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Mozambico e Zambia. Test cinese per Mattarella

Il viaggio del Presidente della Repubblica in due Paesi, Mozambico e Zambia, in cui si snoda la proiezione profonda degli interessi di politica estera dell’Italia, arriva in sovrapposizione con quello del leader della diplomazia cinese, Yang Jiechi, oggi a Maputo

Questa mattinata, l’aereo del presidente Sergio Mattarella è stato il primo velivolo italiano a solcare i cieli libici diretto in un Paese terzo: destinazione Mozambico. Il Capo di Stato italiano è diretto a Maputo per trattare temi strategici tra cui quello energetico — fronte gas. Sovrapposizione tra dossier, quello libico e la faticosa quanto necessaria stabilità che tocca anche i temi della sicurezza energetica; quello subsahariano, che rappresenta la proiezione più profonda degli interessi di politica estera italiana. I quali in questa fase sono piuttosto collegati al tema energetico, visto che l’Italia ha aderito alla scelta occidentale di sganciarsi dalla dipendenza dalla Russia.

Il Presidente Mattarella incontrerà i vertici istituzionali della Repubblica del Mozambico, tra cui l’omologo Filipe Jacinto Nyusi, e visiterà il centro Dream, gestito dalla Comunità di sant’Egidio nel quartiere periferico di Zimpeto, che rappresenta una delle testimonianze di maggior successo dell’impegno della società civile italiane per migliorare le condizioni delle fasce più fragili della popolazione locale.

Cooperazione economica e culturale, energia, crisi alimentare, stabilità (che significa necessariamente sicurezza, visto che il Mozambico è eroso da un’insorgenza jihadista che interessa tra l’altro la regione di Cabo Delgado, ricca di reservoir in cui è attiva anche Eni). Mattarella arriva a Maputo ad oltre trent’anni di distanza dalla visita compiuta dal Presidente Cossiga nel 1989. Questo segna il momento: partner storico dell’Italia (a cui deve una parte di identità nazionale, dopo gli accordi di Roma del 1992 che hanno chiuso la stagione sanguinosa della guerra civile), lo scorso anno il Mozambico è risultato il terzo Paese di provenienza delle importazioni italiane in Africa sub-sahariana.

Ma in questi stessi giorni, in Mozambico ci sarà anche il top diplomatico cinese, Yang Jiechi, membro Politburo del Partito comunista cinese (PCC) e direttore dell’Ufficio della Commissione per gli affari esteri del Comitato centrale del PCC. Yang arriva da un viaggio che ha toccato Pakistan, Emirati e Zimbabwe e guida una delegazione politico-economica di cui fanno parte anche il viceministro degli Esteri e il vicedirettore generale del Dipartimento per gli Affari africani del minstero. Si parla di Belt and Road Initiative, ma anche di infrastrutture, agricoltura, energia.

I funzionari africani segnalano “l’importanza strategica” del viaggio dei cinesi, che “rafforza i già fiorenti legami”. È una sottolineatura diplomatica, ma anche frutto di un lavoro di penetrazione socio-culturale. All’inizio di giugno i leader dei partiti politici al potere in alcuni paesi africani, tra cui il Mozambico e Zimbabwe (oltre Sud Africa, Angola, Tanzania e Namibia), hanno partecipato alla loro prima sessione di un corso di formazione finanziato dal Partito Comunista Cinese. Il PCC sta utilizzato la formazione per incoraggiare i partecipanti a studiare, comprendere e adattare il modello politico-economico proposto da Pechino.

Il presidente cinese, Xi Jinping, che è anche segretario generale del Partito, ha risposto a una lettera dei partecipanti al workshop con l’auspicio che essi “prendano parte attiva alla causa dell’amicizia Cina-Africa, portino avanti e trasmettano lo spirito dell’amicizia e della cooperazione Cina-Africa”. L’ideologia comunista cinese si è evoluta nel corso degli anni, insieme al pensiero di molti leader politici africani, che oggi sono attratti dal successo economico della Cina e vorrebbero emularlo, nonostante le grandi differenze tra i loro Paesi e la Cina.

Questa penetrazione cinese è un elemento delicato per Paesi come l’Italia che cercano di stringere partnership con certi stati. Pechino è particolarmente interessato anche ai progetti in Mozambico legati al mercato delle rare – lo Xiluvo REE Project, nelle carbonatiti della provincia di Sofala, è considerato un deposito ad alto potenziale per esempio. Lo sfruttamento può aiutare la Cina a spingere sul proprio obiettivo strategico. Aumentare la propria presenza nel continente africano potrebbe servire a garantire forniture di terre rare in futuro, se il governo cinese vorrà realizzare i propri obiettivi di transizione energetica e tecnologica.

Progetti cinesi riguardo risorse minerarie ed energetiche – anche tramite investimenti e finanziamenti infrastrutturali in cambio di diritti di esplorazione e sfruttamento – interessano anche lo Zambia, dove Giovedì 7 il Capo di Stato italiano si sposterà.

Mattarella sarà accolto dal Presidente della Repubblica, Hakinde Hichilema. A pochi mesi dalla sua elezione, lo scorso anno, Hichilema era riuscito a negoziare un salvataggio da 1,4 miliardi di dollari da parte del Fondo monetario internazionale per il suo, afflitto dal debito. Ma per trovare un accordo con tutti i creditori, primo fra tutti la Cina, potrebbe essere necessario molto più tempo. Con Pechino che ora è il più grande prestatore bilaterale ai Paesi a basso reddito, le traversie dello Zambia stanno diventando un banco di prova della volontà cinese di assumere un ruolo guida nella ristrutturazione degli obblighi di debito degli Stati inadempienti, spiega il Financial Times.

Finora la Cina ha negoziato con i suoi mutuatari a porte chiuse, uno a uno. La vicenda dello Zambia dimostra i rischi di quella che viene definita “trappola del debito”. In un momento di crescente stress economico, in cui lo Sri Lanka è in default e il Pakistan ci è vicino, altri Paesi fortemente indebitati con Pechino tengono d’occhio quel che succede a Lusaka. La crisi dello Zambia racconta l’altra faccia delle penetrazione strategica cinese, e apre gli spazi per le attività di Paesi più cooperativi come l’Italia.

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