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Pd, Forza Italia e le alleanze delle Politiche 2023. Le previsioni di Marattin (Iv)

Il presidente della commissione Finanze: “Dopo il 2023 un Draghi bis? Mi limito a sperare che ci sia un governo in grado di portare avanti (e a termine) con successo il Pnrr”. E sul “nodo” Pd…

Carlo Calenda dice che Matteo Renzi deve essere più chiaro nel rapporti con gli altri riformisti. Il segretario del Pd Enrico Letta tende la mano a Conte in Sicilia. Il termometro delle alleanze saranno le prossime amministrative. Le configurazioni, per le Politiche 2023, sono in fase di costruzione, ma con presupposti incerti. Soprattutto per i due “campi larghi”. Quello tra Pd e Movimento 5 Stelle, ammesso che si arrivi con questa alleanza all’appuntamento elettorale e quello dei riformisti. Questi ultimi – tra Italia Viva, Azione, +Europa – quanto valgono? Ma, soprattutto, saranno in grado di spostare in un senso o nell’altro gli equilibri della politica. Lo abbiamo chiesto al parlamentare di Italia Viva, presidente della commissione Finanze alla Camera, Luigi Marattin.

Le prossime amministrative sui territori saranno un test anche per lo schieramento riformista. Lei sui territori che risultati prevede?

Uno dei più grandi abbagli che si possano prendere è che i cittadini, quando votano per il sindaco, abbiano in mente Renzi, Berlusconi, Letta, Di Maio, Salvini o qualsiasi altro leader o un’elaborata strategia politica nazionale. Complice il fatto che l’istituzione-comune da noi ha 700 anni (mentre lo Stato 160 e le regioni 50), quando un cittadino vota per il comune ha in mente la persona che meglio può gestire gli asili nido, le strade, le scuole, i rifiuti, la mobilità urbana. Quante volte abbiamo visto voti alle elezioni europee completamente antitetici rispetto ai voti per il sindaco e il consiglio comunale. Eppure i cittadini hanno avuto le due schede nello stesso momento. Morale della favola: ogni comune farà storia a se. E in nessun caso, a mio parere, dalle dinamiche elettorali locali si possono trarre indicazioni definitive su quelle nazionali.

Nei suoi incontri pubblici spesso dice che Azione è “a casa” in Italia Viva. Eppure Calenda, oggi sul Corriere, dice che Renzi deve essere più chiaro. Ci sono dialoghi in corso per costruire un’alleanza riformista?

Mi sono chiare le difficoltà, così come i valori in campo. Ma continuo a essere convinto che la costruzione di un’offerta politica riformista e liberal-democratica (alternativa a conservatori, populisti e sovranisti) non possa prescindere da un dialogo costruttivo tra la comunità politica che si riconosce in Italia Viva e quella che si riconosce in Azione-Più Europa. Come punto di partenza per allargare ancora di più, sulla base di una carta d’identità ben precisa.

Rimane sempre il “nodo” Pd. Quali sono i rapporti?

I rapporti personali ottimi. Quelli politici, sempre improntati al rispetto. Ma rimane il nodo vero: sono davvero convinti di costruire un’alleanza politica con chi rifiuta i termovalorizzatori? Con chi non è disponibile a modificare neanche di una virgola il reddito di cittadinanza? Con chi fino a ieri era contro il tap, le Olimpiadi, l’euro, persino i vaccini? Con chi ancor oggi tra Macron e Le Pen non sa cosa scegliere? Se si, i nostri migliori auguri di buon lavoro. E buona fortuna.

Lei prevede che dopo il 2023 sarà un Draghi bis?

Non ho queste capacità divinatorie. Mi limito a sperare che, compatibilmente con il risultato elettorale, ci sia un governo in grado di portare avanti (e a termine) con successo il Pnrr.

Ritiene che qualche forza di centrodestra posso virare verso il centro in ottica delle prossime politiche?

Nel centrodestra attuale alcuni hanno il problema speculare a quello sopra descritto del Pd: devono scegliere se stare attaccati a chi insegue Orban e Le Pen (e si vergogna di attaccare Putin), a chi urla e strepita contro il mercato e la concorrenza, a chi preferisce pre-pensionare invece che ridurre le tasse, o se vogliono costruire una storia diversa. Di stampo riformista e liberale. Da queste due scelte politico-strategiche (quella del Pd con i M5S, di Forza Italia con Lega e FdI) – e in più dalla capacità delle forze liberal-democratiche di unirsi – dipenderà il panorama politico che gli italiani si troveranno sulla scheda elettorale tra un anno.


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