Sviluppatori di tutto il mondo potranno da oggi pubblicare i propri giochi e videogiochi attraverso la piattaforma mobile di Facebook e distribuirli senza dover spendere milioni in pubblicità. Ieri infatti Facebook ha annunciato “Facebook Mobile Games Publishing”, iniziativa dalla quale il popolare social network riceverà in cambio una quota del fatturato degli stessi sviluppatori.
“Con oltre 800 milioni di utenti mensili sulle nostre applicazioni mobili e più di 260 milioni di persone che giocano su Facebook, usiamo la nostra capacità di raggiungere e targettizzare il pubblico per aiutare i giochi nel nostro programma a trovare e coinvolgere un pubblico di maggiore valore”, ha detto la società in un post riportato dal Guardian.
“Facebook Mobile Games Publishing” è stato sviluppato grazie alla rottura del social network con il gigante dei videogiochi social Zynga. Divorzio avvenuto, la società di Zuckerberg è adesso libera di sviluppare i propri videogiochi senza versare alcuna percentuale a Zynga.
Un bocconcino più appetitoso
Anche se con questo progetto Facebook punta a diversificare le sue fonti di guadagno la maggior parte delle entrate della società guidata da Zuckerberg continuano ad arrivare dalla pubblicità.
Proprio su questo importante fronte è fresca la notizia che Facebook ospiterà nelle sue pagine anche video promozionali della durata di 15 secondi. Il tutto a caro prezzo. Come riporta il Sole 24 ore che riprende un’indiscrezione dell’agenzia di stampa Bloomberg i video saranno venduti a un prezzo che varia da un milione di dollari fino a 2,5 milioni al giorno in base all’ampiezza del pubblico scelto dall’inserzionista per la sua campagna pubblicitaria. Lato utenti, in base alle anticipazioni di Bloomberg, i video appariranno al massimo tre volte nel news feed.
Bisogna ammettere che anche le iniziative introdotte da Facebook per migliorare l’esperienza degli utenti hanno sempre migliorato prima di tutto le sue tasche. Ne è una prova l’hashtag, giunto sul social network a giugno per ammaliare gli inserzionisti pubblicitari. E bisogna ammettere che senza l’hashtag il social network di Zuckerberg rischiava di essere meno adatto alla diffusione di notizie e pubblicità.