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L’eredità di Draghi. Il Fmi promuove l’Italia (tutti gli altri no)

Washington aggiorna le previsioni di crescita delle grandi economie, non senza sorprendere. L’Italia è l’unico Paese nella zona euro a registrare un’accelerazione della crescita nel 2022, in un contesto di anemia globale. Francia e Germania arrancano

L’Italia c’è, almeno per ora. Mario Draghi è ancora a Palazzo Chigi e ci resterà almeno fino a ottobre inoltrato. E il suo governo incassa un riconoscimento forte. Malgrado un quadro internazionale sempre più oscuro e rischioso, infatti, l’economia italiana tira ancora. Il Fondo Monetario Internazionale, nella sua ultima revisione del World Economic Outlook appena pubblicata, ha rialzato le stime di Pil per l’Italia al 3% per il 2022 (+0,7 punti) mentre le ha tagliate per il 2023 di un punto al +0,7%.

Con tale risultato l’Italia risulta l’unico grande Paese dell’Eurozona con una stima del Pil migliorata mentre per l’area della moneta unica nel suo complesso le previsioni vengono attestate rispettivamente a +2,6% (-0,2 sulla precedente stima) e a +1,2% (-1,1), mentre per l’economia mondiale l’espansione si colloca rispettivamente al +3,2% (-0,4) e al +2,9% (-0,7%).

“Le revisioni della crescita per le principali economie avanzate nel 2022-23”, sottolinea l’istituzione di Washington nel rapporto, “sono generalmente negative. La crescita di base negli Stati Uniti è rivista al ribasso di 1,4 punti percentuali e 1,3 punti percentuali rispettivamente nel 2022 e nel 2023, riflettendo una crescita più debole del previsto nel primo di due trimestri del 2022, con uno slancio significativamente inferiore nei consumi privati, in parte riflettendo l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie e l’impatto atteso di una politica monetaria più restrittiva”.

Non è tutto. “Anche la crescita nell’area dell’euro è rivista al ribasso: di 0,2 punti percentuali nel 2022, quando le migliori prospettive per il turismo e l’attività industriale in Italia sono più che compensate da significativi declassamenti in Francia, Germania e Spagna; e di 1,1 punti percentuali nel 2023. Ciò riflette le ricadute della guerra in Ucraina e l’ipotesi di condizioni finanziarie più restrittive, con la Banca centrale europea che ha interrotto gli acquisti netti di attività e aumentato i tassi nel luglio 2022 per la prima volta dal 2011”.

Come detto il quadro economico internazionale sta rapidamente peggiorando. “Una timida ripresa nel 2021 è stata seguita da sviluppi sempre più cupi nel 2022 quando i rischi hanno iniziato a materializzarsi. La produzione mondiale si è contratta nel secondo trimestre di quest’anno, a causa delle flessioni in Cina e Russia, mentre la spesa per consumi negli Stati Uniti ha deluso le aspettative. Diversi shock hanno colpito un’economia mondiale già indebolita dalla pandemia: inflazione mondiale superiore alle attese – soprattutto negli Stati Uniti e nelle principali economie europee – che ha innescato condizioni finanziarie più restrittive. E un rallentamento peggiore del previsto in Cina, che riflette focolai di Covid e ulteriori ricadute negative dalla guerra in Ucraina”.

Il tutto mentre secondo Goldman Sachs circa il 34% delle società europee che hanno comunicato i risultati del secondo trimestre ha mancato il consenso di almeno il 5%, lo scostamento più alto dai tempi della crisi del debito sovrano nel 2011. E Moody’s ha tagliato le stime di crescita dell’Eurozona dal 2,5% al 2,2% nel 2022 e dal 2,3% allo 0,9% nel 2023, per effetto di una revisione al ribasso del pil dei principali Paesi europei, con le previsioni sull’Italia nel 2022 che scendono dal 2,3% al 2,2% e nel 2023 dall’1,7% allo 0,8%.

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