Secondo un sondaggio della Luiss la Lega di Salvini sarebbe sotto il 10% mentre il Movimento 5 Stelle quasi al 17%. “Tendenze registrate anche da altri istituti”, spiega a Formiche.net Lorenzo De Sio, direttore del Cise
Lega sotto il 10% e Movimento 5 Stelle quasi al 17%. Se non mancassero diciassette giorni al voto non sarebbero numeri da far girare la testa. Invece il 25 settembre si vota e immaginare come si orienteranno gli italiani nel segreto dell’urna è una delle attività principali di questi giorni nelle segreterie dei partiti italiani. Per questo i numeri dell’ultima rilevazione del CentroItaliano per gli Studi Elettorali (CISE) della Luiss Guido Carli – diretto dal prof. Lorenzo De Sio e fondato dal prof. Roberto D’Alimonte – fanno voltare la testa ai due partiti ormai ex alleati.
Un passo indietro su cosa dice il sondaggio nel suo insieme: la vittoria del centrodestra non appare in discussione, infatti la coalizione Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia-Noi Moderati totalizza circa il 42% delle intenzioni di voto, contro il 31% del centrosinistra. Ma è entrando nello specifico delle percentuali di partito che cambiano le tendenze: Fratelli d’Italia al 23% primo partito e il Partito democratico a seguire con il 21,4%, mentre le altre liste della coalizione di centrodestra vedono percentuali in calo per la Lega(9,6%), con Forza Italia all’8% e Noi Moderati sotto l’1%.
Com’è possibile una Lega sotto il 10%? Formiche.net lo ha chiesto a Lorenzo De Sio, direttore del Cise: “Precisiamo che questo è solo uno dei tanti sondaggi che vengono fatti in questi giorni. Se vogliamo interpretare in che direzione stia andando realmente l’opinione pubblica li dobbiamo considerare nel loro insieme”, specifica, sottolineando come “i sondaggi hanno una loro variabilità statistica, per questo ci sono differenze su chi viene dato più forte e meno forte. Nel nostro caso – aggiunge – la stima della Lega è più bassa di quelle di altri sondaggi e quella dei 5 Stelle è più alta”. Ecco, sulla Lega, continua il professore, “difficile dire se si tratti di un’oscillazione particolare che ha riguardato il nostro sondaggio, o di una tendenza vera e propria. So però che anche altri istituti hanno indicato un momento di difficoltà della forza guidata da Matteo Salvini”.
Ma non sono solo i numeri della Lega a stupire, anche quelli del Movimento 5 Stelle e di Verdi-Sinistra Italiana chiamano l’attenzione: l’indagine mostra un Movimento al 16,6% e una stima particolarmente positiva per l’alleanza Verdi-Sinistra al 5,9%. “La tendenza alla crescita dei 5 Stelle è confermata da tutti i sondaggi più recenti, penso alla supermedia di YouTrend intorno al 12%, Ipsos di martedì sera che dava i 5 Stelle al 14,8%”, spiega ancora De Sio. “Dal punto di vista statistico, quindi, una differenza di due punti tra il nostro 16,6 e il 14,8 di Pagnoncelli non dovrebbe essere così significativa. Cosa dice allora il nostro sondaggio? Dice che si registra un particolare picco della crescita per i 5 Stelle, che però pare confermato dalla tendenza registrata dalla maggior parte dei sondaggi”.
Insomma, i numeri della Luiss sarebbero dentro quel margine di errore che i sondaggi di questa natura registrano. La metodologia usata, spiega il professore, è standard, ossia CAWI (con questionari web) su un campione rappresentativo della popolazione elettorale, interpellato da mercoledì 31 agosto fino a lunedì 5 settembre. “Quella web, rispetto alla telefonica, ha certamente degli svantaggi come metodologia, ma è stata applicata a rilevazioni in altri 7 Paesi europei e anche agli Stati Uniti, ed è ormai accettata nel nostro campo, seppure con i suoi limiti”.
Spostandosi invece verso cifre certamente più basse, ma comunque non di poco conto, c’è il “caso” di ItalExit: la forza guidata da Gianluigi Paragone sarebbe oltre la soglia di sbarramento, al 3,6%. “Questo è un punto importante – commenta De Sio -, perché sebbene ci siano differenze tra diversi istituti, molti indicano che sia vicino a superare la soglia di sbarramento”. Come si spiega? “Ci sono due possibili spiegazioni: la prima è che si riversi su ItalExit un residuo del movimento no-vax nonché di elettori con idee cospirazioniste, e quindi un partito fuori dalla dinamica parlamentare. La seconda spiegazione, forse più semplice e quindi più concreta, è che una piccola quota di elettorato che percepisce Giorgia Meloni come più moderata rispetto alle posizioni del passato sposta il suo voto su posizioni più radicali come quelle di ItalExit”.
Al di là dei numeri, però, ci sono altri due dati che, secondo il direttore del Cise, sono da guardare con attenzione. “Il primo è relativo alla polarizzazione indotta. Cosa vuol dire: se si vanno a vedere le opinioni degli elettorati dei vari partiti non c’è una forte polarizzazione interna. Diverso, invece, quando vediamo cosa gli elettori si aspettano dai partiti che pensano di votare una volta che questi saranno arrivati al governo: in questo caso, la polarizzazione è molto più forte. È come se gli italiani non fossero così polarizzati, mentre i partiti che ambiscono a governarli sì”.
Il secondo caso, invece, riguarda i temi su cui si sofferma l’offerta politica. “I partiti vengono percepiti principalmente in base ai temi culturali: dall’ambiente ai diritti civili, tranne uno, il Movimento 5 Stelle, che invece è percepito come fortemente caratterizzato dai temi economici. In un momento di difficoltà economica – conclude De Sio -, questa potrebbe essere una possibile spiegazione del perché questo partito sta registrando una tendenza alla crescita”.