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Così Russia e Cina provano a influenzare l’Italia

L’attenzione della Russia e della Cina per l’Italia è alta da anni, ma recentemente è aumentata sfruttando alcune vulnerabilità nel nostro Paese. L’obiettivo è cercare di costruire un quadro di influenza profondo tra il mondo politico, accademico, economico e nel consenso tra la cittadinanza. “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese”, il nuovo libro di Pompili e Valentini, analizza il contesto e ricostruisce alcune dinamiche messe in atto in Italia da Mosca e da Pechino

Come è stato possibile che, nella distrazione generale, l’Italia scivolasse ai margini dell’Alleanza atlantica, così pericolosamente vicino all’orbita russa e contemporaneamente a quella cinese?”.

È questa la domanda — riferita al periodo che va dal giugno 2018 all’agosto 2019 — da cui parte il libro in cui i giornalisti Giulia Pompili e Valerio Valentini analizzano falle e crepe che hanno permesso a Mosca e Pechino di consolidarsi come agenti attivi all’interno delle dinamiche politiche e socio-politiche dell’Italia. Un’analisi approfondita che ripercorre gli ultimi anni di storia del nostro Paese — dal governo giallo-verde che aderì alla Via della Seta, all’esecutivo Draghi diventato un emblema dell’atlantismo.

Il salto nel vuoto dell’antieuropeismo ha imposto di cercare nuove amicizie, nuovi legami diplomatici e commerciali, e spesso di farlo con un servilismo spregiudicato; il mito del sovranismo si è risolto nel tentativo di trovare nuovi protettori, di rendersi strumenti del disegno strategico di regimi antidemocratici. L’attacco al cuore dell’Italia, la penetrazione del partito russo e cinese, passa da qui”.

Se questo è il principale snodo della penetrazione cinese e russa in Italia, un altro elemento è quello economico.

La convinzione di rafforzare i legami economici con la Cina e con la Russia, la volontà di cercare nuovi mercati per il nostro export, l’ambizione – o la velleità – di porsi come un ipotetico ponte verso il fronte occidentale, è un disegno che nella classe dirigente italia- na, non solo politica e di ogni colore, è coltivato da almeno trent’anni. Dieter Kempf, l’attuale presidente della Confin- dustria tedesca, per descrivere «il miracolo della Merkel», ricorre spesso a uno slogan malizioso: «Appaltare la difesa agli americani, la crescita alla Cina, l’energia alla Russia». Ecco, con le dovute proporzioni, in tanti in Italia hanno pensato che in effetti questa fosse la ricetta giusta, per replicare anche qui una qualche forma di miracolo, e non da oggi”.

Se le influenze russe, più note, per certi versi datate e visibili dai tempi delle misure attive durante la Guerra Fredda, sebbene rinnovate per metodi e dal recentissimo contesto creato dalla guerra voluta da Vladimir Putin in Ucraina, Pompili e Valentini si soffermano sul ruolo in parte più nuovo della Cina.

La Cina la conosciamo meno rispetto alla Russia, è una potenza più lontana geograficamente, e quindi una scatola vuota da riempire continuamente di frasi a effetto o, peggio ancora, da interpretare con fare oracolare. E visto che l’eventuale minaccia non è geografica, né tantomeno muscolare, ma «solo» d’influenza economica e politica, essa viene re- legata su un piano inferiore. Ma la Cina e i suoi funzionari che lavorano in Europa, che lavorano anche in Italia, hanno studiato per anni le tecniche d’influenza russe e sanno per- fettamente come rendersi benvoluti, come oliare certi meccanismi e su quali temi puntare per farlo. Da un lato possono contare sul sentimento antiamericano che si avverte ancora molto forte in quelle zone grigie dove abitano l’estrema destra e l’estrema sinistra italiana. Poi ci sono gli ex entusiasti del Partito comunista che non si riconoscono più nella Russia Unita di Putin. Ci sono i personaggi mediocri, che non hanno una preparazione critica alle spalle, che sfruttano il momento e le lusinghe cinesi. La Cina investe molti soldi per guadagnare consensi, offrendo press tour ai giornalisti, mesi di studio ai ricercatori, in un periodo in cui è più difficile ottenere trattamenti del genere da altre potenze: del resto, il soft power l’hanno inventato gli ame- ricani. Solo che poi Pechino, quando ne ha bisogno, chiede il conto. Oppure aiutini”.

Il testo è un racconto graffiante, uno spaccato sotto molti aspetti spaventoso delle capacità penetrative di Russia e Cina, che in Italia hanno anche sfruttato alcune peculiarità e debolezze, vulnerabilità particolari che espongono il nostro Paese — per politica, economia, cultura — ad attenzioni particolari assolutamente legate all’importanza della collocazione geostrategica italiana nello scacchiere globale.


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