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Innovazione e Grande sud. Il ruolo dell’Italia nella Nato secondo Talò

Nel prossimo futuro il confronto internazionale sarà sempre più caratterizzato dal modello democratico contrapposti a quello autoritario, basata sulla tecnologia. La Nato è pronta ad affrontare queste sfide, con l’adozione del Concetto strategico e la rete di acceleratori per l’innovazione. L’Italia è pronta a giocare la sua parte, soprattutto nel quadrante del Grande sud. Le parole del rappresentante permanente d’Italia presso la Nato Talò

La prossima sfida della Nato è tecnologica, e l’Italia è pronta a fare la sua parte. A dimostrare la centralità del ruolo del nostro Paese nella rete per l’innovazione dell’Alleanza Atlantica è stata la visita dell’ambasciatore Francesco Maria Talò, rappresentante permanente d’Italia presso la Nato a Bruxelles, al Centro di eccellenza della Nato di Modelling and simulation (Nato M&S Coe) presso la città militare della Cecchignola, insieme ad Alessandro Neto, consigliere presso il ministero degli Esteri. Ad accogliere la delegazione, l’ammiraglio Gaetano Virgilio, capo Ufficio generale innovazione Difesa, e dal comandante del Nato M&S Coe, colonnello Stefano Lo Storto. Il Centro funge da catalizzatore per la trasformazione attraverso il coinvolgimento della Nato e delle singole nazioni che ne fanno parte, università, industria, entità operative e di formazione, migliorando il collegamento in rete dei sistemi di modellazione e simulazione della Nato e nazionali.

La Nato di nuovo protagonista

L’ambasciatore Talò, tra l’altro, è recentemente intervenuto in un’intervista all’Ansa sul ruolo di nuovo protagonista della Nato nell’assicurare la protezione e la sicurezza dello spazio euroatlantico e la posizione che l’Italia può giocare al suo interno, cruciale soprattutto per il quadrante del Mediterraneo allargato e del Grande sud. Secondo l’ambasciatore, l’Alleanza Atlantica è tornata al centro del dibattito grazie a “processi che arrivano a maturazione”, come dimostrato anche dall’allargamento a Finlandia e Svezia, quasi quarant’anni dopo l’ingresso della Spagna nella Nato, “l’ultimo grande Paese occidentale” ad accedere alla Nato. Dopo le difficoltà degli anni passati, prima fra tutte la fine della missione in Afghanistan “un Paese al quale mi sento legato”, la Nato è pronta ad affrontare con impegno le minacce del futuro, per proteggere quel “miliardo di cittadini che vivono sotto il suo ombrello protettivo”.

Verso il Concetto strategico

L’Alleanza, infatti, è in procinto di mettere a punto lo Strategic concept, il documento che fornirà le indicazioni strategiche per il prossimo decennio, che verrà discusso e adottato al vertice Nato di Madrid a fine giugno. “Quello di Madrid sarà il Concetto strategico che porterà la Nato nel 21esimo secolo, dopo un periodo di transizione – ha spiegato ancora Talò – Correggeremo il tiro sulla Russia, che nell’ultimo documento era considerata come un partner, inseriremo la Cina, sinora assente, tratteremo in modo articolato le sfide di oggi: il cyber, l’ibrido, le tecnologie emergenti, il cambiamento climatico, la resilienza delle società”.

I rapporti con la Cina

Soprattutto per quanto riguarda il rapporto con la Cina, “La Nato non vuole essere e non sarà il poliziotto globale, anzi mantiene in pieno il suo carattere regionale” ha ribadito l’ambasciatore, aggiungendo tuttavia come “Pechino, con la sua crescita, entra nella nostra zona d’interesse e ci spinge a valutare le conseguenze”. La sfida con il Dragone si giocherà soprattutto sul livello della tecnologia: “Dal 1500 in poi l’Occidente è stato egemone, grazie alla forza della scienza, e questo ha portato a molte brutture, penso al dominio dell’uomo bianco e al colonialismo” ha ricordato Talò, aggiungendo però come adesso la competizione sia soprattutto ideologica, tra democrazia e autocrazia. “L’Europa e gli Stati Uniti devono stare insieme in questa sfida o la perderanno”.

La sfida sarà tecnologica

La tecnologia, dunque, al centro delle relazioni globali, tra “intelligenza artificiale, computer quantistici, uso dei dati”. La ricetta vincente per riuscire a mantenere il primato è “una sinergia importante tra pubblico e privato, l’epoca dei conglomerati del Pentagono è finita, semmai la relazione chiave è con le Big Tech”. In questo settore la Nato ha lanciato l’iniziativa Defence innovation accelerator for the North Atlantic (Diana), la rete federata di centri di sperimentazione e acceleratori d’innovazione con il compito di supportare le start up innovative facilitando la cooperazione tra settore privato e realtà militari. Nel progetto, l’Italia partecipa in primo piano, con l’acceleratore per il settore aerospaziale a Torino, l’Aerospace and advanced hardware e il Centro di supporto e sperimentazione navale (Cssn) della Marina militare di La Spezia e il Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira) di Capua.

L’Italia e il grande sud

Oltre alla tecnologia, l’Italia giocherà un ruolo strategico anche nel quadrante sudorientale. “Ora si parla anche di Sud globale, che soprattutto noi italiani non possiamo dimenticare, ma che deve interessare tutti gli alleati: vicino a noi c’è l’Africa con un miliardo di abitanti a rischio per la povertà, in più aggravata dall’insicurezza alimentare, il terrorismo, il cambiamento climatico, tutti fattori che s’intrecciano e generano instabilità, e pure lì la Russia è sempre più presente” ha spiegato Talò.



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