Per rispondere ai nuovi scenari complessi e all’instabilità della sicurezza del Vecchio continente provocata dalla guerra in Ucraina, Parigi e Londra sono intenzionate ad aumentare considerevolmente i propri budget della Difesa, anche superando la soglia del 2% del Pil richiesta dalla Nato
Europa al bivio. Di recente sia Francia sia Regno Unito hanno annunciato l’intenzione di voler aumentare considerevolmente i propri bilanci della Difesa per i prossimi anni. Un impegno che risponde sia alle richieste della Nato sul 2% del Pil da destinare al comparto militare sia alle nuove esigenze di sicurezza, rese più evidenti dalla guerra russo-ucraina. Permane il dubbio, quindi, più vincolante per Parigi e meno stringente per Londra nel post-Brexit, se affidarsi nel futuro agli alleati statunitensi oltreoceano per l’approvvigionamento di sistemi d’arma o se la scelta verterà invece sul comprare europeo. Anche nell’ottica di proseguire il cammino verso la Difesa comune europea, iniziato ormai 70 anni fa e ripreso con forza nell’ultimo anno, anche con l’adozione della Bussola strategica. Secondo la nuova proposta di bilancio, il budget per la difesa della Francia nel 2023 sarebbe di 43,9 miliardi di euro, con un aumento di 3 miliardi di euro rispetto al 2022, pari a un aumento del 7,4%. Mentre la Francia ha fornito dettagli precisi su come intende spendere tali fondi in più, il Regno Unito è invece rimasto ancora sul vago circa l’utilizzo del denaro extra.
Spese militari in crescita per Parigi
L’aumento del budget francese prosegue il trend dell’aumento della spesa per la Difesa iniziato già nel 2017. In quell’anno le spese ammontavano infatti a 32,3 miliardi, che corrispondono circa al 36% in meno rispetto alla richiesta per il prossimo anno. Il bilancio proposto nei giorni scorsi dovrà ora essere discusso, e poi adottato, dall’Assemblea nazionale e dal Senato francese entro 70 giorni. Tuttavia, sembrerebbe improbabile un suo respingimento, dal momento che segue esattamente la traiettoria quinquennale stabilita nella legge sul programma militare 2019-2025 adottata nel 2018. Ma come verranno spesi questi nuovi fondi? A inizio settembre il ministro delle Forze armate di Parigi, Sébastien Lecornu, aveva parlato di aumentare le scorte di munizioni a cui vorrebbe destinare 2 miliardi di euro, che includono oltretutto il primo lancio del missile aria-aria di nuova generazione “Mica” nel 2023. Mentre la gran parte del bilancio, corrispondente a circa 25,6 miliardi, la si vuole destinare agli appalti, seguita dai quasi 13 miliardi di euro per gli stipendi, con circa 30mila nuove assunzioni previste, di cui molte anche nel settore cyber e nell’Intelligence. Un miliardo invece andrà all’innovazione. Non solo, secondo la nuova proposta di bilancio, il prossimo anno le Forze armate francesi riceveranno anche una serie di aggiornamenti di equipaggiamenti-chiave. Dai 13 Rafale per l’Aeronautica, ai 5 elicotteri Nh90, dai 18 carri armati Leclerc alle attrezzature per veicoli a pilotaggio remoto, fino a un sottomarino d’attacco nucleare.
L’aumento del budget per la Difesa del Regno Unito
Il governo britannico, dal canto suo, con la nuova prima ministra Liz Truss intende raddoppiare il budget militare portandolo a 100 miliardi di sterline (pari a circa 112 miliardi di euro) entro la fine del decennio. Una cifra significativa, dal momento che ad oggi la spesa britannica per il comparto della Difesa si attesta a circa di 53 miliardi di euro. Si tratta infatti un piano ambizioso, che supera anche il precedente impegno di Boris Johnson che aspirava a un 2,5% del Pil per la Difesa. Le Forze armate inglesi così cresceranno per la prima volta dalla fine della Guerra fredda, nonostante non sia ancora formalmente stato invertito il taglio di 10mila unità previsto all’organico dell’Esercito entro il 2025. Il segretario della difesa britannico, Ben Wallace, infatti, non si è ancora espresso in merito a quali comparti dell’Esercito beneficeranno di tali fondi. Le cose potrebbero cambiare, tuttavia, una volta che la revisione della politica estera e di difesa commissionata da Truss sarà pubblicata verso la fine di quest’anno. In parallelo si prevede anche un’espansione nella guerra anti-drone, nell’Intelligence e nell’artiglieria. Come la Francia, il bilancio della difesa del Regno Unito è in costante aumento dal 2016, quando aveva raggiunto i 46,3 miliardi di euro, la cifra più bassa dal 2003. Il salto maggiore è avvenuto tra il 2021 e il 2022, ma è stato solo leggermente superiore a quello del 2010-2011, al culmine del conflitto in Afghanistan, quando il bilancio della difesa britannica era di 54 miliardi di euro.
“Off-the-shelf” o “buy European”?
Il tema è importante soprattutto in vista delle prossime tendenze dell’Europa per la propria Difesa. La scelta di preferire un sistema d’arma già pronto e performante, anche se proveniente da un mercato extra-europeo (principalmente Usa) rispetto a uno prodotto dalle imprese europee, infatti, potrebbe avere profondi impatti sull’architettura della Difesa dell’Europa nel suo insieme. Ne è un esempio il numero crescente di Paesi europei che scelgono per le proprie forze aeree l’F-35. La buona riuscita dell’F-35 sul mercato europeo, infatti, da un lato aumenta l’interoperabilità delle diverse Forze armate del Vecchio continente, ma dall’altra focalizza il procurement europeo verso un prodotto statunitense.