Al di là del loro valore politico e diplomatico, le esercitazioni militari cinesi al largo di Taiwan hanno offerto l’opportunità agli Stati Uniti e ai suoi alleati di osservare la macchina militare cinese in funzione. L’attenzione è stata posta in particolare sulle potenziate capacità di comando e controllo cinesi
Nonostante l’allarme generato dalle imponenti esercitazioni militari cinesi nelle acque che circondano Taiwan, le manovre di Pechino hanno anche offerto agli Stati Uniti e ai suoi alleati l’opportunità di esaminare i sistemi d’arma utilizzati dalla Repubblica Popolare, dalle navi, agli aerei, fino ai missili balistici, nonché alle sue capacità di comando controllo e comunicazione. Le manovre dell’Esercito popolare di liberazione hanno di fatto aperto una finestra unica per osservare e raccogliere informazioni sulla macchina militare cinese.
Indizi strategici
Sul piano strategico, le esercitazioni hanno fornito diversi indizi sulla capacità – e l’intenzione – della Cina di bloccare Taiwan come preludio a un’eventuale invasione, simulando per la prima volta il lancio di missili balistici su Taipei e attacchi aerei e marittimi sulla sua costa orientale dell’isola. Anche l’uso delle manovre militari come alternativa a un blocco vero e proprio, con l’istituzione di una sorta di “esercitazione permanente” intorno all’isola, è un’eventualità che è stata analizzata dalla comunità di Intelligence statunitense, un’idea sorta studiando le azioni di Pechino.
Focus su comando e controllo
Tuttavia, è improbabile che le esercitazioni da sole possano offrire delle informazioni approfondite sullo strumento militare cinese. Pechino era ben consapevole che le sue azioni venivano osservate da vicino dai suoi avversari, essendo utilizzate principalmente proprio come strumento di intimidazione. Di conseguenza è improbabile che abbia messo in mostra le sue soluzioni e capacità migliori, e la maggior parte dei sistemi utilizzati dalla Cina erano già noti agli Stati Uniti e ai suoi alleati. Più che per gli armamenti, le esercitazioni hanno offerto un’occasione privilegiata per monitorare gli elementi chiave della struttura di comando e controllo cinese, come il riorganizzato comando del Teatro orientale, la Forza missilistica e la Forza di supporto strategico, che hanno operato tutti insieme in modo pienamente coordinato e integrato. Anche le comunicazioni sono state un settore che può aver fornito informazioni preziose, ed è molto probabile che gli Stati Uniti abbiano raccolto dati dai segnali e le comunicazioni tra unità militari cinesi.
L’importanza dei sommergibili
Gli Stati Uniti, inoltre, hanno mantenuto per tutta la durata delle esercitazioni almeno quattro navi da guerra a est di Taiwan, intorno al Mare delle Filippine, incentrate sul gruppo da battaglia della portaerei Uss Reagan. Al di là della loro funzione quale potenziale deterrente ad azioni troppo invasive da parte cinese, grazie alla loro capacità di attacco, le unità americane hanno funzionato da occhi e orecchie di Washington nella regione, grazie alla loro vasta capacità di sorveglianza sopra, attraverso e sotto vasti tratti di oceano. Nell’aerea, inoltre, hanno incrociato diversi sottomarini statunitensi, oltre che degli alleati giapponesi e taiwanesi, coinvolti con ogni probabilità in operazioni di raccolta dati. I sottomarini sono infatti in grado di registrare la “firma” acustica individuale di una nave da guerra, un dato fondamentale nell’evenienza di un conflitto per riuscire a riconoscere e identificare con rapidità le unità avversarie attraverso la “nebbia di guerra”.
Mancanza di un avversario
Ci vorrà del tempo agli Stati Uniti per analizzare in profondità i dati raccolti, ma se da un lato le esercitazioni sembrano dimostrare che Pechino sia in grado di coordinare le proprie forze militari di terra mare, e aria, dall’altro le esercitazioni militari non possono rivelare più di tanto, dal momento che naturalmente non c’è nessuna reazione da parte dei potenziali avversari, il che rende le cose molto più semplici. Per esempio, le azioni della Russia in Crimea e in Siria negli ultimi anni hanno permesso agli Stati Uniti di studiare a lungo le capacità militari di Mosca, e il dipartimento della Difesa era giunto alla conclusione che le forze del Cremlino sarebbero state in grado di conquistare Kiev in due o tre giorni. Le difficoltà russe in Ucraina hanno dimostrato che le previsioni erano sbagliate, sovrastimando (per fortuna?) le capacità della Federazione. Sulla Cina, finora il Pentagono non ha cambiato la sua valutazione che vede Pechino al momento non essere militarmente in grado di organizzare e sostenere un’invasione di successo di Taiwan. Nonostante la massiccia dimostrazione di forza data dalla Repubblica Popolare, Washington non ha cambiato idea, ritenendo improbabile un attacco cinese nei prossimi due anni.