Il governo francese ha presentato il suo bilancio per la Difesa per il prossimo anno, allocando 43,9 miliardi di euro a potenziare e rafforzare le proprie forze armate. Ma nei documenti non compaiono riferimenti al caccia di sesta generazione Fcas e il carro armato del futuro Mgcs, omissioni importanti per Parigi
Seguendo la dichiarazione di luglio del presidente francese, Emmanuel Macron, sull’avvio di una “economia di guerra”, il ministro della Difesa Sebastian Lecornu presenta il suo bilancio per la Difesa per il 2023. Sono 43,9 miliardi di euro destinati alle forze armate francesi, un aumento del 7,4% rispetto ai fondi del 2022. Rispetto al 2017, i fondi allocati dall’Eliseo per il suo comparto militare sono aumentati praticamente di un terzo. L’aggiunta di 3 miliardi di euro per il 2023 equivale a quasi il doppio degli aumenti annuali registrati negli ultimi due anni.
Assenti importanti
Nonostante l’aumento dei fondi, tuttavia, a colpire sono più i programmi assenti che quelli finanziati. Nel bilancio non compaiono in nessuna forma né il sistema aereo di combattimento di sesta generazione Fcas, né il progetto per il carro armato da battaglia del futuro (Mgcs), entrambi progetti avviati in collaborazione con la Germania (e la Spagna, nel caso del Fcas). Un’omissione significativa, che registra la fatica nelle relazioni tra Parigi e Berlino nell’avanzamento dei due sistemi. L’anno scorso, il ministro aveva stanziato 282,7 milioni di euro per il programma Fcas, per finanziare gli studi in corso e i preparativi per la fase dimostrativa, mentre il programma Mgcs avrebbe dovuto ricevere 58 milioni di euro per gli studi in corso. Adesso, nessuno dei due programmi compare nei documenti di bilancio forniti dal ministero.
I ritardi del Fcas
Entrambi gli sforzi stanno subendo un pesante rallentamento delle fasi di sviluppo. Il Fcas è rallentato dalle tensioni tra la francese Dessault Aviation e la tedesca Airbus, con la prima che ambisce a essere l’appaltatore principale del sistema centrale del programma, il New generation fighter (Ngf), mentre Airbus rivendica a sua volta un ruolo di primo piano nella progettazione. Nel frattempo, invece, il concorrente più diretto del Fcas, il progetto Tempest al quale partecipano il Regno Unito, l’Italia, il Giappone e la Svezia, non solo non sembrerebbe subire simili battute d’arresto, ma anzi con l’inclusione di Tokyo starebbe addirittura allargando i suoi orizzonti oltre il vecchio continente.
I dubbi sul carro armato del futuro
Discorso simile per il Main ground combat system (Mgcs), progetto che riunisce la tedesca Rheinmetall e KNDS, nato nel 2015 dalla fusione di Krauss-Maffei Wegmann con la francese Nexter. Il progetto, tuttavia, mira ad espandersi anche ad altri Paesi europei, con anche l’Italia interessata al programma per sostituire i suoi Ariete. L’esigenza di dotarsi di un nuovo sistema terrestre corazzato è una priorità per quasi tutti i Paesi europei. A questo si unisce la necessità di razionalizzazione dei sistemi. Come ripetuto spesso, l’Europa attualmente possiede diciassette carri armati diversi, una moltiplicazione inefficiente. Da quando è stato lanciato, però, il progetto ha faticato a prendere piede, e l’urgenza dei Paesi di acquistare un carro armato aggiornato alle sfide contemporanee mette a repentaglio il futuro del programma. Invece di attendere i decenni necessari a progettare e mettere in produzione i Mgcs, le capitali del Vecchio continente potrebbero scegliere di comprare immediatamente mezzi già disponibili. È il caso della Polonia, che ad aprile ha acquistato 250 carri americani Abrams M1A2.
L’economia di guerra
Nonostante l’assenza del Fcas e del Mcgs, l’importo più consistente del bilancio è destinato all’acquisto di nuovo equipaggiamento: 38 miliardi di euro sui 43,9 totali. I nuovi finanziamenti daranno il via alla “trasformazione del modello di produzione della nostra industria verso una economia di guerra, e garantiranno la nostra sovranità rinnovando le nostre scorte”, ha dichiarato Lecornu, facendo eco alle parole del presidente Macron. Per quanto riguarda i programmi terrestri, si prevede di dotare l’Armeé francese di 420 veicoli blindati leggeri Serval, 46 stazioni terrestri di comunicazione satellitare per la costellazione Syracuse IV, un lotto di missili a medio raggio, 22 elicotteri multiruolo di nuova generazione, 22 veicoli blindati pesanti per le forze speciali, oltre arinfoltire le dotazioni personali con ottomila fucili d’assalto HK416.
Dotazioni aeronavali
Per quanto riguarda le altre forze armate, la Marina militare francese prevede di ordinare tre dispositivi navali anti-droni, 19 stazioni SatCom navali per Syracuse IV, un lotto di missili antinave Exocet di MBDA, un lotto di missili MBDA Aster-30 da utilizzare sulle fregate multiruolo FREMM e una capacità esplorativa per i fondali marini profondi. Nel settore aerospaziale, gli ordini includono 42 caccia Rafale, un lotto di 320 missili BK 1 NT Aster e vari kit di equipaggiamento per gli elicotteri francesi Eurocopter EC 725 Caracal e per gli aerei da trasporto CN235 e A400M.
Innovazione e sviluppo
Il resto delle previsioni è distribuito tra manutenzione dei sistemi, con cinque miliardi, comprensivo anche degli investimenti in strumenti digitali e capacità di produzione additiva, nonché l’ottimizzazione dei flussi della catena di approvvigionamento. 702 milioni di euro saranno dedicati al dominio spaziale, e 288 milioni al dominio cibernetico. Il ministero prevede anche di reclutare circa 1.900 “combattenti informatici” entro il 2025. Un totale di otto miliardi andrà alle attività di ricerca e sviluppo, di cui sei per nuovi programmi di sviluppo e uno all’innovazione in sei aree prioritarie: cyber, anti-droni, dominio sottomarino, ipersonica e difesa Cbrn. Tra i principali sviluppi, il ministero prevede di effettuare il primo lancio dei missili aria-aria di nuova generazione Mica costruiti da MBDA, che equipaggeranno i jet da combattimento francesi. Il rifornimento di munizioni in tutti i servizi richiede ordini per due miliardi di euro nel 2023. Novità importante anche per la guerra dei fondali marini, che riceverà nel corso del prossimo anno tre milioni e mezzo per investire in tecnologie in grado di proteggere le infrastrutture in profondità, come risorse naturali e cavi marini, e di recuperare “oggetti sensibili”.
Difesa europea
Inoltre, il documento della Difesa francese loda le misure di difesa a livello europeo intraprese nel 2022, notando che l’aumento delle tensioni nella regione indo-pacifica e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno portato a una “consapevolezza collettiva per rafforzare la difesa europea”. Quasi 8 miliardi di euro, pari a 7,8 miliardi di dollari, contribuiranno a iniziative a livello europeo e la Francia è coinvolta in 47 dei 61 progetti selezionati per il ciclo inaugurale del Fondo europeo per la difesa annunciato a luglio.