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Salvini, le sanzioni alla Russia e quelle posizioni anti Ue che ricordano il 2019

Il dualismo con Meloni, la nota imprevedibilità di Berlusconi nelle ultime battute delle campagne elettorali, il timore di perdere voti anche verso partiti come Italexit e il recente sorpasso nei sondaggi da parte del M5S. Il leader della Lega insiste con le critiche alle mosse europee contro Mosca

“Un ragionamento sullo strumento” delle sanzioni alla Russia che non funzionano “credo che sia doveroso”, ha detto Matteo Salvini al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Con questa posizione, ribadita più volte nei giorni scorsi, il leader della Lega ha inteso dare una svolta alla campagna elettorale sul tema delle sanzioni, anche a costo di alimentare tensioni nella coalizione di centrodestra.

È un “auspicio” di Salvini, “ma non potrà essere una linea di governo”. A rispondere così al leader della Lega è il senatore Giovanbattista Fazzolari di Fratelli d’Italia, considerato il Gianni Letta di Giorgia Meloni. “Per Meloni l’Italia non può essere l’anello debole della compattezza occidentale, un governo con a capo Meloni non sarà il ventre molle dell’Occidente”, ha sottolineato Fazzolari intervistato dall’AdnKronos, assicurando che in un eventuale esecutivo con i due leader, le posizioni di Salvini resteranno marginali.

Anche dal centro del centrodestra arrivano prese di distanza dalle posizioni di Salvini. Le sanzioni sono “inevitabili”, ha dichiarato Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia. “La richiesta di Salvini di rivederle è un’opinione, si può discutere di tutto, ma serve una forte solidarietà europea”, ha aggiunto. “L’Unione europea non deve assolutamente fare nessun passo indietro sulle sanzioni, giuste e necessarie, ma aiutare le persone e le imprese a sostenere le conseguenze delle sanzioni”, ha affermato invece Maurizio Lupi, capo politico di Noi Moderati, definendo “devastanti” per l’Italia gli effetti di una spaccatura del fronte occidentale e indicando nella via tracciata dal governo Draghi quella da proseguire.

I numeri sembrano parlare chiaro e dare torto a Salvini. Secondo il Fondo monetario internazionale l’economia russa crollerà dell’8,5% nel 2022. La Banca mondiale, da parte sua, stima un declino dell’11,2%. Senza dimenticare la questione del surplus commerciale, di cui Mosca non sa che fare. L’Italia, invece, al momento rimane in territorio positivo con una crescita del 2,5%.

Fatto sta che le dichiarazioni di Salvini hanno accesso il dibattito, con risposte dagli alleati ma anche dagli avversari.“Credo che [Vladimir] Putin non l’avrebbe detta meglio”, ha scritto Enrico Letta, segretario del Partito democratico; poi ha rincarato la dose definendo “irresponsabile questo modo di fare campagna elettorale sulla pelle dell’affidabilità del Paese”. Le parole del leader della Lega sono state inoltre riprese e commentate da molti giornali, di ogni orientamento.

Il dualismo interno con Meloni, la nota imprevedibilità di Silvio Berlusconi e di Forza Italia nelle ultime battute delle campagne elettorali, il timore di perdere voti anche verso partiti come Italexit e il recente sorpasso nei sondaggi da parte del Movimento 5 Stelle. Queste le ragioni che sembrano avere spinto un leader come Salvini, sempre attento a dominare il dibattito, a insistere con le critiche alle sanzioni e all’approccio europeo. In questo, il numero uno del Carroccio appare deciso, dopo aver ridimensionato la presenza atlantista nelle liste, a rispolverare un tema come l’euroscetticismo seppur con posizione antisistema come quelle adottate in passato. Assieme all’altro cavallo di battaglia della lotta all’immigrazione, aveva segnato le campagne elettorali delle politiche del 2018 e delle europee del 2019, quelle che avevano portato poi al famoso Papeete e al cambio di colore tra i due governi a guida Giuseppe Conte.

Da quelle consultazioni per il Parlamento europeo la Lega era uscita più forte (guida oggi il gruppo Identità e democrazia) ma anche più isolata, con un lento avvicinamento tra il Partito popolare europeo (che in Italia può contare su Forza Italia e l’Udc) e i Conservatori, presieduti proprio da Meloni, che continua ancora oggi. Uno scenario che diversi osservatori oggi non escludono possa realizzare in Italia a urne chiuse.



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