Skip to main content

Pregi e difetti dell’euroadunata di Macron secondo Stefania Craxi

“Sarebbe un tantino illusorio pensare che da questo vertice, che muove nell’incertezza di scopi e obiettivi, possano venire fuori determinazioni significative. L’Italia ha bisogno come l’aria di vivere un sistema di larghe e diffuse relazioni globali”. Intervista alla presidente uscente della Commissione Esteri del Senato e già sottosegretario agli Esteri

“Sarebbe un tantino illusorio pensare che da questo vertice, che muove nell’incertezza di scopi e obiettivi, possano venire fuori determinazioni significative”. Commenta così a Formiche.net Stefania Craxi, presidente uscente della Commissione Esteri del Senato e già sottosegretario agli Esteri, la mossa macroniana del vertice allargato, anche in considerazione della contromossa che il nuovo governo italiano sarà chiamato ad effettuare. “L’Italia, dove ha vinto un centrodestra senza trattino, ha bisogno come l’aria di vivere un sistema di larghe e diffuse relazioni globali.”

L’Europa dei 44 convocata da Macron come potrà fare sintesi su punti salienti come energia e guerra?

L’Europa dei 44 non è altro che un nuovo forum intergovernativo che include sia gli Stati aderenti all’Unione sia i restanti Paesi del continente. È un’occasione certamente utile per discutere delle sfide comuni, quelle del presente e quelle del domani, soprattutto in presenza di un conflitto, quello russo-ucraino, che ci vede tutti direttamente coinvolti e che richiede azioni e risposte unitarie come Europa e come Occidente. Detto ciò, sarebbe un tantino illusorio pensare che da questo vertice, che muove nell’incertezza di scopi e obiettivi, possano venire fuori determinazioni significative. Basti pensare che già la stessa Unione europea, ad esempio, su un tema come quello della risposta all’emergenza energetica, ha difficoltà nel trovare un punto di incontro per possibili e necessarie azioni comuni.

Liz Truss, nonostante la Brexit, è stata invitata. Che significa per gli equilibri, attuali e futuri?

Considero positiva la presenza del Regno Unito, per più ragioni. Anche perché, a differenza di alcuni sia in Italia che in Europa, non ho mai gioito per l’addio di Londra, che considero una sconfitta per tutti, anche e soprattutto per l’Unione e per una sua certa burocrazia ottusa. È un addio che ha indebolito tutti e a più livelli, su cui probabilmente si è poco riflettuto. Ad ogni modo, la presenza del governo di sua Maestà è utile per riallacciare i rapporti dopo il non semplice divorzio, con una realtà fondamentale per le sorti del Vecchio Continente.

Come si approccia il “destracentro” italiano a questo tentativo macroniano di più Europa?

Rigetto la definizione “destracentro”. La coalizione che ha vinto le elezioni politiche è una coalizione consolidata e matura, con una postura netta nelle alleanze internazionali. Oserei dire, rammentando una discussione non semantica che per anni ha interessato l’altra parte del campo, che ha vinto un centrodestra senza trattino. Quanto all’iniziativa della Comunità politica europea, se, come prefigurato da Macron e Charles Michel, è uno strumento per discussioni strategiche sul futuro del continente – penso al tema della sicurezza – tra partner che già hanno relazioni in altri organismi, ben venga. Però difficilmente, considerata proprio la natura della CPE, qualcuno potrà pensare di trarne singolarmente vantaggio, al netto di qualche titolo di giornale in più. Ripeto, più che il forum in sé conteranno le discussioni a latere …

Quali?

Come spesso accade in questi casi, saranno importanti gli incontri che si terranno a margine. Non mi riferisco solo ai vertici bilaterali, da sempre concreti momenti di confronto e d’iniziativa, ma anche agli incontri informali tra i vari leader. In questo momento, con in corso un conflitto nel cuore dell’Europa, con all’orizzonte una minaccia nucleare e con tutti gli annessi e connessi di natura economica e sociale, è fondamentale confrontarsi, scambiarsi idee e tenere aperti i canali di comunicazione. Nessuno si salva da solo, anche se questa convinzione per ora non si è fatta strada in qualche cancelleria della Mitteleuropa.

Se già ora la Ue fatica ad imporsi tra i superplayers, come potrebbero i singoli Stati nazionali da soli avere una voce?

Dobbiamo innanzitutto essere sinceri, non confondere realtà e volontà. L’Unione Europea non è un soggetto politico, non esprime una posizione comune sui temi internazionali e di difesa. Non lo è per sua natura, per come è stata pensata e non-costruita in questi anni. È un fatto di cui prendere atto, diversamente moriremo nella retorica di certo europeismo ideologico che tanto male ha fatto proprio alla stessa Unione. Se vogliamo avere voce sullo scenario globale, fare in modo che l’Unione acquisisca un ruolo e una funzione, dobbiamo partire da questa consapevolezza. Servirebbe l’Europa che non c’è ma di cui avremmo bisogno, proprio per sopperire alle debolezze dei singoli Stati nazionali. Ma sarebbe velleitario oltre che suicida – e lo dico riferendomi a molti non detti – pensare ad un’Europa soggetto terzo, altro rispetto agli Stati Uniti o alla Nato. Insieme, pur con le diverse sensibilità, siamo Occidente.

Il sovranismo di alcuni partiti della maggioranza verrà stemperato dalla realpolitik delle attuali emergenze?

Bisognerebbe declinare con esattezza cosa si intende per sovranismo, esercizio non affatto scontato. Se per sovranismo intendiamo la difesa degli interessi italiani e le ragioni del nostro Paese, tanto nel concerto europeo che all’interno degli organismi internazionali – lo dico provocatoriamente – ben venga il sovranismo! Una cosa è certa: l’Italia ha bisogno come l’aria di vivere un sistema di larghe e diffuse relazioni globali. Anche perché i nostri interessi, può sembrare paradossale, risiedono fuori dai nostri confini. Guardiamo a quello che accade nel Mediterraneo: come può non riguardarci? Quanto alla realpolitik, è del tutto normale che nell’azione di governo la retorica lasci spazio ad un principio di realtà. Contano i fatti più che le parole.

@FDepalo

×

Iscriviti alla newsletter