“I presidenti non sono chiusi in un sarcofago impossibilitati a dare segnali di vita politica, ma devono fare molta attenzione a non sovrapporre i due ruoli nell’esercizio delle loro funzioni istituzionali”. Conversazione con il costituzionalista Vincenzo Lippolis dopo l’elezione di La Russa e Fontana
Il punto fondamentale è uno: non confondere il ruolo istituzionale con quello politico. Da cui consegue che i presidenti di Camera e Senato dovranno svolgere le loro funzioni in modo imparziale, sì, ma intendiamoci: “Imparziale non significa neutrale”, sottolinea con Formiche.net il professor Vincenzo Lippolis, costituzionalista ed esperto di regolamenti parlamentari, a poche ore dall’elezione della seconda e terza carica dello Stato, rispettivamente Ignazio La Russa presidente del Senato e Lorenzo Fontana presidente della Camera dei deputati.
Professore, partiamo dall’inizio: quali sono le funzioni dei presidenti d’assemblea?
Intanto loro saranno i primi a essere consultati dal Presidente della Repubblica, come rappresentanti delle rispettive assemblee, nelle procedure per la formazione del futuro governo. Il Capo dello Stato deve verificare l’esistenza di una maggioranza certa per la formazione dell’esecutivo e per decidere a chi affidare l’incarico di presidente del Consiglio. Tutto questo non è regolato dal testo costituzionale, ma dalla prassi. All’estremo opposto, poi, in caso di crisi di governo, i presidenti di Camera e Senato devono essere consultati dal Quirinale prima dello scioglimento delle Camere, come prevede in questo caso l’articolo 88 della Costituzione.
Per quanto riguarda le aule, invece? Il loro è un ruolo solo formale?
Hanno un ruolo fondamentale nel governo delle due Camere. Non dobbiamo pensare ai due presidenti solo come soggetti che dirigono la seduta, in quella che potremmo definire una gestione in senso stretto: ossia la risoluzione di questioni procedurali che possono andare a vantaggio di una parte o di un’altra. Oltre a questo, ci sono una serie di altre sfaccettature.
Quali?
Innanzitutto ha una funzione, seppure con differenze tra Camera e Senato, di organizzazione dei lavori. Tutti sanno che fissare l’agenda dei lavori in assemblea parlamentare è un elemento decisivo. Il programma di governo si muove a seconda di come vengono portati avanti i provvedimenti di legge in Parlamento. I calendari dell’aula devono essere approvati con maggioranze particolari, ma dietro c’è un lavoro preparatorio in cui i presidenti si consultano i capigruppo e il governo tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento, ed è poi sempre lui che, in conferenza dei capigruppo, presenta uno schema di programma che poi viene discusso ed eventualmente deliberato. Molto spesso è il presidente a decidere, perché le maggioranze sono molto alte.
Diamo qualche numero…
Dobbiamo ricordare che ci sono due diversi regolamenti per Camera e Senato. Nel primo caso, il calendario deve essere approvato da presidenti di gruppo che rappresentino tre quarti dei deputati, mentre al Senato all’unanimità. Se la votazione non va a buon fine alla Camera decidere il calendario è il presidente, tenendo conto chiaramente delle indicazioni emerse; al Senato il presidente predispone uno schema di lavoro settimanale che viene sottoposto all’assemblea. Questo è un ruolo importantissimo. Inoltre è a loro che fa capo la funzione di risolvere tutti i problemi procedurali che possono essere intricati e la cui soluzione può favorire, a volte, o la maggioranza o l’opposizione. E ancora, presiedono l’ufficio di presidenza che affronta l’organizzazione amministrativa delle assemblee, come l’approvazione del bilancio, il che non mi pare trascurabile.
In che modo i presidenti di Camera e Senato devono agire rispetto a queste funzioni?
Tutto quello che abbiamo detto rende chiaro il perché il presidente d’assemblea deve tendenzialmente agire in maniera imparziale. Non favorire un gruppo o l’altro, la maggioranza e l’opposizione, ed è quanto si può rintracciare anche nelle parole pronunciate dal presidente La Russa dopo la sua elezione, in cui ha proprio riaffermato questo principio. Un presidente non può esporsi troppo, e anche per questo c’è una cura maniacale nel cercare e trovare precedenti su come dirimere diatribe procedurali.
Ma è un ruolo politico o solo istituzionale?
È un ruolo politico molto delicato, che dev’essere esercitato sul filo dell’imparzialità, che non significa neutralità assoluta, soprattutto negli ultimi decenni. Il presidente non si sveste completamente della sua anima di politico, ma non smette di fare politica.
Ci fa qualche esempio?
Presidenti di assemblea hanno partecipato in passato a riunioni di partito e fatto sentire la loro voce nel dibattito politico, hanno anche promosso la costituzione di nuovi gruppi parlamentari, come successe con Gianfranco Fini, allora presidente della Camera, che costituì il gruppo Futuro e Libertà, composto dai fuoriusciti dal Popolo della libertà, nel 2010. E ancora Pierferdinando Casini, che seppur non formalmente era il leader indiscusso dell’Udc. Insomma, i presidenti non sono chiusi in un sarcofago impossibilitati a dare segnali di vita politica, ma devono fare molta attenzione a non sovrapporre i due ruoli nell’esercizio delle loro funzioni istituzionali.