L’Aeronautica punta sul Future vertical lift e sul Tempest per i suoi assetti del futuro. Sistemi all’avanguardia che rispondono alle necessità di inter-connettività e interoperabilità dei sistemi e degli scenari operativi del futuro. Ne parla ad Airpress il generale Luca Goretti, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica
L’Aeronautica militare guarda al futuro, ad assetti dalle prestazioni migliorate e nativamente incluse nella rete di inter-connettività e interoperabilità tra sistemi e piattaforme diverse, in grado di comunicare attraverso tutti i domini. Per questo, l’Aeronautica militare punta su due progetti principali, il Future vertical lift per la sua componente ad ala rotante, e il Tempest per quella ad ala fissa. Programmi internazionali nei quali l’Italia può e deve giocare un ruolo di primo piano. Parola del capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Luca Goretti, intervistato da Airpress presso la base aerea di Grazzanise, dove è attualmente in corso l’esercitazione per le operazioni speciali Tende Scaglia.
Generale, l’esercitazione Tende Scaglia che si sta svolgendo in questi giorni vede la partecipazione degli assetti del comparto delle operazioni speciali dell’Aeronautica. L’impiego di queste unità speciali è sempre stato cruciale nella conduzione delle operazioni militari. Nel futuro si prevede un ricorso al loro impiego più frequente?
Le componenti delle forze per le operazioni speciali sono elementi essenziali per una qualsiasi operazione aerea. Ormai non si va più in missione da soli, ma bisogna sempre guardare in un ambito molto più vasto. La decisione che l’Aeronautica ha preso negli anni passati, di creare cioè la 1ª Brigata aerea operazioni speciali (Baos), composta da personale incursore altamente specializzato e una componente eliportata all’avanguardia, rappresenta di fatto la nostra sfida per il futuro.
Sono qui oggi alla base di Grazzanise proprio per vedere lo stato di avanzamento di questo progetto e per assistere anche agli esiti di Tende Scaglia. Questa esercitazione, molto importante, vede coinvolta sia l’Aeronautica militare in autonomia, sia il Comando interforze per le operazioni delle forze speciali (Cofs) della Difesa e i risultati che emergeranno serviranno per capire lo status di avanzamento dei lavori e per comprendere quali modifiche dover apportare, per cercare di ottenere quanto prima la piena capacità operativa del settore.
La tecnologia sta giocando un ruolo sempre più importante nelle operazioni militari, con le forze operative che necessitano di equipaggiamenti all’avanguardia e integrati con gli altri assetti dello strumento militare. Quali saranno le priorità di sviluppo in questo senso?
L’Aeronautica militare italiana, insieme alle altre forze aeree internazionali, sta guardando con attenzione anche alla situazione che si sta evolvendo in Ucraina, per capire esattamente se gli obiettivi, i task e le esigenze operative che possediamo sono attagliate agli scenari del futuro. E devo dire che stiamo facendo grossi passi in avanti e, al contempo, stiamo vedendo che le scelte che abbiamo fatto in passato rappresentano di fatto una conferma de visu che le nostre previsioni su quanto sta accadendo erano corrette.
Oggi, la tecnologia gioca un ruolo determinante, non possiamo farne a meno, e gioca un ruolo determinante anche l’inter-connettività e l’interoperabilità tra Forze armate, con gli alleati, e soprattutto tra le varie componenti dello strumento militare nazionale, cioè tra forze aeree, marittime e terrestri, reciprocamente e nel loro insieme. Il nostro prossimo obiettivo è fare in modo che tutta questa tecnologia, questa grande possibilità di immagazzinare i dati, possa essere trasferita a tutte le componenti militari, in maniera tale da garantire un livello di operatività e professionalità sempre elevato.
Pochi giorni fa al Royal international air tattoo, ha parlato di programmi aeronautici. Oggi ci troviamo nella sede 9° Stormo che, attraverso il 21° gruppo, con i suoi elicotteri si occupa di fornire il supporto operativo alle unità speciali. La componente elicotteristica è interessata in questo periodo da una potente spinta all’innovazione, e l’importanza di avere strumenti adeguati ai moderni scenari operativi è stata dimostrata anche dalle operazioni militari in Ucraina. Negli Stati Uniti è in fase di sviluppo la tecnologia per il Future vertical lift. L’Italia come si pone in questo senso?
Sono stato recentemente proprio nel Regno Unito, a Bristol, per parlare con Lockheed Martin e per vedere come sta evolvendo la tecnologia del Future vertical lift (Fvl), una tecnologia per un elicottero propulso che avrà una velocità quasi doppia rispetto agli elicotteri tradizionali. Questo, a mio avviso, specialmente per le operazioni particolari che dovremo effettuare nel futuro, rappresenta un vero valore aggiunto. Sono convinto che quella del Fvl sia la tecnologia del futuro, così come l’F-35 è stato a suo tempo il velivolo di quinta generazione del futuro. Oggi, infatti, tutti lo stanno acquistando. Allora noi fummo i precursori dell’innovazione dell’F-35, e sono convinto che anche per il settore dell’elicottero propulso, l’Aeronautica militare italiana debba puntare su questo investimento.
Su questo punto, spero vivamente che anche le nostre industrie nazionali sciolgano delle riserve e guardino verso il futuro, per cercare di capire e cogliere questa opportunità che ci viene offerta. Perché sicuramente, a similitudine di quello che è avvenuto con la linea dell’F-35, il Future vertical lift rappresenta il futuro di tutte le forze aeree del mondo. Quindi, se noi entriamo direttamente nel programma fin da subito, avremo sicuramente dei vantaggi competiti che implicheranno dei ritorni importanti nei prossimi anni.
Quali saranno le caratteristiche principali che gli assetti ad ala rotante del prossimo futuro dovranno possedere?
La tecnologia giocherà anche qui la propria parte. In futuro l’esigenza sarà sicuramente quella di avere un elicottero veloce, rapido, facilmente manovrabile e in grado di poter spostare le unità da un posto all’altro in tempi brevi, molto più rapidi rispetto agli attuali sistemi. Dovrà, inoltre, essere in grado di difendersi dai sistemi missilistici basati a terra. La tecnologia del Future vertical lift rappresenta quello che per noi è il futuro.
È un requisito operativo importante per l’Aeronautica e su questo ne sono fermamente convinto, così come sono convinti i miei colleghi dell’Esercito e del Segretariato generale della Difesa. Ribadisco, spero che la nostra industria nazionale si tolga qualche reticenza e investa quanto prima in questo settore, perché altrimenti noi saremo sempre gli ultimi ad arrivare, e a dover prendere le briciole. Un progetto che invece ha un grosso potenziale, unico, nell’investimento del settore.
In questi giorni, a Farnborough, è protagonista dell’esposizione il programma internazionale per il caccia di sesta generazione Tempest, a cui partecipa anche il nostro Paese, insieme a Regno Unito, Svezia e, recentemente, anche il Giappone. Un programma sempre più internazionale. A che punto siamo nel suo sviluppo?
Il programma Tempest è un altro progetto importantissimo per l’Aeronautica militare, e riprendo quanto detto prima per il Future vertical lift. Stiamo investendo in anticipo rispetto agli altri Paesi, e la risposta che stiamo avendo, il consenso internazionale, tra cui quello del Regno Unito e del Giappone, ne è la riprova. Vuol dire che il Paese sta investendo con lungimiranza e attenzione, guardando allo sviluppo di assetti per il futuro.
Come Italia siamo a pieno titolo nel Tempest, come partner di livello insieme ai britannici e ai giapponesi. La presenza di Tokyo, tra l’altro, può sicuramente apportare un ulteriore valore aggiunto. Il Giappone, tra l’altro, è un attore globale molto attento, e se ha deciso di investire nel Tempest vuol dire che lo ritiene un programma sicuramente importante. Noi ci siamo fin dall’inizio, insieme con Londra, e questo deve essere per noi motivo di soddisfazione e orgoglio.
L’interessamento del Giappone conferma la validità del programma. Questo potrebbe portare a convergere anche il programma parallelo franco-tedesco FCAS?
La convergenza tra il programma Fcas francese, tedesco e spagnolo con il Tempest britannico, italiano e giapponese sicuramente avverrà. Non so dire quando, ma a mio avviso non credo che potremo permetterci in futuro di spendere cifre consistenti per un prodotto simile. Quindi sono fiducioso che lungo questo percorso inizialmente parallelo, la tecnologia e la saggezza porteranno alla fine alla fusione dei due progetti. Ripeto, non so quando, ma sono assolutamente fiducioso.