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Guerriglia e controisorgenza. La lezione ucraina e il libro di Fasanotti

Il tema della guerriglia è centrale in questa fase del conflitto ucraino. Cittadini organizzati in milizie che combattono l’invasore. La dimensione delle guerra ibride è sempre più centrale, Fasanotti la analizza in un testo

Sin dalle teorizzazioni di Marx e Engels, la guerriglia è considerata come un mezzo fondamentale nell’àmbito della lotta rivoluzionaria: un ruolo tuttora centrale. Basta pensare che pochi giorni fa l’account Twitter ufficiale del ministero della Difesa ucraino, costantemente impegnato nel sostenere (anche nella narrazione) le forze di Kiev contro l’invasione russa, lodava i guerriglieri volontari ucraini che hanno istallato su un pick-up Mitsubishi L-200 un lanciarazzi smontato da un elicottero Ka-52 russo abbattuto.

“Grazie ai volontari per la Mitsubishi L200. Ma stiamo ancora aspettando HIMARS e M270” (i due sistemi sono lanciarazzi di fabbricazione statunitense il cui invio a Kiev è stato varato settimane fa da Washington). Il ruolo della guerriglia, dell’insorgenza – moto militare mosso da circostanze differenti – è determinante all’interno dei conflitti. Kiev lo sottolinea in questo caso sia per ragioni di tenuta interna, sia per pressare l’arrivo di aiuti militari dall’esterno.

Il caso dell’Ucraina lo racconta in questi giorni, un testo ne fornisce gli approfondimenti tecnici e accademici. “La forma della guerra. Le origini del pensiero occidentale di controguerriglia”, scritto da Federica Saini Fasanotti ed edito dallo Stato Maggiore dell’Esercito (1 marzo 2022), ripercorre la storia del pensiero sulla controguerriglia attraverso i secoli, analizzando le teorie dei più importanti esperti di controinsorgenza del passato e contemporanei.

Saini Fasanotti, storica, autrice di diversi testi e analisi per Ispi e Brookings Institution, nel corso degli anni, “si è specializzata nelle cosiddette guerre asimmetriche e questo studio, nato dall’esigenza di raccogliere le più importanti teorizzazioni del mondo occidentale moderno, ne è la prova”, come scrive nell’introduzione del testo il generale di Brigata Fulvio Poli, vice capo del V Reparto Affari Generali.

Per pensiero formativo, Fasanotti analizza una serie di vicende e circostanze caratteristiche più o meno comuni dei conflitti irregolari, e su queste ricostruzioni e continuità storiche basa una serie di elementi che diventano un manuale per chi la guerra la affronta e per chi la studia. Elementi da traslare nel presente, ossia da adattare alle grandi evoluzioni di questi anni.

Per Fasanotti, l’evoluzione dei conflitti porta necessariamente a modificare le capacità di adattamento e risposta delle forze occidentali. Tra queste, “una buona dottrina di controguerriglia” serve ad evitare errori tattici scontati, ma le minacce davanti alle quali ci troviamo oggi sono assai più complesse e articolate di quelle di un secolo fa. La tecnologia, in ogni àmbito, ha subito negli ultimi decenni un’evoluzione straordinaria e questo non solo ha influenzato il modo di vivere di tutti gli abitanti della Terra, ma anche il loro modo di combattere”.

Conclusione definitiva del testo, in cui si superano i paradigmi del passato e si fa tesoro di certi insegnamenti per affrontare non solo il presente, ma soprattutto il futuro: “I conflitti regolari hanno lasciato il posto a ibridi sempre più difficili da controllare perché gli uomini in campo sono relativamente pochi e le armi ipertecnologiche, come ad esempio i droni. È quindi impensabile che guerre di questo genere possano essere vinte solo attraverso le tattiche usate in passato: perché una strategia sia effettivamente funzionale essa deve essere la somma di più àmbiti che, sempre più spesso, hanno poco a che fare con la guerra nel senso più tradizionale del termine”.



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