Per la prima volta dai tempi della Guerra fredda, le previsioni dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) registrano un possibile trend di crescita nel numero di testate nucleari a livello globale. Con più ordigni al mondo, e una situazione geopolitica sempre più caratterizzata dalla competizione
Il numero di testate nucleari è destinato a crescere nel prossimo decennio per la prima volta dai tempi della Guerra fredda, così come il rischio di una escalation incontrollata che porti a un loro utilizzo su vasta scala. Torna, insomma, lo spettro della guerra atomica che caratterizzò il periodo di massima tensione tra Stati Uniti e Unione sovietica dopo la fine della Seconda guerra mondiale. A rivelarlo sono i dati dell’ultima ricerca dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri). Stando ai dati del think tank, nonostante nel 2022 il numero complessivo di testate sia diminuito a 17.705 (un calo di appena 375 testate), questo decremento è dovuto principalmente allo smantellamento delle armi più vecchie da parte di Russia e Stati Uniti, ed è quindi destinato a tornare a crescere nel prossimo decennio.
Cresce il rischio di utilizzo di armi atomiche
Nel rapporto dei ricercatori di Stoccolma, inoltre, si segnala un contestuale aumento del rischio di utilizzo di queste armi. Secondo quanto affermato da Dan Smith, direttore del Sipri, “nonostante ci siano stati dei miglioramenti significativi nel controllo delle armi nucleari e nel disarmo nucleare nell’ultimo anno, il rischio di utilizzo di armi nucleari sembra più alto ora che in qualsiasi momento dall’apice della Guerra fredda”. Secondo il centro di ricerca, gli Stati dotati di armi nucleari, infatti, starebbe aumentando o aggiornando i loro arsenali, una tendenza definita “molto preoccupante” dal Sipri. A preoccupare in particolar modo è che “tutti gli Stati dotati di armi nucleari stanno affinando la retorica nucleare e il ruolo che le armi nucleari svolgono nelle loro strategie militari”, ha ammonito Wilfred Wan, direttore del programma di distruzione di massa delle armi per il Sipri.
La rincorsa del Dragone
Anche per il 2022 in testa alle classifiche per numero di testate a livello globale si conferma la Russia, con 5.977, contro le 5.427 degli Stati Uniti (un vantaggio di 550 ordigni). Messi insieme, i due Paesi possiedono oltre il 90% delle armi atomiche a livello globale. Pechino segue con circa 350 testate, ma la Repubblica Popolare è avviata da tempo in una sostanziale espansione delle sue riserve di armi nucleari. Le immagini satellitari analizzate dagli analisti del Sipri, inoltre, rivelano la costruzione di oltre trecento nuovi silos missilistici. Le forze armate cinesi, inoltre, hanno ricevuto dal 2021 nuovi lanciatori mobili e un sottomarino lanciamissili che potrebbero essere in grado di veicolare anche degli ordigni atomici.
Le armi europee
Anche in Europa il trend sulle armi nucleari è di crescita. L’anno scorso il Regno Unito ha dichiarato di voler aumentare le proprie scorte totali di testate, un vero e proprio dietrofront rispetto a anni di politiche di disarmo graduale. Inoltre, Londra ha anche annunciato che non avrebbe più divulgato pubblicamente i dati relativi alle scorte operative di armi nucleari del Paese, alle testate dispiegate o ai missili schierati. Sempre nel 2021, dall’altra parte del Canale, Parigi ha lanciato il suo programma per lo sviluppo di un sottomarino missilistico balistico a propulsione nucleare (Ssbn) di terza generazione.
Gli altri Stati nucleari
Chiudono il gruppo delle sette nazioni ufficialmente dotate di armi atomiche India e Pakistan, che secondo i dati rilasciati dal Sipri sarebbero coinvolte in un processo di espansione dei propri arsenali nucleari. Entrambi i Paesi, inoltre, starebbero sviluppando e introducendo in servizio nuovi sistemi per il lancio delle testate atomiche. Inoltre, sebbene non riconosca pubblicamente il proprio possesso di armi nucleari, il centro di ricerca svedese ritiene che anche Israele abbia avviato nel 2021 un processo di modernizzazione del suo arsenale atomico.
L’arsenale di Kim Jong-un
Infine, la Corea del Nord rimane una potenziale minaccia atomica, dato il mantenimento del programma militare quale priorità strategica del Paese ed elemento centrale della sua architettura di sicurezza nazionale. Nonostante Pyongyang non abbia condotto test nucleari o di missili balistici a lungo raggio durante il 2021, le ipotesi del Sipri sono che il Paese possieda una ventina circa di testate, e materiale fissile sufficiente a realizzarne un’ulteriore cinquantina.