoreferenzialità e di un-trust di cui soffrono molte aziende chiuse nei propri problemi.

“Per quanto attiene alla cyber security – ha proseguito – l’Italia ha messo in atto norme di sicuro spessore, alla base di un sistema di difesa nazionale in via di rafforzamento che vede le istituzioni operare e cooperare con l’industry ed i privati “su basi normative” e non più solamente in via informale, come spesso accade ancora oggi facendo security, e che permette alle security aziendali di evolvere in partnership con le funzioni specialistiche ICT, verso nuovi modelli e competenze di cyber-security aziendali dove diverrà centrale la threat intelligence e la collaborazione istituzionale in grado di costruire un ecosistema fiduciario orientato alla sicurezza delle imprese ma ancor di più alla tutela dell’integrità dei settori vitali del Paese e quindi della sicurezza nazionale.

Rapisarda ha poi concluso la sua lezione affermando che fare sicurezza aziendale richiede competenze e una formazione non più necessariamente reperibili soltanto tra le forze armate e di polizia, anzi richiede sempre più accesso a percorsi formativi universitari multidisciplinari che possano preparare i giovani ad affrontare un settore per molti versi nuovo ma dalle prospettive di sicuro interesse.

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