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Le imprese hanno ragione, prima il gas poi il fisco. Parla Galli

L’economista e vicedirettore dell’Osservatorio sui conti pubblici: la presa di posizione degli industriali su flat tax e pensioni va apprezzata, gli imprenditori ci stanno dicendo quale è la vera priorità del Paese. Difficile ma non impossibile costruire un’Europa dell’energia, ma nel mentre meglio concentrarsi su una centrale d’acquisto unica comunitaria

Carlo Bonomi non le ha proprio mandate a dire. C’è qualcosa nei programmi del prossimo governo a trazione Fratelli d’Italia che proprio non gira. Nello specifico, come ha messo in chiaro il leader degli industriali, flat tax e deroghe alla legge Fornero, alias uscita anticipata dal lavoro. Per gli imprenditori è tutto molto semplice, le misure care alla Lega in primis ma anche di riflesso agli alleati, non sono la priorità.

Prima c’è da raffreddare il prezzo del gas e non trasformare il pagamento di una bolletta nell’anticamera del tribunale fallimentare e dei licenziamenti. Per questo non può stupire, hanno raccontato alcune fonti vicine a Confindustria a Formiche.net, il latente nervosismo degli industriali italiani. Giampaolo Galli, economista che proprio a Viale dell’Astronomia ha guidato il team di esperti per otto anni, oggi è vicedirettore dell’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano. E a questa testata Galli, nelle librerie insieme a Lorenzo Codogno con il saggio “Crescita economica e Meritocrazia – Perché l’Italia spreca i suoi talenti e non cresce” (Il Mulino), spiega perché le annotazioni di Confindustria su tassa piatta e pensioni sono corrette, ancor prima che lecite.

“Dovrebbe essere apprezzato il fatto che si tratta di due prese di posizione coraggiose, perché guardano agli interessi del Paese e non agli interessi immediati degli imprenditori”, premette Galli. “Agli imprenditori non dispiacerebbe poter mettere fuori dalle aziende gli anziani e prendere persone più giovani. Così come non dispiacerebbe pagare un’aliquota al 15% sui propri redditi. Ma ci stanno dicendo che oggi la priorità assoluta è salvare le aziende dal caro energia”.

Al capitolo Europa, dove da una parte si invoca una Unione dell’energia proprio nel momento in cui persino sul tetto al gas è mancata la convergenza dei Paesi membri, l’economista spiega come la mission sia “difficile ma non impossibile. A questo punto, la cosa più utile sarebbe fare una centrale d’acquisto unica Bruxelles, come si è fatto con i vaccini, e forse il decoupling per evitare che il prezzo sia determinato dall’unità più costosa immessa sul mercato”.

Galli si sofferma poi sulla recente decisione della Germania di approntare un piano da 200 miliardi di euro per fermare la corsa del gas, apponendo di fatto un price cap fatto in casa e disimpegnandosi dall’Europa. “Per quel che riguarda il merito della decisione tedesca, bisogna tener presente che la loro situazione debitoria è infinitamente migliore della nostra, e anche negli ultimi tre anni di pandemia e di crisi energetica hanno speso meno di noi. Ora quindi hanno ampi spazi di bilancio da utilizzare. Noi invece, che abbiamo un debito molto alto”.

Meno male che dai mercati sembrano arrivare delle rassicurazioni, dopo giorni di spread ballerino (oggi a 228 punti base). Segno che anche gli investitori si fidano di un governo Meloni? “Certamente un’apertura di credito al nuovo governo, propiziata dalla postura istituzionale che ha assunto Giorgia Meloni. Ma hanno contato anche gli acquisti di titoli italiani da parte della Bce. Anche in questo frangente l’Europa ci sta dando una mano”.

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