Sono giorni complicati per il governo spagnolo, con il Primo ministro Mariano Rajoy, che in un appassionato dibattito in Parlamento riferisce la sua posizione sul caso Barcenas, il tesoriere del Partito Popolare, ora in carcere, che lo accusa di corruzione. Nella sua risposta Rajoy si è concentrato principalmente nell’attaccare gli esponenti socialisti che ne chiedono il passo indietro. “Non mi dichiaro colpevole perché non lo sono” ha attaccato Rajoy, un errore fidarsi di Luis Barcenas, ma questo è tutto “e la giustizia chiarirà ogni cosa”. E ancora: “Ho sbagliato con il signor Barcenas, ma quando sono stato eletto Primo ministro quest’uomo non aveva rappresentanza politica”.
Le opposizioni
Dura la presa di posizione del leader del Psoe, Alfredo Perez Rubalcaba, che chiede le dimissioni di Rajoy, perché “ha causato danni all’immagine della Spagna e oggi vi chiedo di lasciare il vostro posto, vi chiedo un gesto di generosità verso un Paese che non può avere un presidente come voi”. Parlando di relazione torbida con il tesoriere del Pp e del fatto che, avendo un rapporto consolidato da vent’anni, non poteva l’uno non sapere cosa facesse l’altro. E poi ci sono gli sms tra Mariano Rajoy e Luis Barcenas che fanno luce sui rapporti anche umani esistenti fra i due, oltre che con il segretario generale del Pp, María Dolores de Cospedal. Come quello in cui la signora scrive: “Luis, nulla è facile, noi facciamo quello che possiamo”. Attacca a testa bassa anche il portavoce del partito Ciu, Josep Antoni Duran Lleida, per cui questo caso è un disastro per la credibilità della Spagna e le spiegazioni del presidente “sono insufficienti”.
Alla tensione
Alta tensione in aula quando ha preso la parola il leader comunista Joan Coscubiela che non ha risparmiato toni duri contro Rajoy: “Questo Paese non merita di avere un politico corrotto a capo del Governo. Senza la sua collaborazione non esisterebbe un delinquente come Barcenas. Ora dimissioni e nuove elezioni al più presto”.
I nodi del caso Barcenas
Lo staff di Rajoy sa bene che non sarà facile individuare una exit strategy per la vicenda legata all’ex tesoriere del Partito popolare. Ad esempio dovrà spiegare una serie di passaggi formali e anche di opportunità, che ne stanno minando la credibilità: ovvero come mai il suo nome compaia nei conti di Luis Barcenas come destinatario di bonus o perché abbia prima nel febbraio scorso minacciato di fare piazza pulita di eventuali corruttori e corrotti e poi abbia negato dinanzi al Comitato Esecutivo del suo partito ogni irregolarità. Tra l’altro risale allo scorso marzo la prima ammissione dello stesso Rajoy su alcuni documenti riservati, che definì falsi “a meno di prove contrarie”. Forse era a conoscenza dei destinatari di questo anomalo flusso di denaro, diretto dal partito ai beneficiari finali dei bonus? E con quali motivazioni?
La stampa attacca
La stampa spagnola non fa sconti e chiede al Primo ministro di rispondere ad una serie di quesiti dettagliati sui rapporti con il precedente leader José Maria Aznar, su come erano gestite le donazioni di privati al Pp e su due aspetti niente affatto secondari del caso: l’amicizia storica di Rajoy con Angelo Pineiro, uno dei più importanti finanziatori del Pp e le relazioni esistenti con i gestori della rete Gürtel: Francisco Correa, Pablo Crespo e Alvaro Perez. Nomi pesanti in una Spagna che trema.
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