Skip to main content

Artemis, venerdì il nuovo tentativo. Ecco l’Italia protagonista

Posticipato al 2 settembre alle 18:48 (ora italiana) il lancio di Artemis 1, la missione internazionale guidata dalla Nasa che riporterà “il prossimo uomo e la prima donna” sulla Luna. Un problema tecnico ha causato la chiusura della finestra odierna, un’eventualità già prevista dalla Nasa

Si chiude con un nulla di fatto la prima finestra di lancio per la missione Artemis 1, la prima del programma spaziale il cui obiettivo e riportare “il prossimo uomo e la prima donna” sulla superficie della Luna. A comunicarlo è stata la stessa Nasa, dopo che un problema tecnico al razzo Space launch system (Sls) ne aveva causato il rinvio di circa 40 minuti. Il ritardo accumulato ha portato alla chiusura della finestra di lancio, che adesso slitta alla prossima disponibile, il 2 settembre alle ore 18:48 (ora italiana) per poi concludersi 39 giorni dopo. Qualora anche questa opportunità dovesse saltare, ci sarebbe una nuova possibilità il 5 settembre alle 23:12 (ora italiana). “È tutto normale”, ha assicurato Mario Cosmo, direttore della direzione Scienza e ricerca dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) alla notizia del rinvio, dicendosi convinto che venerdì prossimo potrebbe essere una data più propizia.

La missione

Artemis 1 è la prima delle tre missioni previste dal programma di ritorno sulla Luna, che prevedono verso il 2025 lo sbarco della prima donna e del prossimo uomo sulla Luna. La missione vedrà il gigantesco vettore americano Sls portare per la prima volta la capsula Orion, senza uomini a bordo, attorno al satellite naturale terrestre. La missione porterà in orbita diversi strumenti scientifici e tre manichini. Una delle priorità è infatti quella di testare la capacità dello studio termico della capsula di proteggere i futuri equipaggi dalle alte temperature che dovranno affrontare al rientro nell’atmosfera. Costruita dalla Lockheed Martin, con il modulo di servizio fornito dall’Agenzia spaziale europea (Esa), Orion dovrà affrontare una missione di oltre un mese durante il quale entrerà e uscirà dall’orbita lunare. La data di rientro è prevista per l’11 ottobre, con un tuffo nell’oceano Pacifico. Si tratta di un “volo di test” e “non privo di rischi” secondo l’amministratore associato della Nasa, l’ex astronauta Bob Caban. Da questo volo, ha aggiunto, “abbiamo molte cose da imparare”. Il programma Artemis prevede inoltre nel futuro lo stabilimento di una presenza a lungo termine con un Campo Base Artemis sulla superficie lunare e la realizzazione della stazione spaziale Gateway in orbita.

Direzione Luna: a bordo c’è anche l’Italia

Rispetto ad Apollo, programma prettamente statunitense, Artemis vede invece un forte contributo internazionale “Non è un semplice ritorno” ha commentato ancora Cosmo, “non c’è infatti un solo Paese, un solo ente e un solo gruppo che va sulla Luna”, e il contributo italiano è presente a 360°. “C’è una forte presenza industriale italiana”, ha continuato il funzionario dell’Asi. L’Italia è stata il primo Paese a firmare gli Artemis Accords a ottobre del 2020. Il programma impiegherà, infatti, moduli per l’equipaggio e servizi di telecomunicazione di produzione italiana. Il nostro Paese, inoltre, avrà un ruolo cruciale nella realizzazione della parte dotata di finestre del Modulo di servizio europeo (Esm), del lander logistico lunare e del modulo human landing lunare.

Il ruolo di Thales Alenia Space

Thales Alenia Space Italia, infatti, produce la struttura di base dell’Esm, che fornisce tra gli altri l’elettricità e la propulsione, fino ai sottosistemi critici sviluppati per tutti e sei i moduli, che garantiranno le condizioni vitali e la sicurezza dell’equipaggio durante l’intera missione, come ad esempio il sistema per la protezione dai micrometeoriti e il controllo termico. La tecnologia all’avanguardia utilizzata per la struttura primaria consente infatti all’Esm di essere abbastanza leggero da volare più lontano e più a lungo, rimanendo al contempo abbastanza forte da mantenere la sua forma e performare la missione. Consentire la vita nello spazio profondo è diventata ora una delle sfide più ambiziose per il settore spaziale del prossimo futuro. Thales Alenia Space, infatti, in linea con la propria strategia “Forward to the Moon” è pronta a contribuire a diversi elementi della stazione lunare Lunar Gateway. L’azienda è prime contractor per I-Hab (International habitat), il modulo abitativo per gli astronauti nell’orbita lunare, e per il nuovo modulo finestrato a uso di comunicazione e logistico Esprit (European system providing refueling, infrastructure and telecommunications).

Il contributo di Leonardo

Anche Leonardo è partner del programma Artemis, fornendo i pannelli fotovoltaici (Pva) che compongono le quattro “ali” del modulo di servizio e le unità di controllo e distribuzione dell’alimentazione (Pcdu) per i moduli Esm da 1 a 6, utili al controllo e alla distribuzione di energia al veicolo spaziale. Il programma del gruppo mira anche a creare un “base camp” sulla Luna in grado di fornire infrastrutture e servizi agli futuri abitanti lunari. “Siamo orgogliosi di poter supportare la visione e l’opera d’ingegno dell’umanità per creare comunità stabili sulla Luna, oggi con equipaggiamenti high tech, domani con robotica, orologi atomici e sensori, tecnologie che in Leonardo sviluppiamo per lo spazio da oltre 60 anni”, ha spiegato Giovanni Fuggetta, Svp divisional space business di Leonardo. In questo frangente la robotica sarà una tecnologia centrale per fornire supporto alla realizzazione del campo lunare, competenze acquisite da Leonardo sia nella realizzazione di trivelle per missioni di esplorazione di una cometa, di Marte e della Luna stessa, sia grazie alla progettazione del braccio robotico per il programma Mars Sample Return.

Il cubesat italiano

Su Artemis 1 volerà anche il cubesat dell’Asi, Argomoon, realizzato dall’azienda torinese Argotec, l’unico satellite europeo a partire con la missione. L’obiettivo di Argomoon, un cubesat 6U con una massa di appena 15 chilogrammi, sarà quello di fornire immagini a conferma della corretta esecuzione delle operazioni dell’Sls, che non sarà in grado di comunicare con la Terra al momento del rilascio dei vari cubesat presenti a bordo. Il piccolo satellite italiano agirà in autonomia, sperimentando così tecniche di controllo di grande utilità per il futuro anche per altre applicazioni.

Foto: Nasa



×

Iscriviti alla newsletter