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La profezia del Cardinale Grech prima del Conclave di Papa Francesco

A cinque mesi dal Conclave che ha eletto Papa Francesco, il sito Il Sismografo ha diffuso il testo della meditazione tenuta nella Cappella Sistina dal cardinale Prosper Grech. L’intervento dell’anziano porporato maltese (avendo 87 anni non partecipò alle votazioni) fu l’ultimo di un esterno al Collegio degli elettori prima che il Maestro delle cerimonie, mons. Guido Marini, pronunciasse l’extra omnes. Un intervento a tratti duro, ma netto e chiaro nel fotografare la situazione della chiesa e i rischi ai quali va incontro. Premetteva, Grech, di non voler né tratteggiare il profilo del futuro Papa né di determinarne l’agenda. Le sue sarebbero state “riflessioni che potranno essere utili nelle discussioni”. Punto di partenza obbligato, le Sacre Scritture.

L’unità della chiesa
“Non c’è dubbio che la volontà di Cristo sia l’unità della chiesa. Purtroppo, però, il cristianesimo è ancora diviso” anche nella fede. “I primi tentativi di ecumenismo dopo la Seconda guerra mondiale stanno dando frutto, benché davanti il cammino sia ancora molto lungo. I pregiudizi muoiono molto lentamente e trovare un accordo teologico non è facile. Siamo tentati di stancarci mentre affrontiamo questo cammino che, a volte, sembra seguire solo una direzione. Ma interrompere il dialogo sarebbe andare esplicitamente contro la volontà di Dio”.

Il pericolo di nuovi scismi
Oltre alla spinta ecumenica (che Grech fa risalire a ben prima del Concilio Vaticano II), la meditazione si sofferma sul grave compito che avrebbe atteso il Pontefice eletto: il mantenimento dell’unità della chiesa cattolica stessa. “Tra estremisti ultratradizionalisti ed estremisti progressisti, tra sacerdoti ribelli all’obbedienza e quelli che non riconoscono i segni dei tempi, ci sarà sempre il pericolo di scismi minori che non soltanto danneggiano la chiesa, ma che vanno contro la volontà di Dio: l’unità a tutti i costi”. A ogni modo, però, “unità non significa uniformità”, disse il porporato maltese rievocando un passaggio caro anche a Benedetto XVI. “E’ evidente che questo non chiude le porte alla discussione intra-ecclesiale, presente in tutta la storia della chiesa. Tutti sono liberi di esprimere i propri pensieri circa il compito della chiesa, ma che siano proposte in linea del “depositum fidei” che il Pontefice insieme a tutti i vescovi ha il compito di custodire”.

I rischi del linguaggio contemporaneo
Ratzingeriano è stato anche il passaggio della riflessione in cui il cardinale Grech si è soffermato sul fatto che “oggi la teologia soffre del pensiero debole che regna nell’ambiente filosofico”, ragione che spinge a cercare “un buon fondamento filosofico per poter sviluppare il dogma con un’ermeneutica valida che parli un linguaggio intellegibile dal mondo contemporaneo”. Un’operazione delicata e rischiosa, in quanto “accade spesso che le proposte di tanti fedeli per il progresso della chiesa si basino sul grado di libertà che si concede in ambito sessuale”. Ecco perché, proseguiva il porporato agostiniano, “leggi e tradizioni che sono puramente ecclesiastiche possono essere cambiate, ma non ogni cambiamento significa progresso”. Bisogna infatti “discernere se tali cambiamenti agiscano per aumentare la santità della chiesa o per oscurarla”.

Una nuova evangelizzazione per sopravvivere
Nel Conclave che avrebbe portato all’elezione del primo Pontefice sudamericano, la meditazione finale prima dell’extra omnes si soffermò sulla “crisi del Cristianesimo in occidente”. L’Europa, diceva il cardinale Grech, “ha rifiutato di prendere in considerazione le proprie tradizioni storiche cristiane. C’è un laicismo dilagante e un agnosticismo galoppante che hanno diverse radici”. Citandone alcune, il porporato parlò di relativismo (“frutto del già menzionato pensiero debole”), “un materialismo che mescola tutto in termini economici”, il lascito di “partiti e governi che avevano l’intento di rimuovere Dio dalla società”, “l’esplosione della libertà sessuale e quel rapidissimo progresso scientifico che non conosce freni morali e umanitari”. Il problema principale, è “l’ignoranza dell’ABC del Cristianesimo”. La via di uscita, profetizzò sotto le volte della Sistina il cardinale Prosper Grech, è una soltanto: “una nuova evangelizzazione“.
Il cardinale Bergoglio prendeva appunti.

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