Ascoltato dalle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha illustrato le principali attività previste dalla Forze armate nell’ambito del decreto missioni. Dal rafforzamento della deterrenza Nato all’attenzione per il Mediterraneo allargato e il Sahel, ecco i dettagli
Un’azione a 360 gradi, concentrata sui principali scenari strategici globali e focalizzata sulla regione del Mediterraneo allargato. È la descrizione data dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ascoltato in audizione presso le commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato insieme al collega ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Nel corso dell’audizione, Guerini ha avuto modo di illustrare “le capacità che le Forze armate italiane sono chiamate a mettere in campo nei loro diversificati impegni operativi”. Per il ministro, ci sono principalmente quattro obiettivi principali che guidano l’azione della Difesa nazionale, prioritariamente rivolta alla tutela degli interessi strategici nazionali: consolidare il posizionamento del Paese nello scenario internazionale, contribuire alla sicurezza globale, rafforzare i legami con i partner e affermare il ruolo “di imprescindibile punto di riferimento nell’area del Mediterraneo allargato a favore dell’Unione europea, della Nato e dei nostri Partner”.
Aumentano gli effettivi schierati
Nell’attuale scenario internazionale, in un momento in cui “i valori democratici e liberali sui quali si fonda l’Occidente sono messi a repentaglio dalla vile invasione dell’Ucraina da parte della Russia”, per il ministro Guerini il nostro Paese deve svolgere un duplice ruolo. Uno maggiormente “proattivo”, attraverso la creazione di partenariati volti a “irrobustire le capacità militari” dei Paesi in cui Roma condivide legami economici, industriali ed energetici. L’altro più “reattivo” attraverso lo schieramento di contingenti militari all’estero. A tal proposito, l’Italia ha incrementato il proprio impegno, passando dalle 6.500 unità del 2021 alle 7.598 del 2022, stabilendo contemporaneamente l’aumento del numero massimo di unità autorizzate, passate da 9.500 a circa 12mila. In generale, sono quaranta le missioni prorogate, mentre altre quattro sono di nuovo avvio.
Un maggior impegno per la Difesa europea
Secondo Guerini, l’Italia è “un partner militare di assoluto pregio e affidabilità, tanto nel contributo alla sicurezza internazionale quanto nelle forme di cooperazione a favore di Paesi partner che chiedono il nostro intervento”. La sintesi, ha spiegato ancora il ministro, “è il rafforzamento dell’azione di tutela degli interessi nazionali, vitali e strategici, nonché della garanzia di sicurezza e stabilità del nostro Paese”. In particolare, dopo l’aggressione russa all’Ucraina, è richiesto ai Paesi Nato ed europei di assumere un “maggior impegno nella sicurezza cooperativa”, e in questo senso il nostro Paese gioca un “ruolo da protagonista, con forze all’altezza delle necessità sia sul piano qualitativo che quantitativo”. Nell’ambito della Nato, l’Italia contribuirà dunque a “irrobustire la postura di deterrenza e difesa” sul fianco orientale dell’area euro-atlantica, una scelta in linea con la necessità di rafforzare l’Alleanza nel suo insieme.
La partecipazione alla deterrenza Nato
Nel contesto dell’Alleanza, inoltre, il ministro Guerini ha riportato come l’Italia assumerà il comando del battlegroup in via di attivazione in Bulgaria, dove verrà schierato un dispositivo terrestre nazionale di circa 750 unità di personale, quale Framework nation dell’iniziativa. Gli altri impegni nazionali in seno alla Nato vedono il nostro Paese partecipare alla missione di Enhanced forward presence in Lettonia, con un dispositivo terrestre nell’ambito del battlegroup a guida canadese, oltre ad aver da poco concluso le missioni di air policing in Islanda e Romania, con due task group aerei rispettivamente di Eurofighter e di F-35, “mentre prenderà avvio a breve la nuova missione di air policing in Polonia, con un task group basato su velivoli Eurofighter”. Non da ultimo, nel quadro dell’iniziativa Nato Enhanced vigilance activity, l’Italia fornirà un dispositivo terrestre all’interno del battlegroup in Ungheria. Nel complesso, l’impegno per il rafforzamento della postura di deterrenza della Nato è “pari a oltre duemila unità e 500 mezzi militari”, a cui si sommano “le oltre 1.300 unità dei reparti posti in stato di massima prontezza presso le rispettive basi in Italia”, nell’ambito dell’attivazione della Very high readiness joint task force (Vjtf) della Nato.
Mediterraneo e Sahel
Rispetto all’area del Mediterraneo allargato “la regione del Sahel continua ad essere il caposaldo della nostra azione esterna nel continente africano”, ha detto ancora Guerini, ricordando come “debolezza statuale, crisi socio-economiche, radicamento del terrorismo di matrice jihadista, traffici illegali e, da ultimo, penetrazione militare ed economica da parte, rispettivamente, di Russia e Cina, contribuiscono a renderla un’area di estrema instabilità, da cui si possono originare gravissimi rischi per la sicurezza del continente europeo e, quindi, del nostro Paese”. Per questo, le Forze armate italiane proseguiranno con le missioni già avviate, mentre verrà ampliata la presenza in Niger, definito dal ministro “una eccezione di stabilità nella regione, con potenzialità di crescita e dove l’Italia sta facendo investimenti significativi anche in termini logistici”.
Di particolare preoccupazione per il governo la situazione in Mali, dove l’Italia partecipa alle missioni europee Eutm e Eucap, e a quella dell’Onu Minusma e dove la libertà d’azione risulta essere sempre più limitata “da quando il governo golpista ha stretto una solida collaborazione con la compagnia militare russa Wagner”. Per tale motivo, a giugno scorso, nell’ambito della coalizione per il Sahel, si è deciso il ritiro dell’operazione Takuba. Nel suo intervento, il ministro ha fatto accenno anche al Golfo di Guinea, dove è stata confermata l’operazione navale “Gabinia”, con un assetto della Marina militare italiana in funzione anti-pirateria.