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Gentile Monti, ora un po’ di sobrietà

Il nostro Presidente del Consiglio torna dopo un significativo successo in terra d’America. Torna con un “assegno” in tasca e una copertina prestigiosa in mano. L’assegno vale in termini di credibilità recuperata del Sistema Italia, la copertina è quella di Time che ipotizza un mandato americano a Monti a ricucire le strategie europee per la soluzione della crisi.
 
Immagino che Mario Monti stia vivendo in questo momento uno stato d’animo simile a quello di Alcide De Gasperi nel 1947, quando rientrò dagli Stati Uniti, “benedetto” da Harry Truman e nella maniera più tangibile (in quel caso l’assegno per l’Italia era esigibile in dollari).
Temo peraltro che la soddisfazione possa sfociare nell’euforia, perché è uno stato d’animo che si controlla male, in genere. E Monti non fa eccezione.
 
L’altra volta, quando venne fuori con l’affermazione sulla “monotonia del posto fisso” che, decontestualizzata, suonò davvero singolare per i lavoratori precari, quelli disoccupati e gli aspiranti lavoratori, credo che fosse inconsapevolmente preda di un fenomeno euforico (lo spread era appena tornato sotto quota 400).
L’incidente comunicativo, reiterato a breve con “il buonismo sociale” (e integrato da altre esternazioni comunicativamente rischiose, quando non decisamente infelici, di esponenti del governo), è sintomatico di un allentamento dell’autocontrollo, di una perdita di sobrietà.
 
E la sobrietà, ricordiamolo, è la cifra stilistica di questo governo che gioca un ruolo importante nel mantenimento del consenso, perché ha rappresentato l’elemento di discontinuità più immediato ed evidente con il precedente esecutivo.
Occorre che il successo americano, e avalli così prestigiosi, non provochino nell’intera squadra Monti una sottovalutazione degli interlocutori interni, che sono tanti e richiedono pari attenzione.
Occorre uscire dal cenacolo degli eletti e parlare con il Paese in difficoltà; se questo non avvenisse, nell’immaginario collettivo e massmediatico il “grande Sobrio” potrebbe essere sostituito dal “Grande Snob”. Gli umori popolari, si sa, non sono stabili.
 
Marco Stancati è Consulente di Direzione e docente nell’Area Comunicazione della Sapienza di Roma


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