Skip to main content

L’isolamento di Letta ci ha fatto perdere. Parla Marcucci

L’ex capogruppo del Pd in Senato: “Squadra che prende una batosta non si cambia, non si è mai visto nella storia. Letta e il gruppo dirigente hanno responsabilità nel risultato conseguito alle elezioni, il Pd deve cambiare radicalmente strategia e convocare al più presto il congresso”

Le riconferme di Debora Serracchiani e Simona Malpezzi alla guida dei gruppi di Camera e Senato hanno riaperto una ferita interna al Pd che, probabilmente, dopo la debacle elettorale, non si è mai rimarginata. Tra i più critici rispetto alla decisione assunta dal segretario Enrico Letta, c’è l’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che a Formiche.net, spiega gli errori del Pd e lancia qualche spunto in vista della fase congressuale che porterà i dem a una profonda riflessione interna.

Marcucci, dopo la conferma di Malpezzi e Serracchiani a capigruppo nelle due camere lei ha fatto un tweet al vetriolo. Cosa contesta a Enrico Letta?

Il segretario non è stato conseguente: il risultato del 25 settembre non consente di fare melina. Riproporre lo stesso organigramma interno dopo la debacle comunica un messaggio pessimo, è quasi una sfida agli elettori. Squadra che prende una batosta, non si cambia, non si è mai visto nella storia. Letta e il gruppo dirigente hanno responsabilità nel risultato conseguito alle elezioni, il Pd deve cambiare radicalmente strategia e convocare al più presto il congresso.,

Cosa sta sbagliando il segretario del Pd nell’impostazione delle strategie del partito?

Insiste negli errori del passato, arroccandosi in una posizione difensiva e isolata. A Letta ho sempre riconosciuto una grande forza nel posizionamento internazionale del Pd dallo scoppio della guerra in Ucraina. La decisione di partecipare alla manifestazione del 5 novembre con Conte su una piattaforma ‘ambigua’, indebolisce anche quella. Pace si ma con il riconoscimento pieno dei diritti e dei territori dell’Ucraina. Non scherziamo anche su questo.

Dopo la sconfitta alle urne è stata avviata una riflessione interna?

Molto veloce e molto autoassolutoria, la conferma delle capogruppo va in quella direzione. Sulle pari opportunità, i passi indietro sono stati notevoli, non si può rimediare con le sole presidenti del gruppo. Idem sulle alleanze: il mancato accordo sugli uffici di presidenza, costerà al Pd la perdita delle commissioni di garanzia. Un altro errore marchiano che non ci aiuterà alle prossime regionali.

Quale deve essere il profilo del prossimo segretario, ammesso che Letta lasci come ha detto?

La capacità di connettersi con il mondo reale, fatto di imprese, di cittadini, di persone in carne ed ossa con problemi concreti. Il Pd è sembrato lontano da tutto, indeciso a tutto, nè carne, nè pesce. Serve un cambiamento radicale. A me convince l’approccio dei nostri amministratori: il presidente Stefano Bonaccini e il sindaco Dario Nardella.

Su quali fronti si deve battere il Pd ora che sarà all’opposizione?

Non vanno fatti sconti al governo di destra che significa contestare tutti i provvedimenti che faranno male all’Italia, e incoraggiare quelli che andranno nella giusta direzione. Non va fatta un’opposizione ideologica ma concreta, ricercando le più vaste alleanze parlamentari possibili. I fortini identitari di Letta ci hanno portato davanti ad un muro, ora bisogna cambiare.

×

Iscriviti alla newsletter