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Se gli investimenti Usa finiscono a Pechino. L’allarme del Pentagono

Secondo uno studio del Pentagono, alcuni finanziamenti stanziati dal governo americano a favore delle start up del settore Difesa sarebbero finite a favorire gli interessi della Cina. Pechino avrebbe attuato un vero e proprio “talent scouting” tra le società beneficiarie dei fondi, invitandole a trasferirsi in Cina o reclutandone il personale. Ora il congresso dovrà vagliare delle contromisure affinché si vigili con più attenzione in futuro

I fondi di investimento per le start up innovative messi a disposizione dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti potrebbero essere finiti nelle mani di Pechino. A rivelarlo uno studio condotto dallo stesso dipartimento per la Difesa, che ha messo in guardia i legislatori di Capitol Hill sulle attività condotte da Pechino, che avrebbe invitato le aziende sovvenzionate dai programmi federali a trasferire le proprie sedi e centri di ricerca in Cina, reclutandone il personale. Una vera e propria campagna di “talent scouting” che avrebbe coinvolto in particolare le realtà inserite nel programma Small Business Innovation Research (Sbir), il fondo d’investimento per la promozione dell’innovazione tecnologica negli Stati Uniti, che quest’anno dovrebbe ricevere quasi quattro miliardi di finanziamento.

Il rapporto del Pentagono

Il documento dettaglia in particolare otto casi di studio “con implicazioni sulla sicurezza nazionale” di start up destinatarie dei fondi Sbir che, una volta intascato il finanziamento, chiudono le proprie attività in America e trasferiscono il proprio lavoro in Cina, spesso presso enti e istituzioni collegate all’Esercito popolare di liberazione. Tra gli esempi citati dal documento ci sarebbe l’azienda per celle solari polimeriche Solarmer Energy che, dopo aver ricevuto i fondi, ha trasferito le proprie attività di ricerca, sviluppo e proprietà intellettuale a Pechino.

“Fuga” di cervelli

A essere prese di mira non sono solo le aziende, ma anche il personale. Nel caso di Soluxra, azienda non più esistente di tecnologie per i veicoli spaziali, due dei suoi co-fondatori si sono uniti a centri di ricerca universitari per la Difesa cinesi, e attualmente risulterebbero impiegati all’università di Hong Kong. Altri casi registrano individui che, oltre ai fondi federali, ricevono un finanziamento da parte di industrie cinesi collegate al settore della Difesa. Nel 2021, aveva fatto scalpore il caso di un professore, beneficiario dei fondi Sbir per la ricerca, condannato per sei capi d’accusa per aver intascato fondi statali del governo cinese.

Una due-diligence per i fondi

Secondo quanto stabilito dagli analisti del dipartimento della Difesa, la Cina prenderebbe di mira specificatamente le start up o le società ad alto valore tecnologico che hanno avuto accesso a sovvenzioni o investimenti federali, lasciando in qualche modo l’onere della selezione al Pentagono, andando poi a raccoglierne i frutti. Per questo, il report del Pentagono chiede che il Congresso valuti l’opportunità di inserire un processo di due diligence che identifichi le società a rischio di “infiltrazione” cinese, che riceverebbero così una revisione più dettagliata dei requisiti per accedere ai fondi di sviluppo.

La sfida tecnologica globale

Dell’importanza del programma Sbir per affrontare le minacce strategiche internazionali ne aveva parlato anche la vice segretaria della Difesa americana, Kathleen Hicks, intervenendo alla Tech & National Security Conference. Secondo quanto espresso da Hicks, il Pentagono, fare leva sull’innovazione e la tecnologia è una necessità per mantenere il vantaggio tecnologico degli Usa sui propri competitor, in primis la Cina che, secondo Hicks: “Possiede il potenziale militare, tecnologico ed economico per sfidare gli interessi degli Stati Uniti”. Infatti, il dipartimento della Difesa, nella sua richiesta di bilancio per il 2023 presentata al Congresso, ha previsto oltre 130 miliardi di dollari da dedicare nei programmi di ricerca e sviluppo.

La collaborazione pubblico-privata

A fare la differenza in questa competizione globale per la supremazia tecnologia sarebbe la collaborazione sviluppata dal dipartimento della Difesa con il settore privato americano “uno dei maggiori vantaggi competitivi degli Stati Uniti”, secondo Hicks. Ed è stato proprio per facilitare questa collaborazione tra mondo privato e Difesa che il pentagono ha messo in campo una serie di iniziative, dalla riduzione degli ostacoli burocratici a fondi di investimento dedicati, tra cui lo Small Business Innovation Research e lo Small Business Technology Transfer (Sbtt). Ora, il pericolo che la Cina riesca ad approfittare proprio di questi fondi comporterà per il governo degli Stati Uniti la revisione dei sistemi per accedere ai finanziamenti, con il rischio di rallentare proprio quella ricerca all’avanguardia che si voleva invece accelerare.



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