Cambio al vertice del ministero della Difesa francese. Florence Parly passa le consegne al suo successore Sebastien Lecornu, 35 anni e il più giovane a ricoprire la carica dal 1959. Il nuovo ministro ora dovrà affrontare le numerose sfide che attendono Parigi, dal ritiro delle truppe dal Sahel, all’Ucraina fino agli strascichi diplomatici tra Francia e Stati Uniti dopo l’esclusione della prima dalla vendita dei sottomarini all’Australia
Sarà Sébastien Lecornu a guidare il ministero delle Forze armate di Parigi nel secondo governo del presidente Emmanuel Macron, guidato dalla primo ministro Élisabeth Borne. Lecornu prende il posto di Florence Parly, che ha guidato il dicastero negli ultimi cinque anni ma che ha preferito non continuare a far parte della compagine di governo. Il ministro, membro del Senato, a 35 anni è il più giovane a ricoprire l’incarico dall’istituzione della Quinta Repubblica nel 1959. Il neo-ministro si trova ad ereditare una situazione complicata per la politica estera e di difesa francese, con il ritiro delle truppe dall’operazione Barkhane, la guerra in Ucraina con il rafforzamento del fianco orientale della Nato, e le conseguenze lunghe dell’“affaire Aukus”.
La carriera di Sébastien Lecornu
Al contrario di Parly, considerata un’esperta nella gestione del bilancio e profondamente stimata dal comparto militare francese, con Lecornu, le forze armate di Parigi ottengono un ministro che è prima di tutto un politico. Laureato in legge, l’unica esperienza nel mondo della Difesa è stato un breve periodo come riservista della Gendarmeria, la forza di polizia con status militare. Tuttavia, Lecornu può già vantare una notevole esperienza politica e di governo. Entrato a 19 anni all’Assemblea nazionale nel 2005 come assistente parlamentare, qui ha conosciuto Bruno Le Maire, l’attuale ministro delle Finanze, che all’epoca era segretario di Stato per gli Affari europei. Proprio Le Maire lo ha portato come consigliere ministeriale al ministero degli Affari europei prima e all’Agricoltura poi. Nel 2017 è stato nominato segretario di Stato al ministro dell’Ambiente con Nicolas Hulot, nel primo governo di Macron e nel 2020 è diventato ministro per i Dipartimenti e i territori d’oltremare della Francia, venendo anche eletto senatore.
La presenza militare francese
Attualmente le forze armate francesi sono impegnate in diverse operazioni dall’Europa orientale, al Medio Oriente, fino all’Africa. A inizio marzo, Parigi ha assunto la guida della Nato Response force, schierata in Romania per rafforzare la posizione difensiva dell’Alleanza Atlantica al suo fianco orientale. Inoltre, la Francia schiera militari anche in Polonia, Estonia e Bosnia-Erzegovina. Nel bacino del Mediterraneo allargato, i militari francesi sono presenti in Siria e in Iraq in appoggio alle forze di sicurezza dei due Paesi, e in Libano, mentre la Marine nationale partecipa alle missioni di sicurezza della navigazione nel Golfo di Guinea e nello stretto di Hormuz. A questi si aggiungono le forze impiegate nella vigilanza anti-terrorismo sul territorio nazionale e le unità posizionate nei territori francesi d’oltremare.
Gli impatti del dopo-Aukus
Lecornu subentra anche in un momento di delicata diplomazia tra Parigi e Washington, dopo che lo scorso autunno la Francia venne esclusa dall’accordo di sicurezza Aukus tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia, con la conseguente cancellazione unilaterale e a sorpresa da parte di Canberra del contratto per l’acquisto di dodici sottomarini elettrici a propulsione diesel dalla società cantieristica francese Naval Group. L’impatto della questione portò addirittura Macron a ritirare brevemente gli ambasciatori da Stati Uniti e Australia.