Tsunami d’inchiostro e reti televisive unificate per il Meloni Day, lo storico governo sprint della prima Presidente del Consiglio. Una svolta epocale, irta di problemi e di insidie politiche, non disgiunta dall’emozione e dall’orgoglio personale della leader di Fratelli d’Italia. L’analisi di Gianfranco D’Anna
“Nessuno sale troppo in alto se non con le sue ali”, recita un verso del poeta inglese William Blake che si attaglia all’ex giovanissima militante dei Gabbiani di Colle Oppio e della generazione Atreju che ora parla dallo scranno più alto del Quirinale.
Tailleur blu navy, camicetta in tinta e scarpe azzurre di velluto, lady Giorgia come hanno già iniziato a chiamarla con rispetto e curiosità i giornalisti e la stampa estera, sfodera con tono pacato le prime chicche della sorpresa più grande e clamorosa: la lista dei Ministri presentata e ratificata dal Presidente della Repubblica contestualmente con l’accettazione dell’incarico di Presidente del Consiglio.
Evidente l’impronta della Premier nella scelta dei Ministri e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il magistrato ed ex parlamentare Alfredo Mantovano. Dal Ministro della Cultura, il giornalista e Direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, a Paolo Zangrillo, di Forza Italia, che molti di primo acchito scambiano col medico personale di Berlusconi, mentre è il fratello. E ancora il Ministro della Difesa Guido Crosetto e l’inedito Ministro del Mare e del sud, l’ex Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
Dopo decenni di Cencelli e di spartizioni sulla pelle del Paese l’implicita assunzione di responsabilità da parte della Premier segna una svolta di impatto costituzionale che andrà inserita normativamente nella prassi per sottrarre definitivamente ai partiti il potere d’interdizione delle potenzialità amministrative e professionali degli esperti non asserviti a gruppi di potere.
Economicamente e sul piano internazionale si apre una fase di scelte incalzanti. L’adesione all’Alleanza Atlantica e all’occidente non sarà scontata e automatica, ma andrà confermata con fatti concreti. Mentre per allentare il peso del debito pubblico e risalire la china del pil e dello sviluppo economico, saranno essenziali non soltanto il raccordo la Commissione Europea, la Bce e l’equilibrio fra entrate e spesa pubblica, ma soprattutto la prosecuzione dell’attuazione delle riforme strutturali richieste dal Pnrr e già avviate dal Governo Draghi. E’ un contesto che già nel corso delle trattative con Lega e Forza Italia per la formazione del Governo, la Premier ha mostrato di avere incardinato nell’ambito della sostanziale continuità con predecessore col quale a Palazzo Chigi é previsto un passaggio di consegne di più ampio respiro, rispetto alla consuetudine sbrigativa e al limite dello scaricabarile dell’alternanza degli ultimi governi: Letta – Renzi, Gentiloni – Conte e Conte II – Draghi.
L’attesa è molta, la caparbietà e il piglio della nuova inquilina di Palazzo Chigi pure. L’inizio è la parte più importante del lavoro, sosteneva Platone. Essenziali i primi cento giorni.
Al momento le possibili insidie politiche appaiono lontane, ma non remote. In mattinata durante le consultazioni della delegazione del centrodestra non é sfuggita l’occhiata d’ammiccamento fra Berlusconi e Salvini alle spalle della Premier appena designata, né un attimo dopo la convocazione pomeridiana al Quirinale, la sibillina dichiarazione della capogruppo al Senato di FI, Licia Ronzulli: “Non vediamo l’ora di prendere per mano il Paese ed affrontare le sfide che ci attendono. Forza Italia, come sempre, sarà determinante ed incisiva”.
Mentre l’ultimo sole illumina al Quirinale l’esordio della neo Premier, a via Bellerio a Milano e chez Berlusconi a Roma i bilanci della lunga kermesse post elettorale si intrecciano con le prospettive politiche dei rispettivi partiti.
Se nella Lega, dietro le quinte, si rimugina sulle mosse via via indietreggianti di Matteo Salvini rispetto all’intransigenza di Giorgia Meloni, per quanto riguarda Forza Italia appare evidente, soprattutto nella debacle berlusconiana sul ministero della Giustizia, la mancanza della lungimirante strategia politica dello scomparso avvocato e parlamentare Nicolò Ghedini. Ma più che la storia, in politica conta soltanto l’oggi e il domani.
Fondamentale per chiunque, ma soprattutto per i politici, la considerazione di Eraclito:”ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai, è ciò che diventi.”