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Lo studente, il pugno e il supplente. L’analisi di Ciccotti

Uno studente irride un docente. Questi reagisce con un pugno. Si scatena il solito dibattito nazionale tra colpevolisti/innocentisti. La madre dà la colpa al ragazzo e al docente denunciandolo. Ma, secondo il preside e saggista Ciccotti, forse c’è anche una “culpa in educando”, dimenticata da molti osservatori

La vicenda di questi giorni è nota. Uno studente del primo anno delle superiori (dunque presumibilmente intorno ai 15 anni, se non ha mai ripetuto) si prende gioco di un docente (pare supplente) e questi, reagendo, lo colpisce.

La dinamica

Dal video ospitato sui social, seguiamo la dinamica del fatto. Siamo in una aula scolastica. Lo studente si alza, lascia il proprio posto, attraversa lo spazio tra la prima fila dei banchi e la cattedra, in direzione di quest’ultima. Incrocia un compagno proveniente dalla sua destra, questi gli allunga un leggero tocco sulla parte bassa della schiena, come a dire “evvai!” e, continuando il percorso, va a porsi, rimanendo in piedi, alle spalle del docente. Il prof è seduto, sta lavorando al portatile; probabilmente firmando la presenza, facendo l’appello, segnando gli assenti, o preparando materiale per la lezione.

Il performer

Il ragazzo dalle presunte doti attoriali (non è escluso che possa dimostrale). fissatosi in piedi alle spalle del docente, fa dei gesti con le mani e movimenti di mimica facciale verso la classe, poiché ha deciso che la performance debba precedere l’ora di lezione.

La reazione del prof

Il prof improvvisamente reagisce colpendo con un pugno allo stomaco il minore. Il ragazzo accusa il colpo “ah”. Il docente si alza gli va vicino e gli dice “Che fai?”.

Produzione e regia

Analizziamo la regia. La telecamera (nipote del cinematografo dei fratelli Lumière), inserita da qualche decennio all’interno dei telefonini cellulari, è fortemente amata da tutti i bambini di 6 anni in su e, con dipendenze esagerate, dagli adolescenti. Oramai, con un cellulare in mano, tutti gli adolescenti si sentono Stanley Kubrick, Quentin Tarantino, Gus Van Sant o Kim Ki duk.

Il cortometraggio naturalmente è stato possibile poiché a monte vi era una produzione. Ossia, ad un “soggetto” pensato, raffazzonatamente sceneggiato, è seguita una claudicante regia clandestina, con un secondo studente improvvisatosi cameraman, piazzato su un banco laterale. La “camera”, quasi occultata dallo zainetto sistemato a bella posta sul banco, doveva nascondere parte del set.

Nipotini di Nanni Loy?

Si potrebbe pensare che i giovani autori e la produzione si siano ispirati a Viaggiando in seconda classe (1977), la nota serie docu-realtà inventata da Nanny Loy sul modello di Specchio segreto (1964). Invece che in uno scompartimento di un treno, qui siamo in una classe. Due luoghi simili, in fondo. Due ambienti di apprendimento, dove si socializza. Con la differenza che a scuola si dovrebbe studiare, in treno chiacchierare ascoltando e commentando storie di altri (ma si può dormire; anche a scuola talvolta accade che i ragazzi dormano, quando sono stati a fare altro sino alle 4 del mattino). In realtà i ragazzi copiano le macchiette-bufale-scherzi cretini, classificabili nel genere del “digitale del burino”.

Reato di percosse? Eccesso di legittima difesa?

Ovviamente il prof potrebbe rispondere del reato di aggressione/percosse, e di probabili (eventualmente permanenti) danni nei confronti del minore. Qui si entra nel ginepraio del diritto e del dibattimento. Va detto che dall’opera cinematografica risulta chiaro come la reazione del prof sia stata non premeditata e totalmente istintiva. Sta di fatto che il prof non doveva colpire il ragazzo. Presumibilmente l’adulto educatore potrà portare a difesa come la sua reazione sia stata irrefrenabile poiché conseguenza di giorni di scherno e di indisciplina subìti da parte dei ragazzi, incluso il performer. Escluderei la legittima difesa.

La eventuale difesa dello studente

Al momento non ci è dato sapere se il minore sia coperto da certificazioni atte a giustificare tale performance dadaista.
Nel caso di gesti gratuiti gli studenti esibiscono una difesa standardizzata: “Non volevo fare niente di male. Non intendevo offendere nessuno. Era uno scherzo innocente”. Normalmente, in Italia, milioni di genitori sposano tale linea di difesa.
Colpevolisti/innocentisti Immediatamente il popolo di internet e non solo, si è diviso tra innocentisti (il prof “ha fatto bene”) e colpevolisti (il Codice ci dice che non si può reagire a delle offese verbali con una azione fisica di rivalsa). Tutto vero, al netto delle circostanze/attenuanti delle quali non sta a noi valutarne l’eventuale peso. Quello che mi ha colpito è che la madre ha rimproverato il figlio (giusto) e al contempo denunciato il docente (astuta). Ma non ha detto la frase che gli educatori si attendevano: “Forse ho sbagliato nell’educare mio figlio. Mi prendo parte della responsabilità del suo scorretto comportamento.”

Giusto giudizio

Come preside sarei per questa soluzione.
a) Derubricazione dall’eventuale reato di percosse e/o lesione a carico del docente in quanto la reazione è stata subitanea, istintiva e non premeditata. Corso di formazione obbligatorio per il docente.
b) Sanzione ai genitori del ragazzo per culpa in educando.
c) Sanzione al M.I. per non aver formato i docenti dal punto di vista psicologico ad affrontare momenti di crisi in un ambiente destinato alla educazione, formazione, gestione conflitti e rispetto reciproco.
d) Nessuna sospensione per il ragazzo, ma abbassamento del voto in comportamento su decisione del C.d.c. Studio delle norme etiche e giuridiche che egli ha contravvenuto con conseguente verifica in diritto/educazione civica. Dopo, ci si stringa la mano.



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