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Ppe e contesto nazionale

Si sta molto discutendo sul rapporto che dovrebbe avere con il Ppe un ipotetico nuovo soggetto politico che nasca dal “superamento” dell’Udc e di Scelta civica. La questione è stata sino ad ora oggetto di affermazioni, interviste e dichiarazioni senza che si sia per altro pervenuti ad una qualche decisione definitiva sul punto fondamentale quale è quello della identità politico-culturale dell’ipotizzato nuovo soggetto politico. Appare di tutta evidenza che non si tratta di una questione puramente lessicale, perché siamo in presenza di un problema sostanzialmente ineliminabile per qualunque orientamento politico che avesse la percezione della essenzialità dell’approdo europeo del soggetto politico ipotizzato.

Occorre a tal fine aver presente che il Partito popolare europeo nacque in un contesto europeo alla cui definizione avevano partecipato in qualità di protagonisti la Democrazia Cristiana italiana da un lato, la Cdu tedesca e all’allora esistente Movimento centrista francese di ispirazione cristiana. E’ necessario pertanto muoversi nel solco di una adeguata cultura storico-istituzionale capace di cogliere il rapporto che si è via via venuto instaurando tra il Partito popolare europeo da un lato e il parlamento europeo dall’altro, soprattutto dal momento in cui si è passati (nel 1979) alla elezione popolare diretta del parlamento europeo medesimo.

Siamo per tanto in presenza di una questione che è allo stesso tempo identitaria e mutevole, ma cangiante non fino a giungere all’abbandono dei tratti identitari originari. Occorre pertanto che il nuovo soggetto politico sappia partire proprio dalla identità originaria del Ppe se vuol cogliere le modificazioni successive che lo hanno caratterizzato sempre e comunque quale soggetto alternativo al Partito socialista europeo, anche se il Ppe è stato variamente alleato con partiti politici nazionali che non si chiamano né popolari né socialisti. Il popolarismo costituisce pertanto un elemento fondamentale di identità perché è su di esso che si sono costruiti nel corso degli anni le affermazioni relative al principio di sussidiarietà, inteso questo sia nel senso di sussidiarietà istituzionale sia nel senso di sussidiarietà per così dire orizzontale.

Anche la questione molto dibattuta della società civile (intesa quale contrapposizione ad una società politica nella quale sembra prevalere la legge della carriera rispetto a quella del pensiero) non può trovare una soluzione conclusiva in termini di contrasto ideologico tra l’una e l’altra. Si tratta dunque di questioni certamente complesse, che non possono essere risolte né in termini di astratte pregiudiziali ideologiche, né in termini di assoluta indifferenza rispetto agli esiti conclusivi della vicenda stessa. All’origine del Partito popolare europeo non vi è infatti un partito politico per così dire “ossificato” in quanto tale – la democrazia cristiana italiana – ma una vera e propria questione antropologica di ispirazione cristiana.
L’essere umano al quale guarda il Partito popolare europeo fin dalla sua nascita è un essere strutturalmente legato al concetto stesso di persona umana, e quindi orientato ad una trattazione complessiva delle questioni economico finanziarie in termini di rigore monetario e di soluzioni umanitarie nelle quali si affermi concretamente che il denaro non può tutto proprio perché non di solo denaro vive l’uomo.

La questione di fondo, dunque, è quella del rapporto tra questa antropologia e l’unione europea nel contesto nazionale di riferimento da un lato ed in quello tendenzialmente universale dell’attuale globalizzazione dall’altro. Questione dunque molto profondamente culturale-politica per affrontare la quale è per tanto necessaria la disponibilità all’ascolto, proprio quella qualche volta sembra sia venuta a mancare negli ultimi tempi.


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