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Vertice di Bruxelles, non è più tempo di mediazioni e rinvii

Forse, come ha detto Delors giorni fa, è arrivata l’ora di smettere di pensare all’Unione Europea come ad un sogno, ma di svegliarsi e considerarla una realtà, dura e difficile da realizzare. L’opinione di Carmelo Cedrone

Serve fegato e ironia, per evitare l’innalzamento della pressione, dopo l’ennesimo fallimento del vertice europeo. Parlo della pressione sanguigna, non di quella del gas, che, per precauzione, Putin sta già chiudendo. Solo le anime candide, degne di grande rispetto, erano convinte del contrario. Parlo del gas, naturalmente. Erano anche convinte che la Russia non avrebbe invaso l’Ucraina e che, se lo ha fatto, è solo colpa nostra, degli americani o della Nato. Putin non c’entra. Queste anime però sono un po’ meno candide delle altre. Pontificano dai salotti di casa e televisivi, senza proporre un’alternativa alla guerra, né dicono come arrivare alla pace. Forse ritengono che sia un problema degli ucraini, non loro. Chissà se la difesa della libertà degli ucraini invece è anche un problema nostro o meno. Io sono convinto di sì, come l’Ue, perché si tratta di un territorio del “continente europeo” che si è liberato dall’Urss.

Oppure bisogna seguire la logica delle aree di influenza? Perché è difficile pensare che si possa convincere la Russia, la Cina, o altri Paesi totalitari a rispettare i diritti umani, la libertà e la democrazia. Principi che loro combattono, né si possono obbligare a farlo con le armi. Bisognerebbe farlo con altri strumenti, a monte. Ad esempio attraverso accordi commerciali che li condizionano al rispetto di alcuni diritti ed arginando la loro ingerenza nei nostri paesi per destabilizzarli. Ricercare una forma di rispetto e di convivenza reciproca, anche se in questo caso bisogna essere in due a volerlo e non bastano le buone intenzioni. Spesso vengono disattese.

Sì alla candidatura dell’Ucraina, all’allargamento ed alla guerra. L’unica decisione venuta da Bruxelles che ha accolto la candidatura dell’Ucraina e della Repubblica Moldova, rinviando quella della Georgia. Una decisione simbolica, con scarso significato pratico, visti i tempi lunghi per l’adesione. Forse abbiamo messo un dito nell’occhio di Putin, visto che il suo piano, da tempo, è quello di riconquistare i territori dell’ex-Unione Sovietica dove ci sono popolazioni russe e di rimettere sotto controllo le ex repubbliche sovietiche, Ucraina compresa. Non ci rinuncerà facilmente. Per questa ragione l’Unione europea, che ha riconfermato il piano di aiuti all’Ucraina, compreso quello militare, dovrebbe definire i suoi obiettivi, come intende raggiungerli e con chi, nella speranza che la Russia, accetti di sedersi ad un tavolo, senza umiliare troppo l’Ucraina.

Prolungare la guerra giova solo a Putin, che non ha fretta. È da secoli che la Russia esercita una politica espansionista, lasciando i suoi popoli e quelli conquistati privi di libertà e di democrazia. Le conseguenze per l’Ucraina rischiano invece di essere insostenibili, per il numero elevato di vittime, per i milioni di profughi, per la distruzione delle sue città, della sua economia, ecc. In più c’è il rischio di una carestia per molti Paesi africani. Inflazione, speculazione finanziaria e carenza di rifornimenti energetici, invece, per i Paesi europei. Mentre gli Usa, ondeggiano, lontani, risucchiati dai loro problemi interni e l’Onu è paralizzata. Per cui l’Ue rischia di ritrovarsi da sola a fronteggiare una situazione per cui non è attrezzata politicamente, né militarmente. Le guerre si sa sempre come e dove iniziano, mai come e dove finiscono. Bisogna esserne coscienti. Informare i cittadini, Ma non pare che i governi europei lo siano, viste le loro incertezze e loro divisioni.

Il seguito della Cofe – la Conferenza sul futuro dell’Europa – infatti, ha ricevuto un’attenzione pressoché nulla al vertice, pur essendo l’unico mezzo in grado di dare all’Unione quel ruolo politico che non ha per metterla in condizione di affrontare una situazione sempre più complicata. Sarebbe bastato almeno un segnale: la convocazione di una Convenzione per preparare una proposta di modifica del Trattato, sulla base delle indicazioni fornite dal Parlamento. Sarebbe stato utile almeno un impegno a farlo a breve, accogliendo le indicazioni del Consiglio del 22 giugno. Niente di tutto questo, mentre continua la politica di allargamento, con l’impegno a superare il veto della Bulgaria alla Macedonia del Nord per far entrare finalmente i Paesi dei Balcani in attesa da tempo.

Una politica condivisibile, ma non a scapito dell’approfondimento dell’Unione, per evitare che diventi sempre più ingovernabile. Ripeto, bastava almeno un segnale. Non lo è certamente l’annuncio sulla Grande Europa, con “l’obiettivo di offrire una piattaforma di coordinamento politico per i paesi europei di tutto il continente”. Una cosa giusta, ma si tratta d’altro, mentre i cittadini e l’Ue si trovano a vivere una situazione sia esterna che interna molto grave, senza strumenti per fronteggiarla. Una condizione di impotenza che non è più accettabile, che non può essere ridotto alla stregua di un problema diplomatico tra governi, si tratta, invece, di un grande problema politico da risolvere, urgente, a cui dedicare un vertice straordinario, quanto prima.

Un tetto al prezzo del gas era ancora più urgente. Invece la discussione è stata rinviata ad ottobre, quando non ci sarà più tempo per riparare i danni prodotti su imprese e famiglie. Ci sarebbe quasi da ridere se non si trattasse di un problema “tragico”. Sono apparse pretestuose le osservazioni degli olandesi che, da buoni commercianti, vogliono solo approfittare dell’occasione per lucrare, da soli, sui guadagni della borsa di Amsterdam e sul prezzo del gas che vendono, insieme ad altri paesi nordici. Mentre più sorprendente appare l’opposizione ribadita dalla Germania, contraria, ufficialmente, a porre un tetto al prezzo del gas, per evitare che Putin possa tagliarlo, mentre Putin, il gas, lo ha già tagliato! Incredibile.

Sembra chiaro che le vere ragioni siano altre, ma naturalmente la Germania se le tiene per sé. Anche le altre motivazioni per giustificare il rinvio appaiono pretestuose. Infatti è stato ripetuto che “la Commissione deve ancora preparare una proposta”. Ma se la Commissione non l’ha preparata è perché le è stato consigliato di non farlo, visto che il mandato l’aveva ricevuto da mesi. Un atteggiamento quanto meno poco serio, puerile. Probabilmente ad ottobre il problema si sarà risolto da solo, almeno ce lo auguriamo, ma il prezzo pagato da famiglie ed imprese sarà stato salato, molto salato. Una cosa inaccettabile.

Le conclusioni del vertice, come abbiamo visto, sono andate quasi a vuoto. Sulle questioni economiche, infatti, non è stata ripresa nemmeno la proposta di un piano comune per affrontare le conseguenze della guerra. Così cittadini ed imprese di molti Paesi dovranno pagare prezzi più alti per finanziare la loro attività, dovuti alla speculazione finanziaria dei mercati. Una situazione ingiustificabile, specialmente per i paesi che hanno la stessa moneta, già in tempi “normali”, figuriamoci in tempo di guerra, come l’attuale. Né ci si può affidare solo alla Bce o alla buona volontà della Commissione, le cui proposte, vengono ignorate dal Consiglio, condizionato da una Germania tentennante, del “vorrei ma non posso”, un atteggiamento non molto diverso da quella seguito dalla Merkel per 15 anni. Perciò si ripresenta la necessità di ricercare soluzioni, sia economiche che politiche, tra i paesi che ci stanno, per evitare che da Bruxelles continui ad arrivare spesso aria fritta.

Non è più tempo delle mediazioni e dei rinvii infiniti. A meno che non si voglia dar ragione alle teorie di Putin sul declino dell’occidente e dell’Europa, perché l’Unione che servirebbe, ancora non c’è. Forse, come ha detto Delors giorni fa, è arrivata l’ora di smettere di pensare all’Unione Europea come ad un sogno, ma di svegliarsi e considerarla una realtà, dura e difficile da realizzare. Ci vuole pazienza e lungimiranza, quella che manca alla gran parte dei politici attuali, che non si può sostituire con dichiarazioni fumose, retoriche ed inutili, solo per nascondere l’impotenza. Il prossimo Consiglio Eu sarà come quello di giugno, di maggio, di marzo, ecc.? Spero di no. Si convochi una Convenzione per cambiare l’Unione! Signor Scholz, signor Rutte, signor…, ecc., basta!



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