(da Sofia) – Si chiude nel segno della continuità azzurra la ventiduesima Deaflympic. La continuità rappresentata dalla figura di Guido Zanecchia, ex presidente federale e oggi capo delegazione della spedizione italiana in terra bulgara. Zanecchia, 57 anni, uomo di sport prima come atleta e poi come dirigente, ha fatto squadra smettendo i panni del responsabile istituzionale fatto tutto d’un pezzo, sbracciandosi e cercando di far collimare orari e interessi, voglie disparate ed esigenze diametralmente opposte fra gruppi di persone che dovevano spostarsi a destra e a manca nel cuore di Sofia, città che ha sostituito in corsa Atene, in partenza designata per ospitare l’Olimpiade dei sordi ma incapace di portare a termine l’organizzazione complice la crisi economica. L’Italia dello sport silenzioso si è fatta rispettare conquistando dodici medaglie, due in meno rispetto all’edizione di quattro anni fa, Taipei 2009. Ma va pure aggiunto che all’epoca c’erano una trentina di atleti in più e la federazione non aveva ancora patito il commissariamento. Così a Roma è rimasto l’altro elemento trainante della Fssi, quel Felice Pulici che s’è ritrovato Commissario straordinario della federazione, ovvero garante nel rapporto col Comitato paralimpico. A farla breve, gli toccano più responsabilità adesso rispetto a quando guidava la difesa della Lazio, quarant’anni fa. Pulici contribuì in maniera determinante al primo scudetto dei biancocelesti, oggi contribuisce a risanare un ambiente che s’era scollato e aveva perso per strada qualche pezzo. Delle medaglie, scrivevamo: quattro le ha portate il ciclismo, cinque il nuoto, tre il karate. A certi è mancata la fortuna, altri hanno avuto qualche arbitraggio anomalo, sfavorevole. Altri ancora si riscatteranno fra quattro anni. Ovviamente nella speranza e con l’augurio che nel frattempo la crisi si sia attenuata, per lo meno da noi. Perché se i nostri continueranno a lottare (sportivamente parlando) con chi viene pagato solo per fare sport, non ci sarà partita. Loro, gli altri, corrono con la carota davanti, e fanno l’impossibile per agguantarla. Noi, al contrario, corriamo solo per la gloria. (con il contributo di Massimiliano Morelli – inviato in Bulgaria per Deaflympics 2013)