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La norma anti-rave? Frettolosa e scritta male. I dubbi di Azzollini

La giurista: “Troppa discrezionalità rimane in capo all’autorità pubblica. Meloni nel suo discorso di insediamento si era pronunciata in favore della semplificazione normativa. Non mi pare che questa sia la direzione giusta. Pene spropositate”

La nuova norma anti-rave che in qualche modo connota marcatamente la nuova azione del governo Meloni, sta facendo parecchio discutere. Non solo le opposizioni, che si stanno letteralmente scagliando contro quello che ritengono un provvedimento che “mette in discussione la libertà dei cittadini”, per dirla con le parole del segretario dem Enrico Letta, ma anche il mondo dei giuristi. Tra questi, Vitalba Azzollini, editorialista di Domani.

Il nuovo articolo 434 bis del Codice Penale, di fatto, introduce un’altra fattispecie. Quali sono i punti che non la convincono?

Sono diversi. Partiamo dalla fattispecie stessa. Nel nuovo articolo si parla di “invasione di terreni ed edifici” ma non si parla di “occupazione” (come invece era nella fattispecie già presente nel codice). L’elemento che viene introdotto è quello della “pericolosità”. Infatti, il testo spiega che l’invasione deve essere pericolosa per l’ordine, incolumità e la salute pubblica. Ma, il problema di base di questa norma, è la troppa discrezionalità che rimane in capo all’autorità pubblica.

A cosa si riferisce?

Prendiamo ad esempio la definizione di “terreno”. Che cosa s’intende per terreno? Sono incluse anche la pubblica via e la pubblica piazza? Insomma, c’è molta confusione. Elemento quest’ultimo che collide con la natura stessa della norma penale che, al contrario, presuppone tassatività e chiarezza.

Come valuta la differenza di rigidità e della pena a seconda che si applichi a organizzatori, partecipanti o promotori?

Innanzitutto parto col dire che le sanzioni sono assolutamente spropositate. Ma anche nelle figure a cui la nuova norma fa riferimento c’è troppa vaghezza. E l’esempio è molto semplice. Se, da partecipante a una festa, invito altre persone a venire con me, mi trasformo (anche per la pena, più dura, ndr) in un organizzatore o in un promotore? Non è chiaro.

A questo punto l’unico punto fermo resta il numero di persone, fissato a cinquanta.

Sì, ma se due gruppi da 49 persone organizzano due sit-in in terreni limitrofi non incorrono nelle sanzioni?

Poi, c’è l’elemento del “pericolo”. 

Ecco, questo forse tra tutti è l’elemento più problematico. Si lascia davvero un margine di discrezionalità smisurato a chi deve applicare la norma, peraltro introducendo una sorta di presunzione di colpevolezza.

Torniamo alle pene. Perché secondo lei sono troppo severe?

Perché di fatto viene riservato a chi organizza rave-party lo stesso trattamento a cui vengono sottoposti i mafiosi.

Si spieghi.

Per gli indiziati è prevista la sorveglianza speciale, che è una misura che appunto si riserva ai sospettati di reati mafiosi. In più, le pene di sei anni, sono state introdotte perché in questo modo è giustificabile la disposizione delle intercettazioni. In barba alle dichiarazioni d’intenti.

Frecciatina politica?

Meloni nel suo discorso di insediamento si era pronunciata in favore della semplificazione normativa. Non mi pare che questa sia la direzione giusta.

Il provvedimento, tuttavia, intercetta ciò che l’elettorato di centrodestra desidera. 

Certo. Infatti, per i giuristi si tratta di una norma frettolosa e scritta male, per l’elettorato di centrodestra è perfetta. Il ritorno alla logica del Law&Order.

 

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