La minaccia russa non è solo verso l’integrità ucraina o la sicurezza europea, ma è una sfida ai valori della democrazia e della libertà. Proprio per proteggere questi valori, la Nato deve essere pronta ad affrontare tutte le minacce. La lezione del generale (in pensione) Curtis Michael Scaparrotti, già Comandante supremo alleato in Europa (Saceur) e attuale consigliere senior a The Cohen Group
La sicurezza europea è inseparabile dalla sicurezza globale, e oggi è più importante che mai riaffermare l’importanza della Nato di fronte alle forze che cercano di abbatterne i principi cardine di libertà, sovranità nazionale, e auto-determinazione democratica. Questo è stato il cuore della lectio magistralis tenuta dal generale (Rit.) Curtis Michael Scaparrotti, già Comandante supremo alleato in Europa (Saceur) e attuale consigliere senior a The Cohen Group, all’evento “Peace is over? The new challenges for the Alliance”, organizzato in occasione del trentatreesimo anniversario dalla caduta del Muro di Berlino da Formiche e dall’università Luiss Guido Carli, alla presenza del capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e del sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago. Insieme al generale Scaparrotti, ha aperto i lavori della giornata il segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano, dopo i saluti istituzionali del pro rettore per l’internazionalizzazione della Luiss, Raffaele Marchetti, moderati dal direttore di Formiche e Airpress, Flavia Giacobbe.
La guerra è tornata in Europa
Come ricordato da Scaparrotti, “il Muro di Berlino è crollato il 9 novembre del 1989, un giorno di speranza non solo per quelli in Europa orientale, ma per gli alleati e i partner nel Continente e in tutto il mondo che stavano combattendo per superare la divisione e la repressione”. Oggi, trentatré anni dopo quel giorno, “la guerra russa in Ucraina ci ricorda che la pace, la libertà e il diritto delle democrazie di auto governarsi non sono mai assicurate permanentemente, e devono essere attivamente protette e promosse, insieme come partner uniti”.
Il video dell’evento
Un’Alleanza capace di aggiornarsi
Da quel 1989, la Nato è stata capace di aggiornare di volta in volta la propria struttura e la propria postura per far fronte alle diverse minacce, mantenendo costante l’obiettivo di assicurare la protezione dello spazio euro-atlantico. Una capacità ricordata anche dal generale Portolano: “L’Alleanza ha dimostrato di essere l’istituzione che con i suoi adattamenti ha seguito in modo parallelo tutte le evoluzioni del sistema internazionale”. Oggi, dunque, l’Alleanza Atlantica è più necessaria che mai, che mostra anche “quella che alcuni commentatori definiscono una renaissance”, soprattutto in conseguenza di una “percezione crescente e diffusa di minacce all’Europa provenienti dalla Federazione russa, dalla Cina, dallo Stato islamico, dalla frammentazione del Medio oriente”.
La sfida è alla democrazia
“Dopo il 2008, la Nato ha di nuovo concentrato i propri sforzi per contenere una Russia sempre più aggressiva” ha spiegato ancora Scaparrotti, ricordando gli interventi di Mosca in Georgia, in Siria, in Crimea, nel Donbass, e infine, l’invasione dell’Ucraina, con l’obiettivo per Putin “di riscrivere la storia post-sovietica e riaffermare la Russia quale egemone europeo e globale”. Comunque andrà la guerra, ha però sottolineato il generale, Mosca sarà sempre più isolata dall’Occidente, “un pària internazionale”. Quello che emerge chiaramente dallo scenario internazionale, ha continuato Scaparrotti, è che “a essere in discussione non è solo il futuro dell’Ucraina e del quadro di sicurezza europeo, ma il mantenimento delle norme internazionali e il rispetto dei principi di democrazia e libertà”, la cui difesa e tutela dovrà essere condotta insieme da tutti i Paesi alleati.
Tre lezioni per la Nato
Secondo Scaparrotti, da questa guerra alle porte dell’Europa la Nato deve apprendere tre lezioni: primo, che la natura fondamentale dei conflitti non è cambiata, e per questo “dobbiamo prepararci per essere efficaci in una guerra ad alta intensità”. Secondo, che non ci sono valide alternative a una “leadership forte, chiara ed efficace”, come dimostrano i fallimenti nella linea di comando e controllo delle forze russe. Terzo, che i Paesi Nato devono investire “in capacità di difesa all’avanguardia e moderne”, dai caccia agli elicotteri di nuova generazione, dai sottomarini alle fregate di moderna concezione, potenziando “la connettività tra tutti i diversi domini attraverso il trasferimento dei dati e l’interoperabilità”.