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L’Italia ricicla di più a costi più bassi. Lo studio Green firmato Bocconi

Dal 2005 l’Unione Europea ha introdotto l’obbligo per tutti gli Stati membri di istituire “un regime di responsabilità estesa del produttore” per gestire i rifiuti di imballaggio: chi produce imballaggi è anche responsabile del loro fine di vita. Ecco cosa dice lo studio Green dell’Università Bocconi e dal Wuppertal Institute, presentato nei giorni scorsi nella sede del Parlamento Europeo a Bruxelles

L’Italia è uno dei Paesi europei in cui il riciclo degli imballaggi ha risultati migliori a costi inferiori. Lo dice uno studio condotto da Green dell’Università Bocconi e dal Wuppertal Institute, presentato nei giorni scorsi nella sede del Parlamento Europeo a Bruxelles. Dal 2005 l’Unione Europea ha introdotto l’obbligo per tutti gli Stati membri di istituire “un regime di responsabilità estesa del produttore” per gestire i rifiuti di imballaggio: chi produce imballaggi è anche responsabile del loro fine di vita. Tutti i Paesi hanno creato modelli diversi per gestire i rifiuti di imballaggio. Quello italiano, rappresentato dal Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, è risultato essere uno dei più efficienti e dei meno costosi. Lo studio è stato condotto attraverso 28 Producer Responsability Organizations (PRO), ossia le organizzazioni che sono responsabili della gestione dei rifiuti di imballaggio. La ricerca ha inteso confrontare, in termini di efficienza economica e  efficacia di riciclo, i diversi modelli adottati negli Stati dell’Unione Europea.

“I dati dello studio – ha spiegato Luca Ruini, presidente del Conai, dimostrano che l’Italia è uno degli Stati in cui si ricicla di più e a tassi più bassi. Gli stessi dati smentiscono la credenza per cui a risultati di riciclo migliori corrispondono costi più alti per le imprese. Lo dimostra il fatto che abbiamo abbassato la maggior parte di contributi ambientali Conai”.

Dal prossimo luglio, infatti, il contributo ambientale che le imprese pagano in base all’immesso al consumo per gli imballaggi in acciaio, alluminio, carta, plastica e vetro diminuiranno, con un risparmio per le stesse aziende associate di circa 90 milioni di euro. “Una conferma della flessibilità del sistema Conai, si legge in una nota, in grado di adeguarsi ai mutamenti di contesto, senza pregiudicare la tutela degli interessi ambientali”.

Per quanto riguarda le performance di riciclo, secondo gli ultimi dati Eurostat, il nostro Paese è in una posizione di leadership, secondo solo al Lussemburgo e davanti alla Germania. Ha già superato gli obiettivi di riciclo previsti dalla direttiva europea al 2025 ed è vicino al traguardo di quelli al 2050. Nei suoi 25 anni di attività, che festeggia proprio quest’anno, il Conai ha avviato a riciclo oltre 170 milioni di tonnellate di imballaggi, riconoscendo ai Comuni italiani 7 miliardi e 370 milioni di euro per coprire “i maggiori oneri” della raccolta differenziata, ossia la differenza di costo tra il buttare tutto in discarica e la corretta separazione deli imballaggi.

“Un esempio concreto dell’eccellenza dell’Italia nel sistema di gestione degli imballaggi, ha commentato il Commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni. “Sui temi dell’economia circolare l’Italia spicca nel confronto europeo. La necessità di accelerare il passaggio verso l’economia circolare, del resto, non è mai stata così chiara e urgente: l’estrazione e la lavorazione delle risorse materiali è responsabile della metà delle emissioni di gas serra e del 90% della perdita della biodiversità”.

“Ancora una volta il ruolo delle organizzazioni di responsabilità estesa del produttore si rivela fondamentale per un’efficace transizione verso l’economia circolare, ha aggiunto l’eurodeputata Simona Bonafè. “I dati riportati nella ricerca evidenziano il contributo di queste organizzazioni per raggiungere gli obiettivi di riciclo presenti nella Direttiva imballaggi. In questo settore l’Italia è all’avanguardia e l’esperienza del Conai rappresenta una best practice nella gestione dei rifiuti da cui trarre esempio a livello europeo”.

La definizione di “responsabilità estesa del produttore” comprende una serie di misure adottate dagli Stati membri per assicurare che i produttori garantiscano la responsabilità finanziaria e operativa della gestione del ciclo di vita in cui un prodotto diventa rifiuto, incluse le operazioni di raccolta differenziata, di cernita e di trattamento. All’interno di ogni regime di Epr, ogni organizzazione garantisce la responsabilità finanziaria e operativa.

La “responsabilità finanziaria” comprende la percentuale degli imballaggi (sottoposti a contributo) che vengono immessi al consumo dagli associati dell’organizzazione in rapporto al totale degli imballaggi immessi al consumo nel Paese. La “responsabilità operativa” comprende la percentuale dei rifiuti di imballaggio gestiti dall’organizzazione in rapporto a quella finanziaria e descrive in modo più puntuale le attività concrete dell’organizzazione e il suo ruolo nel mercato degli imballaggi.

Significativo il caso italiano, dove il Conai esprime una responsabilità finanziaria al 99% e una responsabilità operativa solo al 42%. La gestione diretta del Consorzio, infatti, viene indirizzata soprattutto agli imballaggi domestici, lasciando al libero mercato la maggioranza dei flussi industriali e commerciali. È interessante ricordare che in Italia il Conai ha promosso un Accordo Quadro nazionale con i Comuni a supporto delle attività pubbliche di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio. Questa forte interazione con le Autorità locali ha permesso lo sviluppo di economie circolare sul territorio, implementando il principio della “responsabilità condivisa”.

“Il valore aggiunto del sistema Conai in questi anni, ha commentato l’onorevole Chiara Braga, è stato quello di costruire un rapporto con i territori che via via si è consolidato. Nello sviluppo dell’economia circolare la questione della dotazione impiantistica resta il problema principale: la loro diffusione e la loro presenza su tutto il territorio nazionale sono fondamentali per il nostro Paese”.

La ricerca dimostra come non vi sia una “relazione lineare” tra l’aumento del contributo e l’aumento delle percentuali dl riciclo. A ulteriore conferma di quanto rilevato, l’indicatore aggregato del contributo ambientale Conai è risultato tra i più bassi del 17 Paesi Ue studiati, sia nel 2021 che nel 2022. Inoltre nei 10 dei 17 Paesi osservati  (59%) è diminuito l’indicatore aggregato e l’Italia di attesta, con Conai, al secondo posto con una riduzione del 36%. (Il calo più significato si registra in Slovenia con il 42%, mentre l’incremento più consistente si rileva nella Repubblica Ceca con un più 15%).

“Dalle crisi legate alla pandemia e alla guerra in Ucraina, ha concluso Paolo Gentiloni, arriva un nuovo impulso a ridurre la dipendenza dell’Europa all’utilizzo di risorse naturali, combustibili fossili e fornitori esteri. Dobbiamo puntare in modo ancor più deciso su transizione energetica e sviluppo dell’economia circolare”.

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