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Dal 2017 a oggi. Il Congresso del Pcc secondo Ghiretti (Merics)

Di Francesca Ghiretti

Il Congresso avverrà in un momento non ottimale per la Cina internamente ed esternamente. Il commento di Francesca Ghiretti, analista presso il Mercator institute for china studies, Merics, e associate fellow presso European council on foreign relations, Ecfr

Ogni cinque anni, il Partito comunista cinese (Pcc) si riunisce per una settimana per scegliere le figure che saranno alla guida del partito per il quinquennio a venire. Dopo l’annuncio della data di inizio per il 2022 sono iniziate anche le speculazioni: da divertenti opzioni per comporre la propria “squadra” di partito al più recente, ma in certa misura non meno divertente colpo di Stato che avrebbe visto l’arresto dell’attuale segretario Xi Jinping.

La bufala, partita dopo che un giornalista cinese in esilio negli Stati Uniti, Zhao Linjian, ha così interpretato in un post Twitter una massiccia cancellazione di voli da e per la Cina, è tuttavia esplicativa di almeno due fenomeni. Il primo è la crescente difficoltà a informarsi su ciò che accade in Cina. Il secondo viene in parte come conseguenza al primo, in parte come normale risposta a un processo di selezione opaco della leadership.

Qualcuno sperava che il Congresso avrebbe portato una leadership più moderata al potere, sebbene siano sempre meno coloro che coltivano questa speranza. Uno degli oggetti di queste speranze era l’attuale primo ministro Li Keqiang, visto come una figura più moderata di Xi. Come per il famigerato colpo di Stato, la possibilità che Li Keqiang diventi il prossimo segretario del Partito comunista è pressoché inesistente.

La posizione rimarrà solidamente nelle mani di Xi Jinping, che si avvia ad aggiudicarsi un eccezionale terzo mandato. Perché il Congresso di ottobre è visto come un evento così importante? I motivi sono svariati: perché ha a che fare con la selezione delle altre figure che andranno a comporre la leadership del partito, importante segnale sia della direzione che il Pcc prenderà sia del livello di influenza e potere di Xi.

Se saranno “i suoi” a essere assegnati alle cariche più importanti sarà un indicatore rilevante del livello di potere di Xi nel partito. Ad esempio se Li Qiang, segretario a Shanghai, sarà nominato primo ministro. Un altro motivo è che si discute sugli obiettivi centrali del Pcc, ovvero la valutazione del lavoro fatto dal Partito nei passati cinque anni, la definizione dell’agenda ed eventuali revisioni alla Costituzione.

Si prevede che questo Congresso andrà a riconfermare la centralità di Xi Jinping sia per quanto riguarda la selezione della leadership, sia per quanto riguarda la futura agenda e la Costituzione. Nel 2017 la Costituzione era già stata modificata per introdurre “il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi” e sembra che il Politburo abbia già elaborato una bozza per un’altra riforma da proporre al Congresso.

Una modifica che, si pensa, rafforzerà ancora di più il ruolo del pensiero di Xi Jinping per portarlo al pari di quello del Grande timoniere, Mao Zedong, o in ogni caso legherà in maniera storica il partito alla figura di Xi. Dunque il leader è chiaro e ora la lista dei 2296 delegati è disponibile. La direzione che il Partito alla guida della Cina prenderà dopo il Congresso sarà determinante per il clima globale negli anni a venire.

C’è la possibilità che poco cambi e che la Cina di Xi rimanga sulla traiettoria finora tracciata. Una traiettoria sempre più ostile nei confronti dell’occidente e che lavora attivamente per proporre un’alternativa all’ordine liberale a guida statunitense. Questo include ciò che abbiamo visto negli anni e mesi passati: crescente influenza all’Onu e nelle agenzie internazionali, tentativi di espandere gruppi alternativi come la Shanghai cooperation organization o i Brics, sforzi per concludere accordi bilaterali con focus sulla sicurezza e uso di leve unilaterali, quali l’economia, per ottenere i risultati desiderati.

Tuttavia gli esiti di tali sforzi sono altalenanti. C’è anche la possibilità che la Cina diventi più aggressiva a seguito della riconferma di Xi, mentre rimane difficile, sebbene non impossibile, immaginare una Cina più accomodante. Infine è importante tenere a mente che il Congresso avverrà in un momento non ottimale per il Paese.

Internamente le difficoltà economiche (si veda il mercato immobiliare, ad esempio) sono aggravate dalla crescente inflazione, dal cambiamento climatico e da una popolazione che invecchia sempre di più accompagnata da generazioni di giovani delusi. Esternamente le vicende di un partner vicino come la Russia, l’instabilità economica alla quale contribuisce la guerra in Ucraina, Paesi debitori e progetti della Via della seta in default pongono sfide non ignorabili per Pechino.

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