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Biden chiama gli alleati. Italia già fuori dai vertici internazionali? 

Domenica telefonata tra il presidente statunitense e i leader di Francia, Germania e Regno Unito. Assente Draghi dopo che con la sua presidenza il nostro Paese era tornato in pianta stabile nel formato Quint. Pesa il limbo elettorale?

Domenica il presidente statunitense Joe Biden ha avuto un colloquio con il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Boris Johnson. I quattro “hanno affermato il loro continuo sostegno agli sforzi dell’Ucraina per difendersi dall’aggressione russa” e hanno discusso della situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhya, affrontando anche il tema della “necessità di evitare operazioni militari nei pressi dell’impianto” e l’importanza di una visita dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica “il prima possibile per accertare lo stato dei sistemi di sicurezza”. Lo ha reso noto la Casa Bianca con un comunicato.

I quattro hanno anche parlato “dei negoziati in corso sul programma nucleare iraniano, della necessità di rafforzare il sostegno ai partner nella regione mediorientale e degli sforzi congiunti per scoraggiare e limitare le attività destabilizzanti dell’Iran nella regione”, si legge nella stessa nota.

A marzo, l’ambasciatore Gabriele Checchia, che oggi è responsabile per le relazioni internazionali della Fondazione Farefuturo del senatore Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, spiegava su Formiche.net come un atlantismo coerente e senza ambiguità nella risposta alla guerra in Ucraina abbia riportato l’Italia, con Mario Draghi presidente del Consiglio, all’interno del formato Quint a livello di capi di governo, di ministri e di funzionari.

Se nella riunione di domenica si fosse parlato esclusivamente di Iran sarebbe stata naturale l’esclusione dell’Italia visto che quest’ultima non fa parte del formato E3 composto da Francia, Germania e Regno Unito. Ma si è parlato anche di Ucraina. Presente un dimissionario, Johnson, assente un altro, Draghi.

È il limbo elettorale tra scioglimento delle Camere e il rebus del nascita del nuovo governo a lasciare l’Italia fuori da queste riunione di alto livello?

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