Skip to main content

Non si rinnegano gli accordi ma col Pd l’amore è finito. Parla Turco (M5S)

Intervista a Mario Turco,  vicepresidente del Movimento, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica e fedelissimo dell’ex premier. “Il Pd ha scelto l’agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato, in direzione progressista, durante il Conte II”. Al Sud? “Il M5S ha ancora una base forte e numerosa sulla quale contare, ne abbiamo avuto dimostrazione nelle recenti consultazioni e nel corso dell’assemblea regionale in Puglia”

Sembra essere sfumata anche l’ultima, timida, speranza che Pd e Movimento 5 Stelle possano tornare a lavorare assieme. Poi, certo, la politica è l’arte del possibile e quella italiana, talvolta dell’impossibile (basta vedere le danze e i danzatori che si sono alternati sul palcoscenico durante l’ultima legislatura). La scelta del presidente pentastellato, Giuseppe Conte, di correre da solo in Sicilia è una spia chiara del clima che si respira. D’altra parte, al sud, il Movimento 5 Stelle può contare su un’ultima ridotta. Non si sa quanto estesa, ma i sondaggi collocano i grillini attorno al 10% a livello nazionale. Ora che le liste sono state consegnate, si tratterà di capire quali saranno gli sviluppi. Per sondare gli umori, Formiche.net ha intervistato Mario Turco,  vicepresidente del Movimento, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economia e fedelissimo dell’ex premier.

Soltanto pochi giorni fa il presidente Conte aveva paventato la possibilità, in futuro, di collaborare con il Pd. Ora però si è rotta anche l’ultima alleanza in Sicilia, regione in cui il Movimento correrà da solo. Che succede?

Il Pd ha scelto l’agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato, in direzione progressista, durante il Conte II. Nonostante ciò, in Sicilia abbiamo tentato di costruire un percorso comune, anche in considerazione della strada intrapresa in occasione delle primarie. Dal Partito democratico, però, ancora una volta non sono giunte risposte adeguate e coerenti con i nostri principi e valori. Noi abbiamo portato all’attenzione pubblica un’agenda sociale in nove punti, che avevamo chiesto di condividere con quelle forze che si definivano progressiste, le quali poi, nel momento decisivo, si sono sfilate con atteggiamenti in contraddizione con i buoni propositi iniziali. Tra questi punti: la tutela dell’ambiente, la transizione ecologica, energetica, la giustizia sociale, l’equità fiscale, tutti temi da sempre tra le priorità dell’agenda del M5S. Le delusioni accumulate ci porteranno ad essere molto più prudenti e intransigenti sul rispetto delle nostre condizioni e dei nostri valori.

Dunque da parte vostra c’è una damnatio memoriae sul Pd?

No. Non rinneghiamo certo gli accordi presi in occasione delle recenti elezioni amministrative laddove, come ad esempio a Taranto, restano dei rapporti politici fondati sulla reciproca lealtà e volti al rispetto degli accordi sottoscritti per il bene comune dei cittadini.

Con il limite del secondo mandato tanti ‘eminenti’ esponenti pentastellati sono stati tagliati fuori dalle candidature. La scelta di Conte sul secondo mandato è stata coerente, ma non si rischia così di perdere una buona fetta della classe dirigente?

Il Movimento 5 Stelle è da sempre contrario alla politica di professione che nel tempo costruisce centri di poteri a tutela di pochi, non facendo, così gli interessi del Paese e dei cittadini. Siamo l’unica forza politica che ha regole interne che garantiscono il passaggio generazionale della classe politica, che elegge i candidati in trasparenza, permettendo ai nostri iscritti di sceglierli direttamente, seguendo regole di democrazia interna.
Far parte del Movimento 5 Stelle non è facile, perché ci sono regole che richiedono rinunce ad ambizioni ed egoismi personali a favore dell’interesse comune. È ora che anche i partiti tradizionali prendano il nostro esempio. Ci sono oramai parlamentari che confondono l’incarico parlamentare come una occupazione a vita. La carica elettiva deve essere considerata sempre come servizio temporaneo per i cittadini e non come un’assicurazione per il proprio futuro personale. E’ con questo spirito che il M5S ha scelto la nuova classe dirigente, prendendola in prestito dalla società civile, coinvolgendo gente dall’elevata moralità, competente, motivata, che ha a cuore il bene comune, che non ha bisogno di vivere di politica e che soprattutto vuole dare e non ricevere.

Quali sono i temi per i quali il Movimento 5 Stelle si sta distinguendo in questa campagna elettorale ai suoi occhi?

Il nostro è un programma nel quale trovano spazio soluzioni, reali, concrete e realizzabili ai problemi dei cittadini e delle imprese; non un libro dei sogni come quello del centrodestra – nel quale si promettono cose irrealizzabili senza mai indicare la copertura finanziaria di quanto si promette – o il libro delle contraddizioni del centrosinistra. Noi abbiamo realizzato l’80% del nostro programma del 2018. Sarebbe interessante conoscere quanto hanno fatto le altre forze politiche in questi decenni di governo. Tra le priorità abbiamo la questione dei salari poveri, soprattutto degli under 35 e delle donne. Proponiamo l’introduzione di un salario minimo legale da 9 euro l’ora, per mettere fine a paghe da fame e sfruttamento legalizzato. Poi la lotta al precariato, mettendo fine a stage e tirocini gratuiti e tutte quelle forme contrattuali che umiliano i tanti giovani. Proponiamo un fisco più semplice e leggero attraverso il taglio del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro per le imprese, la stabilizzazione della decontribuzione Sud, l’introduzione del cashback fiscale, la cancellazione definitiva dell’irap, la maxirateazione delle cartelle esattoriali. E poi il Superbonus energia imprese che rappresenta una soluzione innovativa al problema del forte aumento dei costi dell’energia, dove si riconosce un credito d’imposta cedibile e crescente al risparmio energetico conseguito. Infine, renderemo strutturale la cessione plurima dei crediti d’imposta.

Lei è candidato al Senato in Basilicata e in Puglia come capolista. Il Movimento al Sud può vantare ancora forza e radicamento?

Al Sud il M5S ha ancora una base forte e numerosa sulla quale contare, ne abbiamo avuto dimostrazione nelle recenti consultazioni, iscrizioni al movimento e nel corso dell’assemblea regionale in Puglia, organizzata agli inizi di agosto, quando si è registrata una massiccia partecipazione con oltre 1.000 iscritti all’evento ed oltre 100 interventi programmati. Abbiamo condiviso idee, proposte e progetti per ripartire più forti e uniti ad affrontare le nuove sfide, non solo elettorali, che ci attendono. Abbiamo rinnovato la nostra classe politica e ritrovato grande entusiasmo grazie soprattuto al Presidente Giuseppe Conte. Questo ci lascia ben sperare nel futuro. Per il Sud, proprio nel corso del governo Conte II, abbiamo introdotto la decontrazione 30% sul lavoro, che vogliamo rendere strutturale, rilanciando molti territori in crisi attraverso l’istituzione dei contratti istituzionali di sviluppo, come ad esempio Taranto, Foggia, sosteniamo la necessità di definire, prima di qualunque autonomia differenziata, i livelli essenziali di prestazioni (Lep), in modo da dare seguito all’art. 117, secondo comma, della Costituzione.

Che ne pensa del progetto politico di Luigi Di Maio?

Un progetto politico fondato sulla conservazione della poltrona. Un progetto che aumenta la sfiducia dei cittadini nella classe politica italiana che stando agli ultimi sondaggi ha toccato la percentuale dell’83%. Da questo punto di vista, il MoVimento 5 Stelle, invece, è garanzia di coerenza e linearità.

×

Iscriviti alla newsletter