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Mitsotakis, il centrista che fa centro. Memo per l’Italia

Memo per i moderati italiani: da Washington, in visita da Biden e al Congresso riunito, il premier greco Kyriakos Mitsotakis svela la ricetta per fare centro e mettere all’angolo gli opposti estremismi. Governare così si può, senza rincorrere i demagoghi. E se lo dice un ateniese…

Avvisate i centristi, veri e wanna-be. C’è un politico europeo che è moderato, di centro-destra, europeista e atlantista e guida perfino un governo. In questo momento si trova a Washington DC e sta parlando al Congresso americano a camere unite. Si chiama Kyriakos Mitsotakis, dal 2019 è il premier della Grecia, “la più antica democrazia al mondo”, come ama ripetere, e nella sua ricetta politica c’è un messaggio in bottiglia per i moderati italiani.

A chi ha ascoltato lunedì la sua testimonianza sul palco della Georgetown University, incalzato dal giornalista del Washington Post David Ignatius, non saranno sfuggiti i rimandi tutti italiani nella vicenda politica di questo conservatore e liberale che parla inglese madrelingua e si è formato nelle università anglosassoni. Mitsotakis è un rampollo della politica greca. Cresciuto all’ombra del Partenone in una famiglia che è una vera dinastia – il padre Kostantinos è stato premier dal 1990 al 1993 e tra i suoi antenati vanta un padre della patria, l’ex primo ministro Eleftherios Venizelos – è riuscito a interrompere l’incantesimo di Alexis Tsipras dopo quattro anni di populismo di sinistra (e non solo) al potere.

Disarcionato il premier e leader di Syriza, reduce da una parabola politica partita con i devastanti postumi della crisi del debito sovrano e chiusa con una strana sintonia con la Troika e l’establishment Ue che gli è costata cara alle urne, Mitsotakis, che nel 2016 è stato eletto leader del partito conservatore Nuova Democrazia, ha messo in piedi un governo più di centro che di destra. Oggi, ospite di Joe Biden in una visita in pompa magna che dimostra la centralità politica della Grecia nelle geometrie euroatlantiche, rivendica quella ricetta.

Parte da lontano, perché “la polarizzazione politica era un problema anche dell’antica Grecia” e “gli antichi demagoghi” sono tornati al timone ad Atene sette anni fa con “un governo populista, senza coesione ideologica, che ha messo insieme estrema destra e sinistra”. Un esperimento che ha preceduto di tre anni il matrimonio Lega-Cinque Stelle a Roma e però è partito dalle stesse premesse, dice Mitsotakis: “Offrire soluzioni facili a problemi complicati, e in questo modo complicarli più del necessario”.

Quando ha trionfato alle politiche, in molti hanno tacciato l’elezione del premier conservatore come un ritorno allo status quo dopo la sbornia populista. Un sospetto che Mitsotakis ha sempre rispedito al mittente. “Dobbiamo esser sicuri di non vivere in una bolla intellettuale elitaria – ha sospirato sul palco americano – il risentimento nella società è reale e non possiamo permetterci di ignorarlo. Disparità di reddito, costo della vita, lavoro sono problemi concreti da affrontare. E finché non lo faremo, non scopriremo le cause profonde della tossicità del nostro dibattito pubblico”.

Il pragmatismo è la firma d’autore di Mitsotakis, che per formazione e inclinazione ricorda Mario Draghi ma è vent’anni più giovane e per nulla pronto a sottrarsi alla mischia politica. “C’è uno spazio per la moderazione politica, il pragmatismo, un dibattito meno ideologico – assicura oggi -. Io sono stato eletto con un partito di centrodestra e non ne ignoro i valori, anzi. Ma credo ancora di più alle soluzioni concrete ai problemi, ai talenti personali, e anche per questo ho dato posto nel mio governo a persone di talento estranee al partito”.

Pragmatismo significa anche stare alle regole del gioco democratico, senza rimestare nel calderone della disinformazione per un voto in più. Un messaggio per i trumpiani di ritorno, in Italia e altrove: “La premessa di una democrazia funzionante è che quando perdi un’elezione, fai un passo di lato”. Insomma, “governare dal centro si può, funziona”, assicura il premier greco, perché “fatta eccezione per gli ultras di partito, c’è una maggioranza di persone che non vuole seguire un dibattito aggressivo, polarizzante”.

La notizia non è da poco. Tanto più per un Paese come il nostro, dove nell’immaginario pubblico (non senza qualche ragione, anche numerica) moderato troppo spesso fa rima con “sfigato”. Chi vuole bene a Giorgia Meloni, che aspira a Palazzo Chigi e da tempo guarda al centro per preparare la scalata, dovrebbe consigliarle l’intervista di Mitsotakis alla Georgetown. Lo stesso vale, da tutt’altro lato, per Mara Carfagna, la ministra per il Sud che con pazienza e tenacia sta costruendo una piattaforma politica che fa gola a tanti, o ancora per Matteo Renzi, tentato dall’idea di un “terzo polo” al centro dell’emiciclo, ma anche per il resto della galassia centrista che in Italia è in cerca di autore. Governare dal centro, senza rincorrere i “demagoghi” alle urne, si può. E se lo dice un ateniese c’è da fidarsi…


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