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Hacking team, ecco come l’Fbi spia grazie agli italiani

Che il governo americano intercettasse le comunicazioni dei suoi cittadini è ormai di dominio pubblico, il caso Snowden lo ha reso molto evidente. Ma che a insegnare all’Fbi come controllare cellulari e computer fosse una società milanese è una novità. O forse no, perché i ragazzi dell’Hacking team sono conosciuti da circa trenta governi grazie al software di controllo “Da Vinci“, creato da Valerio Bedeschi e David Vincenzetti nel 2011 e venduto per la cifra di mezzo milione di sterline.

A raccontarlo è Luca Fazzo sul Giornale che, ripercorrendo la storia dei due giovani usciti dal Politecnico, mostra come siano passati dalla creazione di software di controllo per grandi aziende fino all’ideazione di software “offensivi” per combattere il crimine.

Tra gli ultimi lavori dell’Hacking team c’è stato quello di insegnare all’Fbi come spiare i movimenti dei cittadini attraverso il controllo del cellulare: movimenti, siti web, telefonate. Per il momento è possibile controllare solo i sistemi Android, ma presto se ne aggiungeranno altri.

Ed è di questi giorni la notizia che il governo americano stia facendo pressioni sugli Internet provider perché collaborino nell’installazione di un software di controllo che consente l’intercettazione di dati in tempo reale. Da parte dei fornitori, però, ci sono delle resistenze sia per un problema di violazione della privacy, sia perché si tratterebbe di lasciar lavorare una tecnologia di sorveglianza sconosciuta in un network interno e sensibile. Da parte sua, l’Fbi, afferma che l’installazione del software sia autorizzata dal Patriot Act, legge approvata all’indomani degli attacchi terroristici dell’11 settembre che ha rinforzato le possibilità di controllo del governo per prevenire atti terroristici. Il dibattito sull’uso di questi software, però, è ancora aperto e probabilmente lo sarà ancora per molto tempo.


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