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Difesa interforze e multidominio. La strategia di Cavo Dragone

Lo Stato maggiore della Difesa ha rilasciato il nuovo Concetto strategico, firmato dall’ammiraglio Cavo Dragone, che declina in chiave operativa gli indirizzi stabiliti da Guerini. Partendo dalle sfide dallo scenario geostrategico, il documento riporta la postura che la Difesa dovrà assumere in futuro, definendone gli obiettivi per consolidare uno strumento militare sempre più interforze e multidominio

La percezione del futuro è cambiata, e le Forze armate sono proiettate in una fase storica contrassegnata da fenomeni di grande portata politica e strategica. Apre così il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il suo Concetto strategico, il documento che sintetizza le prospettive e gli impegni che attendono lo strumento militare nazionale, delineandone al contempo le necessità di sviluppo e di modernizzazione. “Le Forze armate – scrive l’ammiraglio Cavo Dragone – devono essere in condizione di fronteggiare il dilatarsi della minaccia diretta alla sicurezza collettiva, assicurando efficacia operativa al servizio dell’Italia”.

Lo scenario internazionale

A cambiare radicalmente lo scenario di sicurezza per l’Italia e la comunità internazionale nel suo insieme è intervenuta certamente l’invasione russa dell’Ucraina, “un momento di cesura” che impone un rafforzamento delle politiche di deterrenza e difesa. La crisi ucraina ha inoltre accelerato ulteriormente le dinamiche di competizione strategica anche in altri quadranti globali, tra cui l’area del Mediterraneo allargato, che rimane il quadrante di primario interesse strategico per l’Italia. In questo scenario è cresciuto l’impegno del dispositivo militare nazionale, dispiegato in un arco geografico la cui ampiezza è senza precedenti dai tempi del dopoguerra, andando dall’Artico al golfo di Guinea, passando per Baltico, fianco est, golfo Persico, Corno d’Africa, Medio Oriente e Sahel. In tutte le aree comprese in questo arco, le attività delle Forze armate potrebbero ampliarsi e proseguire, anche a seguito dei risvolti della crisi ucraina.

Le alleanze

A fronte, quindi, di un mondo sempre più competitivo e complesso, il rafforzamento della componente militare del potere nazionale diventa una priorità, rappresentando una necessità condivisa ampiamente anche con i partner dell’Unione europea e dell’Alleanza Atlantica. In particolare, il documento riconosce alla dimensione atlantica ed europea il ruolo di cardine della collocazione internazionale dell’Italia. La Nato rimane il riferimento per la difesa e la deterrenza nazionali, la cui strategia contempla un crescente impegno sul fianco orientale, in linea con le conclusioni del summit di Madrid. Per quanto riguarda le Ue, si riconosce invece la necessità di aumentare l’integrazione di risorse e capacità, in particolare attraverso l’implementazione della Bussola strategica e il rafforzamento della Politica di sicurezza e difesa comune.

Uno strumento militare interforze e multidominio

In questo contesto, l’impegno delle Forze armate prosegue nei “punti nevralgici” dello “spazio politico-strategico, cruciale per gli equilibri mondiali, nel quale insistono i principali interessi nazionali che vanno perseguiti e difesi”. Questi impegni, però, richiederanno una crescente partecipazione inter-ministeriale e inter-agenzia del sistema-Paese. L’obiettivo è dotare il nostro Paese della capacità di proiettare contemporaneamente sia Hard Power sia Soft Power, “contribuendo ad accrescere il nostro capitale di credibilità” internazionale. Il documento, inoltre, richiama la necessità per la Difesa di dotarsi entro il 2026 di una forza di intervento capace di combattere e operare in tutti i domini (terra, mare, aria, spazio, cyber e cognitivo) e in grado di agire autonomamente o integrata in dispositivi multinazionali. Infine, il documento invita anche a riflettere sull’utilizzo delle Forze armate in compiti di supporto alle forze di polizia, cioè nell’operazione Strade sicure, chiedendosi la sostenibilità sul lungo termine di questo impegno.

Industria e sostenibilità finanziaria

“Il potenziale difensivo di un Paese – registra ancora il testo – è proporzionale al livello tecnologico e alle capacità produttive espresse dal proprio sistema industriale”. Per questo, secondo il documento del capo di Stato maggiore della Difesa, le Forze armate devono necessariamente continuare a operare in sinergia con l’industria della Difesa e dell’aerospazio, soprattutto in vista delle sfide tecnologiche che attendono il futuro della competizione globale. Per questo, assicurare “autonomia strategica e sovranità tecnologica” nei settori della Difesa diventa una necessità irrinunciabile. Per far questo è necessario disporre di risorse finanziarie stabili e certe. Positiva, per il documento strategico, l’istituzione del Fondo Investimento Pluriennale per la Difesa, ma per il futuro occorre “prevedere adeguamenti normativi e la semplificazione dei criteri per il ricorso alle deroghe contabili e contrattuali” in particolare per quanto riguarda le acquisizioni urgenti necessarie per le Forze armate.



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