“Sì ai pattugliamenti comuni delle aree più frequentate da scafisti e trafficanti di esseri umani” afferma il Questore della Camera e deputato campano di Fratelli d’Italia a Formiche.net. E sulla solidarietà: “Non per i migranti economici, serve invece di fronte all’emergenza ucraina, dove veramente c’è una guerra e milioni di persone scappano”
Se l’Italia è in queste condizioni alla voce immigrazione la responsabilità è delle politiche attuate dal ministro Angelino Alfano durante il Governo Letta. Questa l’accusa mossa da Edmondo Cirielli, Questore della Camera e deputato campano di Fratelli d’Italia, che in questa conversazione con Formiche.net analizza lo status quo e propone alcune soluzioni alternative come il blocco navale accompagnato da un pattugliamento comune.
Il mantenimento degli accordi con i Paesi nordafricani può essere sufficiente per invertire lo status quo sui migranti?
È il tema principale: noi riempiamo di soldi questi Paesi con decine di accordi che non riguardano soltanto l’immigrazione, riguardano la cooperazione. Quindi noi abbiamo argomenti molto convincenti soltanto per far rispettare l’attuale sicurezza, ovvero i canali legali di immigrazione, ma non a riprendersi coloro che sono venuti illegalmente. Non si capisce per quale motivo sinora i governi che si sono succeduti non hanno mai utilizzato questa leva ordinaria. Solo noi inviamo soldi dell’Unione Europea direttamente in tutte le strutture che sono collegate allo sviluppo. Comunque sosterremo questi Paesi ma dovremo mettere in campo argomenti convincenti per far rispettare le regole che riguardano l’immigrazione.
Cosa proponete per alleggerire il peso all’Italia?
Il prossimo governo potrebbe impegnarsi a far scattare le pene per i marocchini, gli africani, i tunisini, gli algerini nei loro Paesi di origine, che devono affrontare delle spese ulteriori ed è giusto sostenerli economicamente lì. Questo migliorerebbe anche la condizione delle nostre carceri e, in qualche maniera, farebbe stare queste persone più vicine alle loro famiglie.
Un ipotetico governo Meloni potrebbe chiedere all’Unione Europea una distribuzione più equa dei migranti?
Ma il tema vero è che i passati governi pretendevano che l’Europa accogliesse non i richiedenti asilo o i rifugiati, ma i migranti economici che solo l’Italia accoglie perché gli altri Paesi li respingono e se entrano, li accompagnano alla frontiera. Invece l’Italia ha creato l’Istituto della protezione umanitaria, cioè una proroga, un accoglimento per un tot numero di persone e ciò chiaramente fa infastidire tutti gli altri Paesi. Non è giusta una distribuzione equa dei migranti che non hanno titolo a stare in Italia e in Europa, cioè i migranti economici. Gli altri non li accolgono e noi sì. Dobbiamo realizzare un blocco navale in accordo con i Paesi d’origine, facendo controllare le frontiere anche a loro.
Con la Libia in queste condizioni, ad esempio, come sarà possibile progettare un’azione di questo tipo?
Dobbiamo trovare un accordo sia con le autorità legalmente riconosciute, ma anche con altre, per impedire la partenza delle navi, ma anche pattugliare con le nostre navi le acque internazionali, mettendo sotto controllo quelle navi che sono sospettate di commettere reati come la tratta di esseri umani. E quindi le nostre navi militari e della Capitaneria di porto hanno il diritto di controllare chi è sospettato di commettere reati, sebbene in acque internazionali.
Crede che immigrazione e sicurezza siano due temi interconnessi?
Purtroppo è un tema centrale. Insomma non è una questione né di provenienza né di religione, sebbene alcuni reati, quelli contro le donne come le violenze sessuali o altre forme di violenza siano tipiche di una certa cultura islamica che colpisce perché vede la loro emancipazione come una forma di ribellione alla società. Per cui, tendenzialmente, la questione è socio-culturale. Sono persone povere, che vengono da condizioni disperate dove la vita vale poco, senza un’educazione del rispetto della vita stessa. Qui trovano un terreno fertile e non sono puniti da leggi adeguate. Basta osservare le percentuali di chi commette reati e di chi sta in carcere per vedere chiaramente che l’immigrazione gestita male porta anche alla delinquenza. Occorre lavorare nella direzione di un’immigrazione quantitativamente ridotta, gestita meglio e che punti più sull’integrazione per eliminare anche i reati.
FdI ha proposto la videosorveglianza comunale: con quali vantaggi?
Già oggi in molti Comuni è stato dimostrato che dove c’è una videosorveglianza non solo si individuano i reati, ma con il tempo si riducono perché chiaramente anche i delinquenti sanno che non ci sono zone di impunità. Quindi un maggiore controllo tramite una maggiore sorveglianza consente anche interventi più rapidi di risposta al crimine e consentono di perseguirlo. E in prospettiva creano anche una deterrenza.
Pensa che l’Italia sia stata lasciata sola assieme alla Grecia a gestire il dossier immigrazione per via dell’elevato debito pubblico?
Credo che in generale la vicenda sia frutto di una politica scorretta, soprattutto a partire dal governo Letta con il ministro Alfano: si è pensato di fare i furbi, facendo entrare gli stranieri che poi sarebbero scappati in Germania e in Francia. Questo praticamente ha fatto saltare gli accordi di Schengen. Poco alla volta ci stanno rispedendo tutti gli stranieri che sono entrati e questo ha fatto venire meno anche una certa solidarietà. E la solidarietà può essere attuata se ti trovi di fronte all’emergenza ucraina, dove veramente c’è una guerra e milioni di persone scappano e allora ognuno si prende una quota. Ma dove le persone scappano perché vogliono venire a prendersi una condizione socioeconomica migliore rispetto alla loro realtà no, perché è chiaro che poi diventa un flusso incontrollabile. Ritengo che il tutto debba essere finalizzato all’integrazione che passa per una domanda di lavoro che per ora non c’è. Trovo sballata l’attuale organizzazione dell’immigrazione.
La Commissione europea quali errori non dovrà commettere su questo dossier?
Credo che debba dare risorse per sostenere il controllo delle frontiere. Il controllo delle frontiere non significa quello che è avvenuto sinora, con le navi a fare da taxi al posto degli scafisti per impedire l’immigrazione clandestina. Ma devono, per quanto è possibile, utilizzare risorse per rafforzare controlli in loco. Sarebbe opportuno che ci fossero dei centri nei Paesi contigui.
@FDepalo