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La crisi energetica e il dilemma del gas russo da sciogliere

Contenere i rincari di gas ed elettricità. La preoccupazione della Uiltec per i disagi di lavoratori e famiglie. Il ministro Cingolani chiede i rigassificatori e Terna gli investimenti per rinnovabili e infrastrutture elettriche. L’ex presidente Dini segnala che senza gas russo sarà dura

Sull’approvvigionamento energetico non c’è tempo da perdere, prima che arrivi il freddo inverno e che i disagi si scarichino sui lavoratori e sulle loro famiglie. Questo il grido d’allarme che ha lanciato Daniela Piras, segretaria generale della Uiltec a pochi giorni dalla sua elezione a leader del sindacato dei settori del tessile, della chimica e dell’energia.

Commissione Ue al lavoro

E da Bruxelles è giunta la nota della Commissione Europea che lavora “a tutta velocità” per presentare “presto” e “velocemente” proposte per contenere i rincari del gas e dell’elettricità che continuano in Ue. Lo ha assicurato la vice portavoce capo dell’esecutivo Ue, Dana Spinant, durante il briefing giornaliero con la stampa nella capitale belga. Spinant non ha però precisato se le proposte arriveranno prima o dopo il Consiglio Europeo della settimana prossima: “Spero di poter dire qualcosa sulla tempistica presto”, ha risposto ad una domanda sul punto.

Per Ocse la decelerazione dell’economa mondiale

Ed anche l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana di settembre ha ricordato le recenti previsioni dell’Ocse che segnalano come il perdurare della crisi energetica associata al cambio di intonazione della politica monetaria potrebbe causare una decelerazione dell’economia mondiale. Sempre l’Istituto nazionale di statistica, in data odierna, ha fatto presente che ad agosto si è osservato un incremento congiunturale della produzione industriale dopo la lieve crescita del mese precedente. L’intonazione congiunturale positiva di agosto è diffusa ai principali comparti, ma con l’esclusione proprio dell’energia. Nella media degli ultimi tre mesi, d’altra parte, la dinamica congiunturale complessiva è rimasta negativa.

Servono i rigassificatori, dice il ministro Cingolani

Anche il governo si è espresso. “Fondamentale che i rigassificatori vengano messi in funzione il prima possibile perché ne va della sicurezza nazionale, è urgentissimo che dall’inizio dell’anno prossimo ci sia almeno il primo rigassificatore, quello di Piombino, ed entro inizio 2024 il secondo”. Così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani oggi al Green Talk di Rcs AcademyCorriere della Sera. “Oggi abbiamo dimezzato la nostra dipendenza dal gas russo. L’indipendenza totale è prevista nella seconda metà 2024, sostanzialmente quando saranno piazzati i due nuovi rigassificatori”, ha ribadito. Quanto all’entrata in funzione del primo, a Piombino, nei tempi previsti, “sicurezze non ne ho, è un’eredità che lascio e spero che tutti si rendano conto che la sicurezza energetica nazionale dipende da quello. Se abbiamo il Gnl e abbiamo la nave, e non saremo in grado di utilizzarlo sarà un vero e proprio suicido; qualcuno dovrà prendersi la responsabilità”.

La responsabilità sindacale per l’autonomia energetica secondo Piras

“Dobbiamo adoperarci per raggiungere, in ambito nazionale, l’autonomia energetica in tempi più celeri rispetto a quelli previsti del 2024. Da qui ad allora la crisi del settore, insieme ad una politica monetaria meno espansiva, rischia di far pagare un prezzo alto ai lavoratori e alle loro famiglie. Mai come ora siamo in prima linea per tutelare i più deboli”. Così Daniela Piras, segretaria generale della Uiltec, commentando le previsioni dell’Ocse, sulla decelerazione dell’economia mondiale a causa della crisi energetica.

“Tale tendenza si evince anche – ha continuato- sulle rilevazioni dell’istituto statistico riguardanti gli incrementi congiunturali della produzione industriale. Crescono tutti i comparti del settore specifico ad esclusione di quelli collegati all’energia. Ed è tempo che i Paesi dell’Unione europea si decidano a recepire come regola comune e condivisa un tetto al prezzo del gas. La nostra idea di transizione energetica continua ad essere quella che passa attraverso l’utilizzo del gas. Ci vuole la costruzione di nuovi rigassificatori in ambito nazionale che costituiscono le giuste infrastrutture dove rigassificare il gas liquefatto che dobbiamo far arrivare dall’estero prima possibile”, ha continuato.

E Piras ha ribadito che “ci vogliono carburanti a basso impatto ambientale ed occorre valorizzare il contributo energetico delle fonti fossili. Infine, bisogna ampliare la platea delle energie rinnovabili per la generazione elettrica, dato che l’attuale modello tiene conto quasi esclusivamente della produzione di energie solare ed eolica. Insomma, tutto possiamo fare, ma non stare a guardare. Se il nuovo governo batterà un colpo in tal senso, il sindacato farà la sua parte in modo responsabile per sostenere una transizione energetica utile all’autonomia e alla sicurezza del Paese”, ha concluso.

Terna chiede investimenti su rinnovabili ed infrastrutture elettriche

Anche un’importante società del settore energetico come Terna si è fatta sentire. “Serve un massiccio programma di investimenti su rinnovabili e infrastrutture elettriche se vogliamo trovare una soluzione al caro energia e affrancarci dal gas importato. È necessario, quindi, adottare un approccio diverso che implichi la massima accelerazione dei processi di autorizzazione degli impianti di energie rinnovabili”. Così l’amministratore delegato, Stefano Donnarumma, intervenuto anche lui al Green Talk di RCS Academy. “A fine agosto – ha aggiunto Donnarumma – le richieste di connessione alla propria rete ricevute da Terna ammontavano a 280GW, circa 4 volte gli obiettivi che l’Italia si è data al 2030. I progetti ci sono, le aree idonee sono state individuate, la rete è e sarà in grado di accompagnare questo sviluppo; rimane un un altro tema, oltre a quello autorizzativo, che è quello legato agli accumuli: Terna ha da tempo evidenziato la necessità di promuovere lo sviluppo di capacità di accumulo di grande taglia, fondamentale per accompagnare i 70GW di energie rinnovabili previsti dal piano europeo Fit for 55. Purtroppo negli ultimi anni gli investimenti in questo campo sono stati insufficienti”.

L’ad di Terna ha poi spiegato che “se già oggi il prezzo dell’energia elettrica dipendesse solo dal costo industriale delle fonti rinnovabili e non dalla produzione a gas, ci saremmo trovati nell’ultimo trimestre con un costo della componente energia pari a un quinto di quella attuale. Terna sta facendo la sua parte attraverso un Piano di sviluppo decennale da oltre 18 miliardi di euro di investimenti per abilitare la transizione energetica e per rinforzale le dorsali di trasporto dal Sud, produttore di energie rinnovabili, al Nord dove c’è maggiore domanda”. “A tal proposito è stata recentemente autorizzata dal Ministero della Transizione Ecologica la tratta est del Tyrrhenian Link, uno dei principali interventi infrastrutturali del Paese, che ci vede investire 3,7 miliardi di euro per un’opera con cavi sottomarini, fondamentale per lo sviluppo del sistema elettrico nazionale.

Lo scetticismo di Lamberto Dini

Ma un veterano della politica estera come l’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini non ha dubbi. Nei mesi a venire ci sarà da penare, perché, a suo dire, ormai è tardi.  “Giorgia Meloni eredita una situazione difficile. Io avrei detto: l’Italia per i prossimi due anni ha bisogno del gas russo. Ma questo non è stato fatto. Ormai è troppo tardi. Però nonostante ciò che dice Cingolani resta la domanda, e il 2024?”.

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