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Bruxelles e l’Italia scoprono la paura dell’atomica. Le rassicurazioni del gen. Torres

“Nel Paese e nel continente esiste un protocollo curato dalla Protezione civile per quanto riguarda l’impiego di uomini e mezzi, con il supporto dei vigili del fuoco e delle forze armate. Quindi niente panico o ansia da Guerra Fredda”, dice il generale a Formiche.net. “Mi sorprende l’assenza di Lavrov, figura sempre di mediazione che è scomparsa dalla scena dopo il discorso all’Onu”

Niente ansia da Guerra Fredda. Questo il monito “antinucleare” che arriva dal Generale Michele Torres, dopo che l’Eurocamera ha chiesto ufficialmente di predisporre un piano in caso di escalation atomica. Al momento, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la centrale nucleare di Zaporizhzhia è ancora menzionata come proprietà ucraina, ma Bruxelles prova a mettere nero su bianco un piano europeo in caso di colpi di testa del Cremlino (o dei falchi) dopo che è da qulche giorno scomparso dalla scena il ministro degli esteri, Sergey Lavrov.

Il generale Torres è stato rappresentante personale del presidente dell’Osce per gli accordi di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina ed è attualmente docente di Geopolitica alle Università di Vienna e Bari. Pluriesperto di scenari altamente complessi come quelli jugoslavo, libanese e mediorientale prova a spiegare la contromossa europea in una conversazione con Formiche.net.

Piano europeo: come, dove, quando

“Stante la problematica della minaccia nucleare già a livello europeo era stato contenuto in diversi documenti riservati. Quindi non siamo allo scoperto, ma chiaramente adesso il tema è saltato alla ribalta con tutte le problematiche connesse ovvero con le minacce, non più tanto velate, da parte della Russia nei confronti dei Paesi alleati degli Stati Uniti e soprattutto dell’Ucraina stessa. Vorrei sottolineare questo, cioè ci sono degli standard già precisi e non soltanto a livello Nato, ma anche a livello Ue, anche dal punto di vista militare per quanto riguarda la minaccia nucleare”, sostiene il generale.

Ma quali sono le misure da dover adottare? Si stanno mettendo in campo, spiega, le misure attuative di un protocollo a livello mondiale presso l’Ue “che abbiamo sempre avuto con noi, non stiamo scoprendo l’acqua calda stamattina, quindi quello che si sta mettendo in campo sono le misure attuative, a livello comunitario, per poter affrontare un eventuale attacco nucleare nei confronti dei Paesi dell’Unione europea”.

Niente panico

Nel Paese e nel continente esiste un protocollo curato dalla Protezione civile per quanto riguarda l’impiego di uomini e mezzi, con il supporto dei vigili del fuoco e delle forze armate. Quindi niente panico o ansia da Guerra Fredda, ribadisce più volte il generale.

Fermo restando che siamo sempre nel campo delle ipotesi, aggiunge, “in primis tengo a precisare un dato: non è tanto Putin a voler utilizzare l’arma nucleare, ma i falchi che sono intorno a lui”. Ovvero, Putin stesso sa benissimo che anche usando l’arma tattica nucleare si andrebbe dritti verso un’escalation assolutamente imprevedibile. “Putin può sembrare irruento, però è abbastanza coi piedi per terra circa quello che potrà poi avvenire a livello non soltanto europeo, ma a livello mondiale. Non nascondo che, se le cose dovessero andare ancora così come stanno andando nel Donbass, il conflitto con l’Ucraina potrebbe metterlo alle strette, fino anche ad utilizzare l’arma nucleare stessa”.

Misure e assenti

Le misure attuative in campo sono chiaramente quelle di Paesi in Europa già attrezzati con i rifugi atomici e il protocollo da utilizzare in caso di un attacco. “Non ci sono solo armi nucleari, ma anche armi batteriologiche o chimiche. Io però ho più paura dei falchi che stanno intorno a lui che di Putin stesso. E la scomparsa dalla scena del ministro degli esteri Sergei Lavrov, dopo il discorso all’Onu, non mi fa ben sperare, visto che è considerato una colomba nell’ambito dell’entourage di Putin stesso. Il suo silenzio è un brutto segnale per quanto riguarda il futuro del conflitto che si sta verificando in Ucraina. Ho avuto il piacere di incontrarlo quattro volte quando ero all’Osce. E devo dire la verità, se non fosse stato per lui non avremmo mai concluso gli accordi di Dayton: è una persona che cerca sempre la mediazione, e mai il confronto diretto, ma una via sempre mediata per quanto riguarda le varie soluzioni. E mi riferisco a soluzioni eque, non soluzioni che riguardino soltanto solo un paese o una fazione”.

Buone notizia invece dagli Usa, dove secondo il generale Torres fa ben sperare l’iniziativa diplomatica del segretario di Stato Anthony Blinken, utile per poter uscire fuori da questo conflitto.

Il ruolo dell’Italia

Ma osservando il quadro complessivo, dove già ad esempio operano gli Eurofighter a Costanza e dove l’azione della Nato si è distesa anche grazie al ruolo del premier italiano Mario Draghi, in un momento in cui l’Italia è a cavallo tra tra un vecchio governo super iper atlantista e un nuovo di cui non si conosce ancora la composizione, esiste in questa fase il rischio di una sorta di vacatio?

“Assolutamente no, inutile parlare di fantasie. Esiste una struttura di organizzazione di comando a livello Ue, ma è completamente affiancata alla Nato. Le forze che noi mettiamo a disposizione sono le stesse che utilizzeremo soltanto nell’ambito della Ue. Non vedo grosse differenze. Ciò che si può osservare è che sarebbe utile una maggiore attività di addestramento a livello comunitario e Nato delle forze convenzionali, venuto a mancare negli ultimi decenni, con un depauperamento della capacità operativa sul terreno perché siamo stati sempre impegnati in altre attività, come il peacekeeping”.

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