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Pakistan. Mentre Sharif va in Qatar, Islamabad accusa Khan di terrorismo

L’aiuto esterno che potrebbe arrivare dal Qatar si sovrappone a un contesto critico all’interno del Paese: a Islamabad, l’ex premier Khan che rivendica di essere stato rimosso perché vicino a Russia e Cina, porta avanti le proteste populiste contro il nuovo governo (che lo accusa di terrorismo)

Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha invitato il Qatar a investire nel suo Paese durante un incontro con la Qatar Investment Authority a Doha nei giorni scorsi. L’obiettivo del nuovo premier di Islamabad è attirare scambi commerciali e investimenti in settori come l’energia rinnovabile, la sicurezza alimentare, lo sviluppo industriale e delle infrastrutture, il turismo.

La visita di Sharif in Qatar precede la riunione del Fondo Monetario Internazionale della prossima settimana, che dovrebbe approvare una tranche di prestiti da 1,2 miliardi di dollari, in stallo dall’inizio dell’anno.

Il nuovo governo pakistano sostiene che la cattiva gestione economica dell’ex premier Imra Khan sia stata la rovina del Paese, piombato nel mezzo di una crisi del debito aggravata dall’aumento del costo di cibo e carburante.

Il Paese dell’Asia meridionale, che conta 220 milioni di abitanti, si trova in una situazione di turbolenza economica e di crisi della bilancia dei pagamenti: le sue riserve estere sono scese fino a 7,8 miliardi di dollari, appena sufficienti per poco più di un mese di importazioni. Il Pakistan deve inoltre far fronte a un crescente deficit delle partite correnti e a un deprezzamento storico della rupia rispetto al dollaro statunitense. A luglio ha registrato un’inflazione del 24,9%.

Il Paese per altro è uno dei principali importatori di gas naturale liquefatto (Gnl) dal Qatar, e spera anche di ottenere un piano di pagamento differito per il Gnl acquistato nell’ambito di accordi a lungo termine. Doha vede l’opportunità di aumentare la sua influenza in un Paese importante, a cavallo tra Medio Oriente e Asia Centrale, dove l’Arabia Saudita è già un player centrale insieme alla Cina (che vede nel China Pakistan Corridor lo sbocco nell’Oceano Indiano della Belt and Road Initiative).

Lunedì il gabinetto di Sharif ha approvato una bozza di accordo che consente al governo di fornire truppe per la sicurezza in occasione della Coppa del Mondo di calcio Fifa che si terrà quest’anno in Qatar. Nello stesso giorno, i sostenitori dell’ex primo ministro Khan hanno circondato la sua casa per impedire alla polizia di arrestarlo con l’accusa di terrorismo.

Sfruttare queste divisioni interne è una buona occasione per gli attori esterni che intendono muoversi nel Paese e nella regione. La rimozione di Khan con un voto di sfiducia rimane estremamente controversa, Da quando è stato destituito in aprile, Khan ha mobilitato folle enormi inveendo contro il governo e rompendo un tabù di lunga data criticando l’esercito. La minaccia di arresto alza notevolmente la posta in gioco della resa dei conti.

Khan sostiene, senza prove, che la sua estromissione è stata architettata dagli Stati Uniti perché era troppo vicino alla Cina e alla Russia. Gli Stati Uniti lo negano, ma la retorica anti-statunitense di Khan ha eccitato i suoi sostenitori. Khan è tornato in modalità campagna elettorale, incanalando l’indignazione pubblica a proprio vantaggio – un ruolo quello populista per il quale l’ex stella del cricket, che in precedenza ha trascorso due decenni all’opposizione, è ben adatto.

Questa destabilizzazione interna ha riflessi sul quadro internazionale attorno al Pakistan. Mosca e Pechino, che lo hanno sostenuto, si trovano davanti le iniziative come quelle del Qatar che tende a rafforzare le capacità di Sharif.



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