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Il premier Monti a Famiglia Cristiana: “pensare al futuro”

In un’intervista a Famiglia Cristiana il premier Mario Monti sottolinea l´impegno del suo governo a “ricostruire un Paese disastrato” e “devastato dall´improvvidenza e dalla disattenzione per il futuro”.
“La situazione drammatica in cui si trovano i giovani italiani è il risultato di una scarsa attenzione per il futuro che c´è stata nel passato”, dice il presidente del Consiglio, “Noi, oggi, dobbiamo programmare il futuro. Ma siamo impegnati per l´ottanta per cento del nostro tempo a rimettere in sicurezza un Paese che è stato devastato dall´improvvidenza e dalla disattenzione per il futuro. Anche in buona fede, con finalità ridistributive a vantaggio dei più deboli, ma con totale disattenzione alle conseguenze per le generazioni future”.
 
Monti continua: “Il nostro Governo si è ispirato sin dall´inizio al fondamentale principio enunciato dal Papa a Milano in questi giorni: I partiti non devono promettere cose che non possono realizzare”. E tra le cose “economicamente non compatibili con gli impegni di spesa” c´è il “Fattore Famiglia”, per il quale “il ministro con delega alla famiglia Andrea Riccardi si è detto favorevole” ma “a cui attuazione costerebbe alle casse dello Stato una cifra tra i 17 e i 21 miliardi di euro”. Ma, dice Monti, “non bisogna neanche dimenticare la decisione che abbiamo preso di sbloccare i fondi europei per il Sud: 700 milioni di euro destinati alle due priorità indicate dal Piano famiglia: asili nido e anziani non autosufficienti”.
 
E per i giovani? “Nei mercati del lavoro, delle professioni e tanti altri, si è sempre dedicata più attenzione a proteggere chi è dentro. Non curandosi di chi è fuori e bussa al castello, che tiene alzato il ponte levatoio. A pagare sono soprattutto i giovani. Ecco perchè abbiamo fatto una riforma del mercato del lavoro che da sola, ovviamente, non basta. Ma riduce certe forme di protezione, a vantaggio di maggiori possibilità di ingresso per i giovani. E abbiamo anche colto al balzo la palla offertaci dalla Commissione europea: un progetto pilota contro la disoccupazione giovanile in Italia (in particolare al Sud), attivando un fondo potenziale di otto miliardi per l´occupazione. Vogliamo anche istituzionalizzare la presenza dei giovani al tavolo di discussione della politica economica cui partecipano sindacati e associazioni”.
 
È giunto ora il momento della crescita, sottolinea Monti: “Dei tre termini: rigore, equità e crescita, quello che per ora meno si è esplicitato è la crescita, che andrà in onda nei mesi prossimi. In realtà, ci sono due problemi. Uno è di comunicazione. L´altro è che per il cittadino è facile capire che si stava andando verso una situazione greca, ma è ben difficile rendersi conto dell´equità o dell´iniquità di una Manovra. La mia convinzione è che abbiamo fatto molto sul piano dell´equità”. Certamente si riconosce al Governo un inedito impegno sul piano della lotta all´evasione fiscale, ma non era il caso di imporre una tassa sui grandi patrimoni? “L´abbiamo in gran parte realizzata. Abbiamo, anzitutto, messo un´imposta di bollo su certi tipi di attività finanziaria, che in passato ne erano esenti. Abbiamo assoggettato a maggiore tassazione il patrimonio immobiliare. Quella sui capitali scudati è, chiaramente, un´imposta patrimoniale. Abbiamo gravato di più le macchine di lusso, gli aerei, le barche” Perché non abbiamo fatto un´imposta sulle ´grandi fortune´ come la chiamano in Francia? “Perché non si poteva. Si sarebbe dovuto lavorare per due anni per acquisire le basi statistiche conoscitive”.
 
E sulla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia? “È una questione che, personalmente, sento molto”, risponde Monti, “Però, ho avuto un mandato che è, essenzialmente, quello che i Governi politici avevano ritenuto di non essere più in grado di fare, in quelle drammatiche circostanze: assicurare un risanamento all´economia italiana. Se fosse risolto il problema della cittadinanza dei minori figli di stranieri, al prezzo di scompaginare la maggioranza di Governo e del risanamento dell´economia italiana, potrei avere una soddisfazione intima morale, ma considererei fallito il mio mandato. Forse, sono troppo pragmatico”.


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