Skip to main content

Salute, una sfida da condividere

Il futuro si gioca principalmente nel campo dell’innovazione; sono fermamente convinto che sia necessario sviluppare un approccio nuovo e interdisciplinare che consideri il presidio farmaceutico come un elemento strettamente correlato a un insieme di azioni e strategie di promozione e mantenimento della salute. Tutta l’impronta che caratterizza l’attuale gestione dell’Aifa, di cui mi pregio di essere il presidente, si basa infatti proprio sull’obiettivo di riportare l’approccio scientifico al centro del ruolo e dell’iniziativa dell’Agenzia stessa. Credo che solo in questo modo potremo stare al passo con le innovazioni che stanno investendo le scienze in ogni campo di applicazione.
 
La problematica legata all’invecchiamento della popolazione apre nuove sfide alle istituzioni incaricate della tutela della salute pubblica ed è in tale consapevolezza e per favorire un approccio scientifico completo al tema delle terapie farmacologiche nella popolazione anziana, che l’Aifa ha recentemente isti-tuito il Geriatric working group. Anche in Italia, infatti, in linea con quanto sta succedendo in tutta Europa, l’aspettativa di vita è in costante crescita. A conferma dell’attualità dell’argomento e del livello del dibattito internazionale che si sta sviluppando intorno a questo tema, il 12 ottobre scorso, si è tenuto, presso l’Ambasciata italiana a Washington, un simposio scientifico Italia-Usa, dal titolo Healthy aging globally: a Life cycle approach, in cui si è discusso dell’invecchiamento della popolazione e della promozione di azioni comuni per garantire un futuro più sano. In molti Paesi, infatti, la percentuale di persone oltre i 60 anni sta crescendo più velocemente delle altre fasce d’età e questo cambiamento demografico costituisce una delle sfide più pressanti per la salute globale del nostro tempo. Una dimensione di questo fenomeno è fornita dai dati relativi all’attesa di vita media in Europa: risulta infatti una notevole differenza tra maschi e femmine, differenza però che si riduce se si considera l’aspettativa di vita senza patologie. Nel nostro Paese le femmine vivono più a lungo dei maschi e la speranza di vita libera da disabilità a 65 anni è di 14 anni per le prime e di 12 per i secondi.
 
Ritengo che sia necessario porre l’attenzione su due principali aspetti che riguardano le cure nella popolazione anziana. Il primo riguarda la cosiddetta polifarmacoterapia, vale a dire l’utilizzo contemporaneo di molti farmaci. La percentuale di pazienti di età inferiore a 45 anni con più di cinque ricette all’anno, infatti, è solo il 7%, mentre oltre i 65 anni sale al 45%. Il secondo aspetto, strettamente collegato al primo riguarda la sottoprescrizione. È stato infatti dimostrato che quando i pazienti – di solito anziani – fanno uso di molti farmaci si verifica la sottoprescrizione. Un articolo pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology nel 2007, ha evidenziato come addirittura il 43% dei pazienti che hanno utilizzato cinque o più farmaci erano sottotrattati. Accanto a questi due aspetti ce n’è un altro, non meno rilevante, da sottolineare: la mancanza di studi clinici specificamente condotti su pazienti anziani. Ciò comporta che i risultati delle sperimentazioni cliniche sui farmaci non possano essere pienamente estesi anche a loro. Proprio per questo, credo sia necessaria una revisione degli attuali schemi di sperimentazione clinica: la conduzione di studi correttamente progettati con un reale coinvolgimento di pazienti geriatrici è probabilmente l’unica strategia possibile per raccogliere le informazioni utili che possono aiutare nella difficile decisione su come ottimizzare il trattamento farmacologico in pazienti anziani fragili, riducendo al minimo il rischio di iatrogenesi. La stessa Margaret Hamburg, commissario della Food and drug administration, insieme a Francis Collins, direttore del National institutes of health, ha scritto un articolo sul New England Journal nel luglio 2010 dal titolo: “Una visione condivisa della medicina personalizzata”, in cui si sostiene che il successo della medicina personalizzata dipende dalla disponibilità di test diagnostici accurati per identificare i pazienti che possono beneficiare delle terapie target.
 
La scienza sta tracciando nuovi importanti traguardi. A partire dalla riclassificazione delle malattie, conseguente allo sviluppo della genetica, e alle nuove affascinanti opportunità per il farmaco che, sempre più, vedrà il tramonto della molecola superstar e dell’equazione “una molecola, una malattia” a favore di strategie terapeutiche mirate su punti di attacco analoghi, ma in grado di colpire e guarire malattie diverse. Ritengo che una delle sfide principali di chi si occupa oggi di salute pubblica, sia costituita dal trasferimento, quanto più velocemente possibile, delle innovazioni dal laboratorio al letto del malato. La medicina molecolare è totalmente diversa da quella tradizionale: la ricerca farmaco-epidemiologica, per stare al passo con i tempi, non può non avvalersi delle metodologie innovative oggi a disposizione e dell’integrazione interdisciplinare tra diversi esperti.
 
Io credo che l’obiettivo da perseguire sia quello di una sempre più stretta collaborazione tra le strutture regolatorie, le aziende, i medici e gli specialisti, al fine di definire e progettare studi clinici basati sulla conoscenza, la tecnologia e lo sviluppo integrato di nuovi marcatori biologici, nuovi farmaci, nuove regole e linee guida, alla luce del fatto che una sola medicina non va bene per tutti. Sono certo che il futuro della farmacologia tenda sempre di più verso la definizione di terapie target che introducano una serie di vantaggi, identificando quali pazienti possono beneficiarne in anticipo nel percorso della malattia, assicurando il dosaggio appropriato, riducendo l’incidenza di eventi avversi per migliorare la salute generale. Se riusciremo a mettere in atto una tale strategia scientifica e regolatoria, in futuro l’aspettativa di vita in buona salute aumenterà e potrà superare l’aspettativa di vita con disabilità.


×

Iscriviti alla newsletter