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È Nato un asse tra Italia e Finlandia. Parla l’ambasciatrice a Roma

Intervista all’ambasciatrice della Finlandia a Roma, già a capo della missione finlandese nella Nato. Temiamo la zona grigia prima dell’adesione, Putin potrebbe colpirci con un attacco ibrido o cyber. Nato? Pronti a entrare, l’invasione russa ha cambiato tutto. Turchia? Sblocchiamo l’impasse, ben venga un aiuto degli alleati..

“Siamo pronti, lo siamo da molto tempo”. Pia Rantala-Engberg sorride, poi torna scura in volto, “ora si apre una pericolosa zona grigia”. L’ambasciatrice della Finlandia in Italia ci accoglie nel cuore del quartiere Parioli, a Roma. L’ambasciata è un elegante sfoggio di arte moderna, sulle pareti in legno si stagliano le lampade affusolate di Alvar Aalto. La diplomatica parla un perfetto italiano, complici i tre anni trascorsi a capo della missione italiana del Paese nordeuropeo. Una missione ordinaria, in tempi ordinari. Ma questi non sono tempi ordinari: la guerra di aggressione di Vladimir Putin in Ucraina spinge la Finlandia, insieme alla Svezia, fra le braccia della Nato. Il passaggio è epocale e lo sa bene Rantala-Engberg, che prima di approdare a Roma ha guidato la missione finlandese nel quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles. È una rivoluzione in corso d’opera, e riguarda molto da vicino anche l’Italia di Mario Draghi.

Ambasciatrice, la Finlandia si avvicina alla Nato. Che tempi immagina per l’adesione?

Difficile dirlo. Ovviamente ci auguriamo una ratifica veloce, ma sappiamo bene che la decisione spetta a tutti e 30 gli Stati alleati e a loro soltanto.

Per mesi abbiamo sentito parlare di “finlandizzazione” come soluzione per fare dell’Ucraina un Paese non allineato. Oggi, dopo la vostra richiesta di adesione alla Nato, anche gli ucraini sperano di “finlandizzare” il loro Paese.

È importante ricordare che l’uso della terminologia di “finlandizzazione” è legato a un tempo storico preciso. Per noi è stata una scelta politica pragmatica, oggi non è più applicabile. L’Ucraina deve poter scegliere la sua strada politica e la sua strategia di sicurezza senza nessun limite imposto da fuori.

La missione Nato parte da lontano?

È stato un cambio di paradigma piuttosto brusco. Per decenni la Finlandia ha goduto di un ambiente di sicurezza alquanto stabile nella regione del Mare Baltico. Poi abbiamo visto l’attacco brutale della Russia contro l’Ucraina e tutto è cambiato. Fino in tempi recenti abbiamo rivendicato con convinzione la nostra politica di non-allineamento militare. Ma vorrei sottolineare un’altra cosa.

Prego.

Ci siamo definiti come Paese neutrale a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale fino a quando siamo diventati un membro della Ue nel 1995. Poi, fino a questa primavera, siamo stati militarmente non allineati.

Ora una virata importante.

Eravamo pronti a questo momento. Pur difendendo il non-allineamento, e cercando di mantenere rapporti pragmatici con il nostro vicino russo, il governo finlandese per quindici anni ha chiarito nei suoi white paper sulla politica di sicurezza e Difesa che, nel caso in cui il nostro ecosistema di sicurezza fosse cambiato, avremmo potuto rivedere la strategia. Già alla fine dell’anno scorso i discorsi di Putin contro l’allargamento della Nato hanno suonato un campanello d’allarme ad Helsinki.

Poi è arrivato il 24 febbraio…

È cambiato tutto. Due giorni dopo l’invasione i primi sondaggi già confermavano la svolta: più del 50% dei finlandesi voleva la Nato. Oggi quel desiderio è manifestato da quasi l’80% della popolazione. Il voto a maggioranza schiacciante del Parlamento prova che la Finlandia è pronta a fare questo passo.

Ora la Finlandia è entrata in una “zona grigia”. Finché la Nato non approverà la vostra richiesta sarete esposti alla minaccia di Mosca.

È vero, si apre una zona grigia non priva di pericoli. E ovviamente sappiamo che finché il processo di adesione non sarà completato non potremo godere dell’articolo 5. Siamo comunque felici di sapere che i nostri alleati hanno a cuore le nostre preoccupazioni.

Vi sentite in pericolo?

In questo momento non percepiamo una minaccia immediata ma apprezziamo il sostegno e l’impegno dei nostri alleati, a partire dalla nostra cooperazione con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche dal formato Jef (Joint expeditionary force, ndr). Con la Svezia, ad esempio, abbiamo, durante gli ultimi anni, molto intensificato la cooperazione sul fronte della Difesa. Per il momento possiamo dormire sonni tranquilli.

Le parole del Cremlino parlano chiaro: la Russia prenderà contromisure.

Prendiamo molto seriamente queste dichiarazioni. Durante la telefonata con il presidente Niinistö però Putin ha moderato i toni. Ovviamente siamo preparati ad ogni scenario. Ad oggi riteniamo improbabile un’operazione militare da parte della Russia. Mentre consideriamo credibile una minaccia ibrida o cibernetica. Siamo abituati e sappiamo farci i conti.

Come cambia la Nato con l’adesione finlandese?

La Nato non cambierà volto ma guadagnerà forza dall’entrata di Finlandia e Svezia. Non siamo consumatori ma fornitori di sicurezza. La nostra storia parla da sola: abbiamo sempre investito grandi risorse per avere una Difesa credibile. Da quando abbiamo combattuto la Russia nella Seconda guerra mondiale abbiamo fatto della preparazione la nostra forza. Fortunatamente per decenni non è servito farne uso. Ma ora le cose sono cambiate.

Allora riformulo la domanda: cosa porta in dote la Finlandia?

Oggi la Finlandia investe già circa il 2% del Pil nazionale nel settore della difesa, cioè quanto richiesto dalla Nato ai suoi membri. Abbiamo preservato tutti i decenni la coscrizione: siamo solo 5 milioni e mezzo di abitanti ma abbiamo una riserva di 280mila uomini e donne. Abbiamo una flotta aerea abbastanza grande (64) di F-18 e alla fine dell’anno scorso il governo finlandese ha deciso di sostituirla con 64 nuovi F-35.

La Turchia continua a opporsi alla vostra adesione. Pensate di riuscire a convincere Erdogan?

Stiamo facendo ogni sforzo per discuterne con la controparte, cerchiamo di capire le preoccupazioni di Ankara. Crediamo fermamente nella diplomazia e siamo fiduciosi che il problema si possa risolvere. Ovviamente saremo molto grati per tutto il sostegno che i nostri alleati vorranno darci.

Due settimane fa la presidente Sanna Marin è stata in visita a Palazzo Chigi da Mario Draghi. Perché questo vertice?

È stata una visita dal tempismo perfetto, finalmente in presenza dopo il periodo della pandemia Covid. Italia e Finlandia hanno relazioni eccellenti e tante sfide da risolvere insieme. A partire dall’Ucraina: Mosca ha gettato al vento i principi cardine del diritto internazionale e il rispetto dei diritti umani. L’aggressione russa ha fatto collassare l’architettura di sicurezza europea: dobbiamo ricostruirla insieme. Ma i nostri Paesi hanno anche una forte partnership economica e rilanciarla è per noi una priorità.

L’Italia è capofila dei Paesi del fianco Sud della Nato. Nelle cancellerie di alcuni alleati è diffuso il timore che l’entrata di Finlandia e Svezia sposti a Nord il baricentro dell’Alleanza.

Vogliamo dirlo chiaramente: non c’è motivo di preoccuparsi. La Finlandia bussa alla porta della Nato ben consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri. È normale che Helsinki consideri il Nord Europa e il Mar Baltico come una priorità per la sicurezza nazionale. Ma, se fossimo accettati nella Nato, faremmo la nostra parte per consolidare la sicurezza di tutta l’Alleanza, compreso il fianco Sud. C’è un’agenda comune che chiede lo sforzo di tutti gli alleati. Negli anni scorsi l’Europa ha imparato la lezione: sottovalutare le sfide di sicurezza che vengono dal Mediterraneo, dal traffico di esseri umani alle infiltrazioni terroristiche, è un errore che non possiamo ripetere.

Lei è a Roma da tre anni. In questi mesi una parte dei media internazionali racconta l’Italia come un Paese di mezzo, clemente con la Russia e sensibile più di altri alla propaganda del Cremlino. È questa la sua percezione?

Se guardiamo alla politica del governo italiano non ci sono spazi d’ombra. La linea di Draghi è stata cristallina: l’Italia è al fianco dell’Ucraina in questa crisi. E finora non abbiamo visto alcun cambio di direzione.

Cosa si può fare di più?

Sulle sanzioni è fondamentale mantenere la compattezza europea, questa è una priorità per il nostro Paese. Finora l’Europa, come l’Occidente nel suo insieme, ha dato ottima prova di sé, mostrandosi unita. Sappiamo che non è facile e che ha un prezzo per tutti, a partire dall’Italia, ma la posta in gioco è troppo alta. Il conto della crisi è arrivato anche in Finlandia, il costo del carburante è impennato. Ma i finlandesi sono pronti a pagarlo per una giusta causa.

Foto: © Tommaso Dello Strologo


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