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Il bipolarismo del Papa contro il bipolarismo malato della politica

il vero bipolarismo è uno: il pluralismo come arte del dialogo e dell’interesse per l’altro. Gli opposti estremisti invece vogliono convincerci che la verità non solo è già nota, ovviamente, ma soprattutto che non può comportare eccezioni. La riflessione di Riccardo Cristiano

Pochissime cose possono essere definite in sé un male. Il bipolarismo a tanti di noi italiani è apparso a lungo una felice prospettiva e forse può essere stato così. Ma basta guardare agli Stati Uniti per renderci conto che che il bipolarismo americano sta diventando un altro sistema, basato sugli opposti estremismi. La persistenza di una sfida estremista trumpiana non sta rendendo anche Biden un po’ estremista, qua e là? Si può rivaleggiare con un fronte estremista senza dar vita ad un opposto estremismo?

Ma così un estremismo finisce inevitabilmente col dipendere dall’altro, gli opposti sono vicendevolmente indispensabili. Devo dire che questa mi sembra una possibile deriva che esclude solo i sistemi che prevedono un unico estremismo, quello di Stato. Lo slogan clerico-fascista di un tempo “ Dio, patria, famiglia”, non deve impaurire, ma far domandare: quale Dio, un Dio razzista, etnicista? Quale patria, una patria genealogicamente impazzita, cioè patria non dei suoi figli ma di quanti di loro hanno o hanno avuto i genitori e i nonni in regola con i nostri uffici anagrafici? Questa più che Patria è Nonnia… Ovviamente c’è anche la domanda su quale famiglia, quella dove i pantaloni li portano i papà o dove si fanno i pari diritti tra coniugi e quindi tra cittadini e cittadine?

Queste domande non si fanno perché gli opposti estremismi non sono così… Bisogna far arrivare un segnale evidente, forte: Dio, patria, famiglia parla come parlavano i fascisti e va respinto. E se io volessi dire invece che il Dio che vuole per tutti libertà, eguaglianza e fraternità mi piace, che una patria di tutti coloro che la scelgono mi serve e che una famiglia che educhi ad apprezzare i diritti delle altre persone e anche delle famiglie diverse sarebbe pure un obiettivo importante riscoprendo la centralità dei minori e del gelo demografico più che gli ideologismi? Certo, se uno parla di “difesa della vita dal concepimento alla morte naturale” è complesso capirsi. Ma voglio chiedere: di che vita si parla? Vita umana? Anche io sono per la difesa della vita umana, ma al concepimento quella vita non c’è, non può esserci. Sarà vita, ovviamente, ma non umana. Impossibile! Lo scrive qualche manuale? No, non lo scrive nessun manuale di scienza neonatale, neanche cattolico.

Dunque si potrebbe trovare il modo di capirsi, di ragionare sulla difesa della vita da quando diventa umana, ma interessa a qualcuno parlarne? No, a chi ragiona così si risponde con “difesa dell’aborto dal concepimento alla nascita naturale”. Che non è la risposta della 194, che offre un tempo massimo per il suo rimedio umano alla drammatica richiesta non di diritti ma di tutele terapeutiche. E visto che siamo in tema di terapie, che dire della difesa della vita fino alla morte naturale? Se parliamo dei tempi in cui l’aspettativa di vita era di 30 anni mi pare normale, ma se ora che con le terapie possiamo portarci anche tanti malati a restare così fino a 120 anni tanto naturale non mi sembra.

Quella di Welby, ad esempio, è stata una morte che non ha violato alcun comma delle disposizioni ecclesiali eppure il funerale è stato proibito. Da nemico dello scientismo ringrazio che Welby abbia scelto, a modo suo, Dio e non Frankenstein. Vorrei su questo capirmi con tanti cattolici e credo che i fatti oggi siano incoraggianti, visto che un referendum estremista ha tentato di far passare per “buona morte” l’assassinio del consenziente, ogni consenziente. Allora è capirsi il problema. Non so se questo fosse quel che si vuole impedire, ma l’accordo votato in un ramo del Parlamento non dice che l’accordo sia possibile? Capirsi non vuol dire pensarla nello stesso modo, ma capire la logica del discorso dell’altro. Che c’è, se quel discorso è fatto in modo da voler interessare anche me e capire il mio punto di vista. Ma presentarsi dicendo che l’aborto è un diritto afferma rivendica la vittoria, non la comprensione. Serve un’altra vittoria: la vittoria dell’incontro di pensieri. E lo vogliamo perché spiega che nessuno di noi ha la verità in tasca.

Esiste la verità? Se pensiamo che esista è strano che non la conosciamo tutti. Se pensiamo che non esista allora è inutile cercarla. Allora forse dobbiamo cercarla confrontando tra di noi le idee che abbiamo trovato. Cioè consapevoli che è la verità ad averci e non noi ad averla, forse la cosa più importante è il compromesso, che possiamo proporre e farci proporre. Il compromesso ci porta a vedere la verità nostra ma anche quella degli altri?

Gli opposti estremisti invece vogliono convincerci che la verità non solo è già nota, ovviamente, ma soprattutto che non può comportare eccezioni. Se l’aborto è il male comunque e non può essere oggetto di discussioni, la bambina di nove anni violentata dal padre nel Brasile di anni fa, doveva partorire davvero come sostenne il vescovo di Recife? E’ questa l’idea di confronto che si sta affermando: negare il valore degli esempi per rendere tutto oggetto di un confronto tra buoni e cattivi, teste a punta e teste tonde. La politica prende ad esempio i tifosi?

Io ricordo che la Dc invece, il partito dei cattolici anche se non tutti i cattolici votavano Dc, era il partito dei moderati, mentre oggi essere ritenuto un cattolico moderato sembra dire che rinneghi il Vangelo. Chiede estremismo il Vangelo? O chiede la fatica di non essere mai estremisti, mai formalisti giuridici, neanche sul giorno di riposo voluto da Dio?
Lo scontro degli estremisti è la novità che uccide il confronto della politica, la sua anima, che è il compromesso, e la sua modalità, che è la moderazione.

Chi ha già sperimentato questa tragedia sono i musulmani: solo gli estremisti lo sarebbero davvero, gli altri infatti li chiamiamo “musulmani moderati”. Con questo intendiamo o pensiamo di dire “finti musulmani”. Invece dovremmo capire che i musulmani moderati sono i veri musulmani: come mai sono le vittime più numerose dei musulmani estremisti, o islamisti?

Perché gli islamisti sono una deriva islamica. E io dico che anche molti tipi di pacifisti sono una deriva della non violenza e non la sua espressione. Dirlo o sentirlo dire ci avrebbe evitato di rifiutarci di capirlo anche per il bellicismo che pensa di risolvere tutto dicendo che Putin ha tutte le colpe. Nessuno ha tutte le colpe, anche se Putin ne ha tante, ma chi oggi ne parla avrebbe fatto fare qualcosa per l’Ucraina se non lo avesse applaudito in Siria. Insomma il vero bipolarismo è uno: il pluralismo come arte del dialogo e dell’interesse per l’altro, come nel mondo propongono in tanti poco noti con Francesco e i mille estremismi che vogliono imporci un mondo tutto in bianco, contro quello nero.



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