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Quando Putin mi disse: ci invitate? Colloquio con Robertson, ex segretario Nato

George Robertson è stato segretario generale della Nato dal 1999 al 2004, ministro della Difesa con Tony Blair. Putin? Voleva entrare nell’Alleanza, poi ha cambiato idea: parla solo con gli Usa. Madrid? Summit che cambia tutto, inviamo armi a Kiev. L’Italia ha in mano le chiavi del fianco Sud

“Putin voleva entrare nella Nato. O meglio, mi chiedeva perché non lo invitassimo”. George Robertson rimette insieme i pezzi di una vecchia fotografia. Maggio 2002, Pratica di Mare, litorale laziale: al suo fianco, stretti in un abbraccio, sorridono Silvio Berlusconi, Vladimir Putin e George Bush. “Non ci siamo illusi noi. È stato lui che ha scelto un’altra strada”, confida a Formiche.net l’ex segretario generale della Nato, alla guida dell’alleanza dal 1999 al 2004, prima ancora ministro della Difesa di Tony Blair. La Guerra Fredda non è finita con una stretta di mano e dall’invasione russa dell’Ucraina “Putin non tornerà indietro”, dice oggi Robertson alla vigilia del summit della Nato a Madrid, “questo vertice cambierà tutto”.

Quanto è alta la posta in gioco a Madrid?

Come non lo è mai stata. La Nato si riunisce mentre non solo l’Ucraina ma l’intero Occidente è sotto attacco. La richiesta di adesione di due Paesi europei come Svezia e Finlandia, poi, è un crocevia storico.

Qual è il vero obiettivo del summit?

Unità: l’alleanza deve mostrarsi compatta di fronte a un’aggressione brutale, immotivata, non necessaria da parte russa con l’unico obiettivo di eliminare uno Stato come entità sovrana e indipendente.

Poi?

Ricordare a Putin le regole. La Nato è un’alleanza difensiva e difenderà i suoi membri fino all’ultimo centimetro di territorio. Russia avvisata: l’articolo 5 è una linea rossa che nessun avversario deve oltrepassare.

Un risultato minimo dal vertice?

Semplice: una volontà chiara e netta di aiutare l’Ucraina a salvarsi da chi vuole eliminarla, in ogni modo.

La Nato ha fatto abbastanza finora?

È stata forte e risoluta davanti alla crisi. Ma ricordo che la Nato è una somma di Stati: alcuni potevano e possono certamente fare di più per aiutare gli ucraini contro la sproporzione delle forze russe, ad esempio inviando le armi pesanti richieste da Kiev.

Intanto l’alleanza aumenta la deterrenza ad Est: da 40mila a 300mila uomini.

L’annuncio di Stoltenberg sul rafforzamento della postura militare nei Paesi confinanti con la Russia è un’ottima notizia. Con Putin la Nato aveva accordato di non avere forze permanenti al confine nord-orientale, è stato lui il primo a violare questi patti. Ora la Nato ha capito fin troppo bene il rischio che corre chi è nel vicinato russo.

Lei ha incontrato Putin diverse volte da Segretario generale. È vero che il presidente russo voleva far entrare il suo Paese nella Nato?

È vero che mi ha chiesto di persona quando lo avremmo invitato. Gli ho chiarito che la Nato non invita nessuno, che c’erano delle procedure.

Il dialogo è però andato avanti.

Abbiamo lanciato il Consiglio Nato-Russia. Putin aveva la possibilità di sedersi al tavolo sullo stesso piano dei Paesi membri. Nel giro di due, tre anni ha chiuso lui questa finestra.

Perché?

Mi sono reso conto che non voleva parlare con noi. Putin e la Russia riconoscono solo gli Stati Uniti, cercavano un canale prioritario all’interno della Nato. Quando gli è stato negato, il Cremlino ha imboccato la strada del nazionalismo e dell’introversione.

Pratica di Mare è stata un’illusione?

È stata un’intuizione giusta. Volevamo far entrare la Russia in un’architettura di sicurezza comune. Peccato che Putin non si accontentasse di convivere semplicemente con la Nato e ha iniziato a rivendicare influenza e sovranità sugli Stati dell’Estero vicino. Prima la Georgia, poi la Crimea e l’Ucraina. Forse l’amministrazione Bush non è riuscita nel suo intento, ma la decisione è stata presa a Mosca.

Ora Svezia e Finlandia bussano alla porta della Nato. Cosa cambia?

Sono due Paesi che portano nell’alleanza asset fondamentali, politici e militari. Conoscono la Russia da vicino, vantano una Difesa formidabile, sono partner attivi nella Nato da tempo. La loro adesione lancerà un segnale all’inquilino del Cremlino: voleva stoppare la Nato, rompere l’unità europea e del fronte euroatlantico, ha ottenuto l’opposto.

La Turchia rema contro l’adesione. Erdogan opporrà un veto?

Erdogan non vorrà né potrà spezzare da solo l’unità dell’alleanza, di certo non a questo summit. Stoltenberg sta lavorando molto e con merito per scongiurare questo esito e sono fiducioso che ce la farà.

A Madrid si parlerà anche di fianco Sud: Africa, Mediterraneo, immigrazione, terrorismo. L’Italia può rivelarsi centrale?

Lo è sempre stata. Il Mediterraneo è una porta aperta per diverse minacce alla sicurezza della Nato. E l’Italia è il fondamentale custode di quella porta.


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