Incurante del ridicolo e purtroppo anche delle drammatiche conseguenze per il popolo russo il Cremlino continua ad alzare il livello di sfida e di terrore nucleare. La messinscena dell’annessione dei territori dell’Ucraina occupati ha dell’incredibile, ma offre anche la misura di quanto il regime del Presidente russo sia ormai fuori controllo. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Volto di ghiaccio, bocca di fiele. Vladimir Putin inscena al Cremlino tre inganni in uno contemporaneamente: violenta l’Ucraina e l’accusa di aggressione; parla di pace e programma l’inferno nucleare; manda al macello i suoi soldati, ma li costringe a procurarsi kit di pronto soccorso.
L’enfasi imperialista di frasi della serie “stiamo combattendo per una grande Russia storica” si infrange sulla tragedia quotidiana della inarrestabile ritirata dei reparti di Mosca, circondati dalle truppe di Kiev a Lyman ed a Yampil, snodi strategici insieme a quelli di Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, che paradossalmente, negando l’evidenza al cospetto del mondo, il presidente russo annette soltanto virtualmente alla Federazione.
I militari ucraini hanno riconquistato diverse località a est di Lyman crocevia ferroviario dell’intera regione. “Le forze ucraine sono riuscite a circondare la città”, conferma il blog militare filorusso Rybar, tanto che lo stesso leader filorusso della regione, Denis Pushilin, a Mosca, nel bel mezzo della farsa della cerimonia d’annessione ha ammesso che Lyman è “perduta”.
Così, come in un parossistico crescendo rossiniano, mentre la minacciosa retorica di Putin raggiunge il culmine, gli ucraini avanzano. Al Cremlino si brinda e si mente e contemporaneamente le truppe di Kiev controllano l’unica strada per Torske utilizzata dai rifornimenti delle forze russe e filorusse.
Sul palcoscenico di Mosca si inneggia alla inesistente vittoria e nel frattempo l’avanzata ucraina circonda Yampil, a sud est di Lyman ed apre la strada per la riconquista della regione di Luhansk, in una corsa contro il tempo per scongiurare la formalizzazione della pseudo annessione delle regione da parte di Mosca. Annessione che gronda sangue ma che non avverrà prima di martedì, quando il Consiglio della Federazione avrà ratificato gli accordi firmati da Putin.
Fra una recita e una farsa di regime i russi continuano intanto a fuggire intanto all’estero. Ci sono più fuoriusciti che combattenti ha accertato l’intelligence britannica, secondo la quale l’impatto economico della riduzione della disponibilità di manodopera e della cosiddetta “fuga di cervelli” diventerà sempre più determinante.
Secondo l’ultimo briefing del ministero della Difesa britannico, i riservisti russi appena mobilitati hanno ricevuto l’ordine di procurarsi da soli le forniture di primo soccorso. Secondo i report dell’intelligence inglese, l’assistenza medica per le truppe russe in Ucraina sta precipitando tanto che molti soldati si sono procurati dei lacci emostatici di tipo occidentale, ma li hanno riposti nell’equipaggiamento utilizzando delle fascette, anziché il velcro in dotazione, probabilmente perché tale equipaggiamento è scarso e rischia di essere rubato”.
“Questo – sostengono gli esperti britannici – quasi sicuramente ostacolerà o renderà impossibile l’applicazione tempestiva dei lacci emostatici in caso di emorragie”. Per gli analisti inglesi “la mancanza di fiducia delle truppe russe in un’assistenza medica sufficiente sta quasi certamente contribuendo al declino del morale e alla mancanza di volontà di intraprendere operazioni offensive in molte unità in Ucraina”.
Sulla pelle del popolo russo, tragicamente incurante della realtà, la capacità di mistificare la realtà e di seminare morte e distruzione parte di Putin supera di giorno in giorno le umane possibilità di smascherarlo.
Se vi sarà ancora una storia, non c’è dubbio che sarà paragonato ad Attila, Hitler, Stalin e ad Hideki Tōjō, il maggiore responsabile dei massacri in Cina e dei crimini di guerra compiuti dal Giappone nella seconda guerra mondiale.